Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Progetti, domande e idee sparse sull'autocostruzione dei diffusori acustici
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nullo
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Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da nullo »

Sto passando il tempo con casse e cassine, dopo aver avuto i cassoni, per rinfrescare la memoria, ho passato qualche ora di domenica scorsa da un amico che ha ancora i cassoni.

Cassoni, woofer maggiore o uguale a 15", mid a cono di diametro di almeno 7" o a tromba + tw

Casse, tre vie con woofer nei dintorni degli 8", mid a cono da 4" o a cupola + tw

Cassine, due vie, con woofer con diametro uguale o minore di 5" + tw

Chi ha avuto esperienza prolungata con simili sistemi ( parlo di convivenza prolungata) e come e perché ha risolto la questione della scelta, sempre che si riesca a scegliere...

Un confronto diretto fra casse ( decenti) e cassoni (decenti), sulla questione della coerenza demolisce tante certezze sui cassoni, e sì che i cassoni sono divertenti.

Un confronto diretto fra cassine (decenti) e casse, sortisce lo stesso effetto,

La relazione fra i sistemi non si ferma alla sola coerenza.
Ciao, Roberto

Conoscete qualcuno che scelga i propri apparecchi ed accessori con le misure e non con l'ascolto degli stessi in un particolare contesto?
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marziom
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da marziom »

nella mia limitata esperienza ho ascoltato più spesso "casse", qualche "cassone" e alcune "cassine".
delle "cassone" mi è sempre piaciuto l'impatto fisico di alcuni generi/strumenti... dico sempre che la membrana di un timpano o di una gran cassa come la riproduce un 15" non c'è storia.
dalla voce in su però mi hanno sempre convinto di più le casse e le cassine che, anche per questo motivo, incontrano sempre più spesso la mia preferenza.
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da gluca »

mi viene da piangere se non vedo un padellone da 15 ed un driver da 2 con un tromba ... sara' che sono cresciuto con il punk e la musica disturbata. ora sto facendo un downsizing della tromba passando da 500Hz di taglio a 900Hz, spero di non pentirmene. la ragione di fondo e' cercare di limitare la direzionalita' che trombe piu' grosse impongono o, se vuoi, i limiti dello spazio domestico ristretto in cui stara' l'impianto.
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nullo
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da nullo »

Dai, dai, fuori dai luoghi comuni...

Più fantasia nelle risposte :grin:
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da UnixMan »

nullo ha scritto:Casse, tre vie con woofer nei dintorni degli 8", mid a cono da 4" o a cupola + tw

Cassine, due vie, con woofer con diametro uguale o minore di 5" + tw
e le mie dove le metti? Da pavimento, 2 vie con mid-woofer da 16 (o 18?) cm + tw. Non sono casse (solo 2 vie) ma nemmeno cassine... forse cassate? :lol: :D
Ciao, Paolo.

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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da stereosound »

Non dimentichiamo di segnalare quei diffusori con full range da 4"-6" caricati con trombe enormi...personalmente le trovo una incongruenza,una via contorta per pensare di riprodurre le dimensioni reali di un evento sonoro. Il fullrange in genere è un compromesso accettabile ed abbastanza usato dagli autocostruttori soprattutto per la semplicità realizzativa ( non tutti sarebbero in grado,in mancanza di una CERTA esperienza, di realizzare un buon filtro anche se si è in grado di maneggiare le varie formulette reperibili). Esiste anche chi ha un orecchio "musicale"particolarmente addestrato all'ascolto, una sorta di "sommelier"dei suoni riprodotti che è in grado di stabilire alcuni " parametri" qualitativi (non misurabili strumentalmente certamente) secondo una sua personale sensibilità ed un' ottima esperienza maturata in anni di interesse.
Qui l'improvvisazione,purtroppo,non permette eccezioni...anche chi è in grado di sfoggiare grafici e misure ,a volte,può peccare di carenza di esperienza necessaria e "sufficiente" ad esprimere valutazioni giustamente pesate...
Anche l'ascolto in cuffia non va sottovalutato per la sua importanza...la Stax ha fatto scuola ,meglio una buona cuffia che due piccoli diffusori dal "mini" suono, indipendentemente dalla diversa tipologia di ascolto.
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da nullo »

Si può faarreee di piùuuuuu.....

Che una cassa suoni grande o piccolo, non dipende dalle sue dimesioni, almeno, non solo. C'entra molto il sofware e la stanza e quello che le pilota.... però....

Ieri sera ascoltavo le David Visonik, con alcuni dischi la scena eccedeva per dimesioni la parete che avevo di fronte, senza che le voci provenissero dalla rana con la bocca larga, come a volte succede con certi sistemi, idem con le sorgenti virtuali relative ad altri strumenti.... già, perché alcuni sistemi generano mostri come la rana dalla bocca larga?

Perché invece, a volte, in certi contesti, le stesse casse/ine/one, generano una scena piatta come un tavolaccio?
Ciao, Roberto

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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da stereosound »

nullo ha scritto:
Ieri sera ascoltavo le David Visonik, con alcuni dischi la scena eccedeva per dimesioni la parete che avevo di fronte, senza che le voci provenissero dalla rana con la bocca larga, come a volte succede con certi sistemi, idem con le sorgenti virtuali relative ad altri strumenti.... già, perché alcuni sistemi generano mostri come la rana dalla bocca larga?
Perché invece, a volte, in certi contesti, le stesse casse/ine/one, generano una scena piatta come un tavolaccio?
Scusami...la tua conclusione la trovo un po' riduttiva!
Le David Visonik erano "buone minicasse",mancavano però di risposta al di sotto degli 80hz come tutta la stirpe dei minidiffusori andati molto in voga dalla fine degli anni 70.
Secondo me,il trucco,a parte la buona qualità dei trasduttori impiegati,era di ridurre l'efficienza per avere una risposta apparentemente estesa anche sulle basse frequenze:se ben ricordo queste visonik avevano qualcosa come 83/84dB 1w/1mt di rendimento e si bevevano parecchi watt per andare discretamente !!!
Inoltre le medie frequenze erano leggermente tenute "sottotono" a vantaggio della spazialità/profondità di emissione e delle eventuali "nasalità"...le dimensioni fisiche però andavano ad inficiare la riproduzione di strumenti come contrabbasso,percussioni(grancassa),basso elettrico,parte bassa dell'organo e pianoforte ed alcuni fiati come sax baritono e tromboni...non parliamo poi dei pieni orchestrali (le dimensioni reali te le sognavi !): queste casse si ammosciavano letteralmente appiattendo drasticamente il suono e tutte le altre mini casse, con componenti basati sulla bassa efficienza,non facevano eccezione!
Qui,volutamente,ho voluto semplificare non considerando la disposizione , l'acustica ambientale,la qualità dell'incisione e quant'altro.
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da nullo »

Conclusione? :grin:

Max, lungi da me l'avere concluso :grin: , ho appena cominciato, era solo un esempio, non facevo mica della réclame.

Avranno anche meno di 84 dB, io direi sugli 80/81, hanno bisogno di watt ed è perfettamente inutile chiedergli quello che non possono fare. Fanno invece discretamente bene quello che possono fare.

Ma la discussione non verte mica sulle Visonik :grin:
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da stereosound »

nullo ha scritto:
Max, lungi da me l'avere concluso :grin: , ho appena cominciato, era solo un esempio, non facevo mica della réclame.
Ma la discussione non verte mica sulle Visonik :grin:
Bene! non volevo certo affermare che volevi concludere l'argomento appena iniziato! :sad:
Mi riferivo solo all'esempio sulle Visonik che hai appena riportato... ed ho risposto su quello! :lol:
Ultima modifica di stereosound il 04 mar 2011, 14:13, modificato 1 volta in totale.
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da mau749 »

Personalmente (ciao Roberto) sono sempre stato dell'avviso che i diffusori, TUTTI i diffusori, siano una sorta di "coperta corta" nel senso che se la tiri dalla parte dell'estensione in frequenza e del punch ti si scoprono "i piedi" dell'immagine e della coerenza e dunque, SEMPRE, si deve ricorrere a dei compromessi.

E' la vecchia storia, e tu dovresti essere molto ferrato in questo, della "veridicità" della riproduzione dell'evento sonoro.

Se nei nostri ambienti d'ascolto, per quanto grandi siano, è plausibile tentare di riproporre la giusta dimensione e le giuste proporzioni di un quartetto d'archi è impensabile farci entrare un'intera orchestra sinfonica che suona su un palco di 40 metri: il tutto sarà riprodotto "in sedicesimo", in scala, tutti gli strumenti saranno più piccoli del reale, tutte le distanze fra le varie sezioni assolutamente ridotte.

Qui entra in gioco il meccanismo della "percezione": è il nostro cervello che "manipola" l'informazione e la riproporziona non solo in termini di dimensioni ma anche di ricostruzione delle "parti mancanti", leggi estensione in frequenza in basso e/o in alto.

E' evidente come questo processo sia assolutamente personale e dunque non "esportabile".

In tanti anni di "militanza" le ho provate un po' tutte, dai dipoli ai minidiffusori, dai "cassoni" agli attuali fullrange: la mia sensibilità o se vuoi la mia cultura musicale mi porta istintivamente a privilegiare la coerenza d'emissione e l'immagine virtuale (e quindi niente rane dalla bocca larga), a discapito di una inevitabile fragilità dell'emissione soprattutto in basso.

Ho ancora in perfetta efficienza una coppia di MET 7 che conservo gelosamente: sono il mio riferimento in gamma media e medioalta per tutti i diffusori che ascolto o costruisco; se questi passano "... l'esame finestra ..." siamo sulla buona strada altrimenti è meglio lasciar perdere...

Che poi 'sta storia della bassa sensibilità è venuta fuori quando abbiamo (ri)scoperto i triodi a riscaldamento diretto, invertendo solamente i termini del problema: prima diffusori poco sensibili ed amplificazione robusta ora amplificazione ridotta e, per pareggiare i conti, diffusosi sensibili.

All'epoca, parliamo di quasi trent'anni fa, nel massimo del fulgore di quel sistema amplificavo i MET con un AMBER 70 ed una coppia di subwoofer con un RCF da 8" opportunamente appesantito (un vecchio progetto di SUONO, credo) con un CABRE AS 41 (che ho ancora!) tagliando elettronicamente i MET a 120 Hz-6dB/oct (un semplice buon condensatore in serie) ed i sub a circa 90 Hz-12 dB/oct.

Posizionando, dopo infinite prove, i sub sulle pareti laterali, davanti ai MET di circa 2 metri ricreavo un'immagine mai più ritrovata con una dinamica ed estensione più che buona, considerando anche che eravamo nell'epoca del buon vecchio (ed insuperato) disco nero.

Uscendo dalla preistoria per arrivare a ieri, prima dell'attuale sistema avevo due frigoriferi a tre vie con woofer Eminence da 12", driver e tromba RCF e tweeter Eminence: certo l'impatto rispetto ai MET non era paragonabile così come l'estensione in frequenza e la dinamica ma, sinceramente, mi ero stancato di tenere in braccio Diane Schurr mentre mi cantava nelle orecchie...!

Tutto questo per dire semplicemente che non esiste, a mio parere, una regola generale che faccia corrispondere qualche sorta di misura alla percezione, ciascuno imbocca la propria strada perché è in quella direzione che trova "la pace dei sensi"...

Ciao
Maurizio
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da stereosound »

mau749 ha scritto: In tanti anni di "militanza" le ho provate un po' tutte, dai dipoli ai minidiffusori, dai "cassoni" agli attuali fullrange: la mia sensibilità o se vuoi la mia cultura musicale mi porta istintivamente a privilegiare la coerenza d'emissione e l'immagine virtuale (e quindi niente rane dalla bocca larga), a discapito di una inevitabile fragilità dell'emissione soprattutto in basso.
Se parli del tuo sistema di diffusori fullrange, potresti sempre pensare di inserire un sub ben dimensionato e magari dotarlo di un controllo "vari-Q" per poterne variare,entro certi limiti,alcune caratteristiche funzionali.
mau749 ha scritto: Ho ancora in perfetta efficienza una coppia di MET 7 che conservo gelosamente: sono il mio riferimento in gamma media e medioalta per tutti i diffusori che ascolto o costruisco; se questi passano "... l'esame finestra ..." siamo sulla buona strada altrimenti è meglio lasciar perdere...
Bell'esempio di mini diffusori realizzati e progettati con maestria...
mau749 ha scritto: Che poi 'sta storia della bassa sensibilità è venuta fuori quando abbiamo (ri)scoperto i triodi a riscaldamento diretto, invertendo solamente i termini del problema: prima diffusori poco sensibili ed amplificazione robusta ora amplificazione ridotta e, per pareggiare i conti, diffusosi sensibili.
Certo con gli SS il problema della bassa efficienza è stata sempre relativa...

...Poi avere Diane Schuur in casa è sempre meglio che sentirla attraverso degli altoparlanti...normali :lol:
Max
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da UnixMan »

nullo ha scritto:Che una cassa suoni grande o piccolo, non dipende dalle sue dimesioni, almeno, non solo. C'entra molto il sofware e la stanza e quello che le pilota....
esatto. Parlare di diffusori senza parlare del contesto in cui saranno inseriti IMHO non ha alcun senso. Il sistema va visto nella sua interezza, in particolare ambiente e casse sono inevitabilmente legati a filo doppio. E tantomeno si possono lasciare fuori dal discorso il posizionamento ed i trattamenti acustici, che siano "naturali" (complementi di arredo) o "artificiali" (trattamenti specifici mirati: DAAD, tube-traps, ecc).

Accuserai anche me di mancare di fantasia, ma è ovvio che ogni tipologia di diffusore si sposa al meglio con un certo tipo di ambiente e non altri... e viceversa. Infilare un sistema grande in una stanzetta di piccole dimensioni non ha senso (e difficilmente può portare a qualcosa di buono) così come in generale ha ben poco senso pretendere di utilizzare dei minidiffusori in un ambiente enorme (a meno di non accettare determinati limiti e compromessi).

A proposito di questi discorsi (interazione ambiente/diffusori e relative conseguenze), vale la pena leggersi un testo che ho recentemente postato nel recente thread sui "sistemi atipici": http://www.carlssonplanet.com/downloads ... =view&id=9

La visione delle problematiche esposta in tale documento è forse parziale ed incompleta, ma ci sono diverse riflessioni interessanti, cosi come interessanti sono le strategie proposte per risolvere i problemi esposti (purché -come spesso capita- la cura non sia peggiore del male... come si comportano i sistemi di Carlsson rispetto alla ricostruzione dell'immagine? :? ).

Per quanto riguarda le "bocche di rana" (fatti salvi problemi di ripresa totalmente errata in alcune registrazioni), IMO/IME si tratta di un problema di "focalizzazione". L'immagine acustica va' "messa a fuoco" esattamente come si fa con quella ottica sul vetro smerigliato di una reflex. E questo si fa principalmente lavorando su posizionamento ed angolazione dei diffusori (talvolta anche trattamenti acustici mirati possono essere utili se non indispensabili).

Alla fine il problema è sempre lo stesso: le interazioni tra i campi acustici emessi dai due diffusori, sia tra di loro che con le inevitabili riflessioni prodotte dall'ambiente. Ci sono i campi "diretti" emessi dai driver ed una moltitudine di campi riflessi variamente ritardati, sfasati e "filtrati" che si combinano, in parte interagendo tra loro (fenomeni di interferenza) ed in parte "sovrapponendosi" e giungendoci in sequenza (il modo in cui i campi interagiscono dipende da tempi e fasi, cioè da distanze e frequenze). Questo apparente guazzabuglio costituisce il campo risultante che arriva alle nostre orecchie.

Fissati la stanza ed i diffusori che si hanno a disposizione, si tratta quindi di trovare il punto (e l'angolazione) esatta per cui i vari campi si combinano "nel modo giusto" (sempre che la nostra particolare combinazione di diffusori ed ambiente ne ammetta almeno uno, ovviamente).

È un po' quello che si fa girando avanti e indietro la ghiera di messa a fuoco dell'obbiettivo di una reflex (o di un microscopio, di un proiettore, ecc) fino a trovare il punto ottimale. Solo che qui le cose sono "un filino" più complesse, xché ci sono molti più gradi di libertà. Anziché girare una sola ghiera a Dx o Sx, ci sono due oggetti da spostare su tre dimensioni + la rotazione intorno ai rispettivi assi (angolazione verticale ed orizzontale). A cui vanno aggiunti gli eventuali trattamenti acustici che, alterando intensità relative, fasi, ritardi e composizione spettrale delle (di alcune) riflessioni modificano sostanzialmente il campo risultante.
Ciao, Paolo.

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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da UnixMan »

mau749 ha scritto:Se nei nostri ambienti d'ascolto, per quanto grandi siano, è plausibile tentare di riproporre la giusta dimensione e le giuste proporzioni di un quartetto d'archi è impensabile farci entrare un'intera orchestra sinfonica che suona su un palco di 40 metri: il tutto sarà riprodotto "in sedicesimo", in scala, tutti gli strumenti saranno più piccoli del reale, tutte le distanze fra le varie sezioni assolutamente ridotte.
perché? non mi risulta che le dimensioni apparenti dell'immagine acustica debbano essere necessariamente "contenute" all'interno delle dimensioni fisiche della stanza di ascolto...
mau749 ha scritto:sinceramente, mi ero stancato di tenere in braccio Diane Schurr mentre mi cantava nelle orecchie...!
te ne saresti stancato anche se fosse stata in carne ed ossa? :razz: :lol: :grin:
Ciao, Paolo.

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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da mau749 »

UnixMan ha scritto:......
perché? non mi risulta che le dimensioni apparenti dell'immagine acustica debbano essere necessariamente "contenute" all'interno delle dimensioni fisiche della stanza di ascolto...

.....
te ne saresti stancato anche se fosse stata in carne ed ossa? :razz: :lol: :grin:
Intendevo dire semplicemente che un quartetto d'archi di solito occupa "fisicamente" uno spazio simile a quello degli ambienti domestici normali e quindi la prospettiva d'ascolto può essere ricondotta a quella di un ascolto dal vivo, cosa ovviamente non possibile con l'orchestra sinfonica

Che poi il nostro cervello interpoli il tutto ricostruendo un ambiente virtuale "verosimile" è tutto un altro discorso.

Concordo con Paolo quando giustamente afferma che sia assolutamente necessario considerare indissolubilmente l'insieme diffusori/ambiente ed in questo ambito sia altrettanto necessaria una cura quasi maniacale per trovare il corretto posizionamento inchiodando diffusori e poltrona d'ascolto al pavimento una volta trovato il giusto equilibrio.

:x Per pura "incolumità personale" tralascio ogni commento in merito a Diane Schuur.... :whew:

P.S. per rispondere a Stereosound il sub nel mio impianto c'è già: quei due 12" smontati dai "frigoriferi" precedenti e rimontati in push pull in carico simmetrico con i 30 Hz a -3dB e tagliati a circa 60 Hz-12 dB/oct. semplicemente aggiunti ai fullrange in backhorn che quindi non sono filtrati.

Ciao
Maurizio
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

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mau749 ha scritto:Personalmente (ciao Roberto) sono sempre stato dell'avviso che i diffusori, TUTTI i diffusori, siano una sorta di "coperta corta" nel senso che se la tiri dalla parte dell'estensione in frequenza e del punch ti si scoprono "i piedi" dell'immagine e della coerenza e dunque, SEMPRE, si deve ricorrere a dei compromessi.

CUT....

E' evidente come questo processo sia assolutamente personale e dunque non "esportabile".

CUT

Ciao
Ciao, ritroviamo con te l'atmosfera del bottom, quella della chiacchierata tranquilla senza niente di palesemente ultimativo, per cui mi trovi ovviamente d'accordo :grin:

Quello detto da Paolo può essere condivisibile, al limite ovvio, ma che ce ne facciamo :oops: , non è comunque risolutivo. Inoltre non dimentichiamo MAI che a parità di collocazione in ambiente, abbiamo decine di combinazioni col software, elettroniche e cavi che scombinano di nuovo le carte... Aggiungo che è facile provare anche che l'aspetto vibrazione ha una valenza importante, e siamo da capo a piedi....si cambia un nonnulla e tutte le regolette dell'ABC, se ne vanno a spasso.

Ma qui stiamo parlando di casse, cassine e cassoni.

Agendo in vario modo sul x-over, sulla struttura, sul baffle ed ovviamente sul contesto, molte rane dalla bocca larga, si addomesticano, ma se agiamo nello stesso modo su casse e cassine?

Quel parametro definito come coerenza, che caspita è?... e perché se cominciamo davvero a ritenerlo prioritario la cassa e la cassina cominciano a guadagnare improvvisamente punti?

Perché tanti suonati estremizzano sui tromboni, altri sulle scatole da scarpe, alcuni sul mezzo watt, altri sui trecento?
Ciao, Roberto

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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da UnixMan »

perché non c'è una sola strada per andare a Roma... e perché, per dirla con Gianluca, non tutti i gusti sono alla menta. :)
Ciao, Paolo.

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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da nullo »

Embè, a me piace la menta, ma anche altro :grin: ma vorrei capire qualcosa in più e non cominciare col sappiamo già tutto :wink:

Lo so che postare link è una cosa da farsi solo in casi particolari ma...

http://www.videohifi.com/forum/topic.as ... _ID=107913

http://www.videohifi.com/forum/topic.as ... _ID=136542

Sono due discussioni pallosissime, sopratutto per la inutile supponenza di almeno uno degli attori, ma varrebbe la pena leggerle comunque. Ah, non parlo di né Calabrese, né di Lincetto :smile:

Ah l'altezza :smile:

Ma anche...

Ah, la larghezza :smile:

Ah, la profondità :smile:
Ciao, Roberto

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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da mau749 »

A volte chiacchierando, seppur freddamente attraverso l'impersonale sistema della rete, ci si rende conto di come si utilizzino termini e definizioni dei quali si ha la "sensazione" del significato ma che risulta estremamente difficile spiegare compiutamente e con precisione in termini possibilmente semplici.

In maniera assolutamente incompleta ed esclusivamente personale cercherò di focalizzare quelli che, ripeto, a mio parere, devono essere alcuni requisiti fondamentali di un impianto di riproduzione perché questo mi "emozioni".

Non parliamo dunque di timbrica o di risposte in frequenza, dando per scontato, almeno in parte, che si stia parlando di sistemi di buona qualità, senza evidenti carenze o limitazioni.

Diamo anche per scontato che quel sistema sia stato ottimizzato nel contesto dell'ambiente d'ascolto e con hardware e software adeguati, anche se su questo punto si potrebbe discutere molto.

L'immagine: è la "scatola" nella quale sono contenuti tutti i suoni emessi; stiamo ragionando in tre dimensioni, le famigerate altezza, larghezza e profondità, l'impianto deve essere in grado di evidenziarle tutte.

Personalmente delle tre quella che considero per prima è la profondità: il piano sonoro più vicino al punto d'ascolto NON deve essere più avanti di quello che contiene i diffusori, meglio se leggermente arretrato e quindi tutta la riproduzione deve svilupparsi DIETRO quel piano per qualunque frequenza e a tutti i livelli.

La battuta su Diane Shuur "in braccio" non è quindi casuale, non è ammissibile che sui registri alti della sua voce ti si avvicini per poi tornarsene al suo posto quando i toni scendono.

Una prima conseguenza del rispetto di questa condizione si ha sulla larghezza dell'immagine.

Normalmente la larghezza è definita fisicamente dalla distanza fra i diffusori ed è entro questa dimensione finita che il tutto si sviluppa, salvo casi di palesi ed innaturali elaborazioni come ad esempio l'immissione su un canale di parte dell'altro in controfase, cosa che fanno i cosiddetti elaboratori d'immagine.

Orbene, se la prima condizione di profondità è rispettata, la conseguenza sarà che virtualmente si allargherà anche la dimensione orizzontale: pensateci un attimo, tracciate la linea che congiunge il punto d'ascolto al diffusore; se il primo piano sonoro "utile" è sullo stesso piano dei diffusori la larghezza coincide con la loro distanza fisica se invece quel primo piano utile è dietro ai diffusori la distanza aumenta.

L'altezza dell'immagine è un po' più complessa da definire perché a mio parere è fortemente influenzata dal sistema di riproduzione che si sta ascoltando e dalle sue dimensioni, baffle, altoparlanti, filtri, ecc.

... la moglie mi reclama perché il pranzo è in tavola... il seguito alla prossima puntata...

Ciao
Maurizio
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Re: Crisi di identità: casse, cassoni e cassine

Messaggio da mau749 »

Seconda puntata dopo un eccellente pranzo a base di orecchiette con le cime di rapa ed un buon Primitivo di Manduria...

Dicevamo dell'altezza dell'immagine sonora e di come in questo caso le variabili siano molteplici implicando pesantemente anche il concetto di coerenza.

Di solito nel posizionamento dei diffusori si tende a porre l'emissione delle medie frequenza ad "altezza orecchio" per far si che almeno le voci e praticamente tutte le fondamentali degli strumenti siano ad un'altezza "plausibile" dando un minimo di credibilità al rapporto fra larghezza ed altezza dell'emissione.

Ma cosa accade al resto della gamma sonora, alle armoniche che poi sono quelle che danno timbro, corpo e riconoscibilità agli strumenti ed alle voci?

Per esemplificare faccio riferimento al vecchio sistema precedente all'attuale: il tre vie ad alta sensibilità di cui ho già detto.

Per necessità costruttiva ed ingombri ci ritroviamo ad avere il woofer in basso, vicino al pavimento e con i medi e gli alti sovrapposti, allineati o meno; questo comporta che per mere ragioni dimensionali i centri d'emissione dei vari componenti si trovino distanti fra di loro.

Vi è mai capitato di notare una diversa altezza d'emissione fra le voci maschili e femminili in un coro? Soprani e contralti sono ad altezza orecchio, tenori, baritoni e bassi progressivamente più in basso con questi ultimi spesso a "quota pavimento", così come per violini e contrabbassi o flauto e fagotto.

Ancora peggio, e qui entrano pesantemente in gioco le caratteristiche intrinseche dei componenti utilizzati e le tipologie dei filtri (frequenza di taglio e pendenze d'attenuazione) quando una voce è particolarmente estesa, si può notare uno spostamento verticale a seconda della tonalità, come se continuamente l'esecutore facesse esercizi di flessione...

Sto evidentemente portando al limite il discorso ma questo effetto l'ho sempre riscontrato in maniera più o meno evidente anche in sistemi multivia "al di sopra di ogni sospetto"

Da queste brevi considerazioni si può cominciare a comprendere quello che secondo il mio parere è il concetto di "coerenza"

E' proprio l'evitare questi problemi, è fare in modo che le voci sia maschili che femminili provengano sempre da un ben preciso punto (definito dall'incisione) e non varino di altezza e di distanza al variare del tono e del livello, è evitare che un violoncello che suona sui registri alti abbia le dimensioni di un violino o diventi grande come un contrabbasso quando suona su gravi.

Per ora mi fermo qui, in attesa di commenti e considerazioni, e forse adesso vi è più chiaro perché sono approdato felicemente ai fullrange...

Ciao
Maurizio
"...non è importante il colore del gatto... ... l'importante è che prenda i topi ...!"
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