Mi devo essere espresso male da quache parte. Con PSU Designer, simulando l'alimentatore con la 83 e 30uF, basta una resistenza di 40Ohm del trasformatore per contenere i picchi ripetitivi di corrente entro il valore massimo design center di 1A. I picchi di corrente all'accensione arrivano a 2,7A massimi e durano 300ms.
Non sono sicuro che il design center per la maximum steady state peak plate current sia di 1A, visto che non è dichiarato e visto che il DC è di 225mA, ma visto che ho trovato (scusami, sto gigionegiando
) nel datasheet Tung Sol del 1940 il valore di 675mA.
Il surge peak è generalmente ammesso per un max di 200ms, con 300ms il limite temporale è sfondato del 50% (a voler non considerare i 2,7A contro 1A), cosa piuttosto sgradita ai rettificatori a bassa impedenza interna come quelli a vapori di mercurio.
Al dilà di cosa succeda effettivamente nel transitorio di accensione, che potrebbe essere controllato con una precarica del condensatore via diodo-resistenza o NTC, il limite del valore di capacità del primo condensatore è dato dalla corrente ripetitiva (indicata con IFRM in PSU Designer). Il limite massimo di questa impone un limite alla capacità, non viceversa. Quando non si disponeva degli strumenti di simulazione odierni, si davano dei valori massimi di capacità o dei normogrammi di dimensionamento approssimato.
Per carità, è un tuo vecchio cavallo di battaglia questo, e sfondi una porta aperta.
Peraltro il limite può essere innalzato, come da pratica comune con i rettificatori a vapori di mercurio (ma pure ad alto vuoto), andando ad alzare l'impedenza interna del diodo con un resistore in serie alla placca.
Per esempio, se non ricordo male cosa letto poco fa, la RCA consigliava un resistore di 50ohm in serie a ciascuna placca per utilizzare condensatori d'ingresso superiori a 40µF con la 83 (dati del 1963, ricontrollali).
Ora che abbiamo dei metodi semplicissimi per calcolare cosa succede, perchè non sfruttarli e sfruttare al massimo l'area utile di impiego in sicurezza dei dispositivi?
Pigrizia
ma non è una scusa, solo la risposta (quella che vale per me) al tuo perché.
La 5V4 ha una caduta più alta ma sopratutto tollera 0,5A massimi di corrente ripetitiva di picco. Non vedo vantaggi, se devo diminuire la capacità tantovale farlo mantenedo la 83.
Dal punto di vista della reperibilità PER ME non è la stessa cosa ma io mi riferivo all'applicazione: a naso trovo preferibile una cella RC in più, se la questione è il ripple, o un ingresso induttivo o misto (alla Crowhurst) se la questione è la regolazione. O al più terrei in minor conto il tube drop (perché è importante, per te?) ed utilizzerei un tubo a più alta impedenza interna. Tra l'altro per la 83 viene spesso consigliato il pre-riscaldamento del filamento, un'altra "scocciatura" secondo me.
La 6D22S sarebbe adattissima ma chi la trova?
La 6D22S sarebbe adattissima se qualcuno mi consigliasse un datasheet con i valori e le curve per l'uso come rettificatore.
PS: sempre sulla 83: il datasheet non fa menzione di corrente di picco a singolo ciclo e di corrente di picco ripetitiva, ma solo di corrente massima per placca.
Vedi sopra. 1A credo sia la surge a questo punto (anche se non l'ho trovata dichiarata come tale da nessuna parte).
Dice inoltre che con 50 ohm di resistenza della sorgente al massimo si possono mettere 4uF. Sembrerebbe una condizione restrittiva per fare in modo che non venga mai superata la corrente massima assoluta di 1.1A anche solo per un singolo ciclo.
Ora il bello è che simulando la situazione da datasheet (50ohm e 4uF) con PSU designer, si ottengono picchi di 1,2A!
Non ti capisco. Non vedo grandi differenze in un +10% (per la mia ignoranza sembrerebbero ascrivibili anche a differenze nel metodo di calcolo: che ne dici?), soprattutto considerando le tolleranze dei condensatori da alimentazione!
Altri dubbi: con PSU designer la resistenza del trasformatore si intende per ramo? E compresa la resistenza del primario riflessa al secondario?
Originariamente inviato da plovati - 23/06/2007 : 13:33:48
Per quel che ne so è corretta la tua ipotesi: con un TA con presa centrale sul secondario (e dunque rapporto di trasformazione 1:n+n) la "resistenza" del TA vista da ciascuna placca (considerando un raddrizzatore a doppia semionda) sarà appunto data dalla somma: R=Rs+n²Rp (con Rs "resistenza" per ciascun singolo ramo). Non vedo motivi per cui PSUD debba differenziarsi dall'ortodossia.
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Ciao, Luca