infatti... anche se mi pare di ricordare che alla fine non arivammo da nessuna parte.Ho capito il tuo punto, si cui discutemmo a lungo in passato.
esatto, e proprio questo e` il punto anche secondo me!Il mio punto, già ribadito in passato, è che di norma, dato un carico più o meno complesso, le dinamiche di assestamento che non vedi in tensione avvengono nel dominio della corrente e viceversa.
Evidentemente, per ovvi motivi tensione e corrente non sono (e non possono essere) "indipendenti"... se come dici tu si tenta di "spianare" la tensione "forzandola" con un DF molto elevato, necessariamente ci si ritrova quantomeno con picchi di corrente tanto piu` alti tanto piu` e` alto il DF (quello effettivo, cioe` tenendo conto anche delle Rdc dell'Ap, del xover, cavi, contatti, etc...).
La cosa e` abbastanza ovvia dal punto di vista elettrico anche solo pensando al fatto che su un carico reattivo la componente resistiva nel circuito di uscita e` tanto piu` bassa quanto piu` alto e` il DF effettivo.
Se poi andiamo piu` nello specifico, se non vado errato in un AP correnti e tensioni "rappresentano" dal lato elettrico il movimento meccanico dell'equipaggio mobile. In particolare, la corrente e` (almeno in prima approssimazione) direttamente proporzionale alla forza applicata all'equipaggio mobile mentre la tensione ai suoi capi lo e` alla velocita` dello stesso.
Ora, se la massa e` costante (cosa non del tutto vera se si considera la massa dell'aria spostata, ma non andiamo a complicarci la vita inutilmente... ), l'accelerazione dell'equipaggio mobile e` direttamente proporzionale alla forza applicata, e quindi alla corrente.
Immagino sia superfluo ricordare che fisicamente ad ogni variazione di velocita` corrisponde una accelerazione e viceversa...
Cerchiamo di capire cosa succede cominciando con un modello semplificato e provando a visualizzare la cosa dal punto di vista meccanico.
Prendiamo di un generico generatore (l'ampli) connesso ad un altrettanto generico "motore" ad induzione (quale quello che fa` muovere un Ap) connesso ad una massa (quella dell'equipaggio mobile). Per il momento, tralasciamo la presenza e gli effetti delle sospensioni meccaniche ed acustiche (che trasformano il tutto in un complesso sistema meccanico (multi)risonante...), altrimenti non ci caviamo piu` i piedi (BTW, se non vado errato in effetti questo modello semplificato corrisponde abbastanza bene ad una delle possibili "regioni" di funzionamento dell'Ap, cioe` ad una parte dello spettro che e` in grado di riprodurre).
Partiamo dal caso di un generatore di tensione in cui Ri e` nulla (o comunque piccola).
Se noi "imponiamo" una tensione, stiamo cercando di "imporre" una certa velocita`... e poiche` la massa dell'equipaggio mobile, ancorche` piccola, NON e` nulla, a qualsiasi variazione della tensione (velocita`) corrispondera` una corrente (~accelerazione) tanto piu` alta tanto piu` veloce e` la variazione della tensione che stiamo applicando.
Tradotto in formula, dal lato elettrico abbiamo che i = k dv/dt, relazione che ci dovrebbe ricordare qualcosa...
Come primo risultato direi che possiamo concludere che, a parita` delle altre condizioni (ed almeno per una parte dello spettro) tanto piu` e` alto il DF tanto maggiori sono le forze e quindi le accelerazioni a cui sono soggetti i nostri coni, il che implica anche una maggiore quantita` di energia scambiata, che si traduce in maggiore potenza termica dissipata dalla componente resistiva del "voice-coil" e quindi in maggiori distorsioni termiche... ma questo lo sapevamo gia` dal lavoro di Hawksford. Inoltre, forze ed accelerazioni maggiori aumentano la probabilita` di eccitare risonanze (elettriche e/o meccaniche) indesiderate.
Se viceversa imponiamo una corrente, cioe` controlliamo la forza applicata, almeno in prima approssimazione l'accelerazione imposta al cono seguira` fedelmente il nostro segnale di pilotaggio mentre la tensione, cioe` la sua velocita`, non potra` che seguire di conseguenza l'integrale (nel tempo) della corrente (questo almeno nella regione "dominata dalla massa"; quando entrano in gioco gli altri elementi le cose si complicano...).
Gia` questo comunque basterebbe a spiegare perche` nelle tue misure gli "assestamenti" della corrente con pilotaggio in tensione appaiono meno pronunciati di quelli che hai per la tensione nel caso di piotaggio in corrente... la grandezza lasciata "libera" in un caso varia con la derivata dell'altra mentre nel caso opposto varia con il suo integrale!
Comunque, a questo punto, una prima cosa da capire per stabilire se sia piu` corretto cercare di controllare la velocita` o l'accelerazione del cono sarebbe: il segnale elettrico che stiamo tentando di riprodurre che cosa rappresenta?
Per quanto mi consta oggi come oggi la maggior parte delle incisioni commerciali utilizzano mic. a condensatore (diverso e` il caso di alcune etichette "audiophile") ma, per evitare di mettere altra carne al fuoco, per il momento e per cominciare proviamo a pensare al caso in cui tale segnale provenga da un microfono dinamico.
Dicevamo, un mic. dinamico, cioe` una sorta di "Ap rovesciato". Ma e` stata registrata la sua tensione "a vuoto", cioe` la velocita` della sua membrana "libera" o piuttosto la corrente di "corto circuito", cioe` la forza applicata alla membrana con la membrana stessa "bloccata" dalla bobina chiusa su una impedenza nulla? O forse per caso nessuna delle due cose?!?
Proviamo a ragionarci sopra...
Per registrare correttamente la velocita`, cioe` la tensione "a vuoto", l'ingresso del preamplificatore microfonico dovrebbe avere impedenza infinita; in pratica ed in prima approssimazione quantomeno >> dell'impedenza interna dello stesso.
Viceversa, per registrare correttamente la forza applicata, cioe` la corrente, l'ingresso del pre dovrebbe essere un convertitore I/V con impedenza di ingresso pari a zero; in pratica ed ancora in prima approssimazione quantomeno << dell'impedenza interna del mic.
Ora, cosi` a naso escluderei l'ipotesi del convertitore I/V mentre scommetterei invece che, per ridurre la sensibilita` al rumore EM indotto, l'impedenza di ingresso dei pre microfonici "pro" sia verosimilmente tenuta relativamente bassa. Dall'altro lato, per avere sensibilita` decenti l'impedenza interna dei microfoni dovrebbe viceversa essere relativamente alta (immagino che probabimente siano state standardizzate entrambe, ma non ho info a proposito... che sia 600ohm?).
BTW, vuoi vedere che alla fine le due impedenze sono confrontabili (se non addirittura uguali!) tra loro e quindi il segnale che e` registrato nei nostri dischi non corrisponde ne` alla velocita` ne` alla forza?
E che quindi riproducendo dal lato dei diffusori una condizione simile (basso DF) otteniamo un risultato migliore proprio perche` la funzione di trasferimento complessiva di tutto il sistema e` "piu` corretta"???
Beh, forse e` una spiegazione possibile...
Anche se a questo punto resterebbe da capire cosa succede invece nel caso dei mic. a condensatore... visto che IME l'effetto del basso DF si sente ed e` tipicamente positivo con pressoche` tutte le incisioni e non solo con qualche disco "audiophile" e/o con vecchie registrazioni "vintage".
per l'appunto... di solito la chiamano inerzia.Se rintracci alcuni test che feci su altoparlante reale su questo forum, dove plottai le dinamiche di assestamento di tensione e di corrente (si parlava di "presunti sovraccarichi dinamici dati dai diffusori reali), vedi che se io attenuo uno scalino di tensione (dinamico) ne aumento uno di corrente, e viceversa. Questo accade perchè nei diffusori, come in qualsiasi macchina elettromagnetica reale, il passaggio da uno stato di quiete (o stazionario) ad uno di movimento richiede un tempo finito, perfettamente rappresentato dalle componenti reattive usate nei modelli matematici.
mmmh... io direi piuttosto che il sistema sta` tentando di inseguire come puo` una forzatura! ; )apparentemente, in un sistema magnetico puro (al limite del singolo altoparlante non compensato) le fluttuazioni di corrente (in fase di ecccitazione) sembrano più becere di fluttuazioni di tensione.
Io credo invece che essendo l' unica causa di movimento (la corrente), il fatto che essa vari indica che il sistema motore si sta autoadattando (per via delle back-emf) al suo movimento, in modo naturale.
pero`, se acceleriamo "piu` dolcemente", possiamo anche frenare "piu` dolcemente"... in medio stat virtus! ; )Viceversa, generando una corrente e mantenendola più stabile, si impedisce alla tensione ai capi del motore (con le sue componenti back-emf) di "frenare".
E` un po` come andare su e giu` per una serie di saliscendi con un'automobile... se ad ogni cambiamento di pendenza schiacciamo a fondo il freno o l'acceleratore, in men che non si dica un eventuale malcapitato passeggero vomitera` anche le budella... ; ) se invece freniamo o acceleriamo con moderazione, possiamo mantenere l'andatura seguendo l'andamento della pendenza senza strappi e scossoni.
In effetti, per restare in campo automobilistico un paragone ancora piu` calzante e` quello delle sospensioni.
Se i nostri ammortizzatori fossero troppo "rigidi" (smorzano troppo, e.g. ne abbiamo montato un tipo non adatto alla nostra auto) oppure troppo "morbibi" (smorzano troppo poco, e.g. sono "scarichi"), le nostre ruote non riuscirebbero a seguire le asperita` della strada con cui perderebbero continuamente il contatto, compromettendo aderenza e stabilita`.
Soltanto se le sospensioni sono "a punto", cioe` se il sistema e` smorzato al punto giusto, le nostre ruote riusciranno a seguire le asperita` dela strada senza perdere il contatto con il terreno.
A ben pensarci, IMHO e` esattamente il nostro caso... la nostra strada con le sue asperita` e` il segnale che vogliamo far seguire al cono, mentre il DF e` il nostro ammortizzatore... ed ecco che non solo un DF troppo basso, ma anche uno troppo alto ci portano a deviare dalla condizione ideale.
1. dipende... vedi sopra; se vogliamo parlare di funzione di trasferimento dobbiamo considerare TUTTO il sistema, a partire dai microfoni: siamo sicuri di sapere cosa rappresenta veramente il segnale che stiamo amplificando, e di come questo vada riprodotto per riottenere lo stesso segnale acustico che lo ha generato?!?Presumo che questo sia all' origine di alcune sensazioni di ascolto, ma si badi, nello stesso sito di elliott si vedono bene le reali condizioni che questo crea dal punto di vista della coerenza elettro/acustica. Spikes e sovraelongazioni acustiche in prossimità degli attacchi violenti e altro.
[...]
Quello che appare o piace non è detto che sia anche "corretto" dal punto di vista della sua funzione di trasferimento.
siamo sicuri che queste "sovraelongazioni" non ci fossero anche in origine salvo che poi la ripresa e/o i successivi trattamenti del segnale se le sono "mangiate"? ; )
2. e chi se ne frega! ci dobbiamo ascoltare musica per nostro puro godimento, mica e` uno strumento di misura...
Quello che conta e` che il risultato risulti gradevole e "credibile" al nostro orecchio, non agli strumenti.
Ovviamente (e non a caso gli audiofili piu` navigati lo avevano scoperto gia` da un pezzo) mi sembra evidente che i risultati migliori si ottengono solo o con altoparlante singolo (monovia) o con piu` Ap pilotati singolarmente e direttamente (multiamplificazione attiva).Ribadisco alla noia poi che accetto (ed esorto, in alcuni casi) tranquillamente un pilotaggio in potenza o in corrente di un singolo trasduttore elettromagnetico, ma nessuno mi dimostrerà mai che una rete complessa di crossover possa essere pilotata alla stregua (leggi senza conseguenze tangibili e misurabili) sia in tensione che in corrente che in potenza. Basta vedere il comportamento diverso dei vari componenti reattivi nelle varie condizioni di lavoro per capire agevolmente di cosa parlo.
Ed e` altrettanto ovvio che non si puo` pilotare in corrente un diffusore multivia progettato per lavorare in tensione.
Cionondimeno, questo non significa che in pratica non lo si possa pilotare con DF moderati; se cosi` non fosse, nessuno ascolterebbe amplificatori a valvole con normali diffusori multivia...
Daltronde, quanti diffusori multivia hanno una resistenza ai morsetti (in DC) inferiore a 1/2 ohm ? e quanti altri invece arrivano allegramente ad 1 ohm o anche piu`?
Quindi, per quanto alto possa essere il DF "nominale" dell'ampli, in pratica il DF effettivo e` in realta` limitato dai diffusori stessi e su 8 ohm non e` mai superiore a 10 - 20 (ancora meno su 4).
Se passo da un ampli che ha DF=400 ad uno che ha DF=4 (cioe` il primo ha Zout = 20 milliohm mentre il secondo ha Zout = 2 ohm) non e` che lo smorzamento si riduca di due ordini di grandezza... in realta`, lo smorzamento effettivo tipicamente si riduce al piu` di un fattore 4 o 5 (e.g. passa da 16 a 3.2), che non e` poi un cambiamento cosi` drammatico...
mmmh, questo sarebbe un altro discorso interessante! :pCi sono un sacco di cose da discutere sulle THD dinamiche e statiche presenti nelle componenti di back-emf, componenti che molti progettisti di diffusori tendono ad insabbiare in cross incasinati (e quindi aumentano o diminuiscono le THD di conseguenza, quasi sempre in ordine caotico, salvo gridare al miracolo quando indovinano la combinazione) senza manco rendersene conto, ma questo è un ' altro problema....
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