trini ha scritto:solo che ora non capisco dove o cosa ho sbagliato.
"sbagliato" non mi sembra un termine appropriato. Se il circuito funzionava come previsto, non hai sbagliato. A quanto pare, si poteva fare di meglio... certo, si può sempre fare di meglio. La soluzione perfetta, ideale, non esiste. La perfezione non è di questo mondo.
trini ha scritto:dovrei supporre che l'induttanza mi sia stata costruita male? Che generava e/o captava una quantità di sporcizia industriale che poi si riversava sul segnale? Non era di valore adeguato? Non era adeguata la sua DCR?
la questione non è banale. E vanno considerati diversi aspetti, non solo quello del rumore. Ma partiamo da questo.
Per prima cosa, devi considerare che un induttore reale non è (solo) una induttanza (così come un condensatore non è solo una capacità, ecc). Il suo circuito eq. prevede come minimo una induttanza in serie con una resistenza, il tutto in parallelo con una capacità. E qui sta' uno dei problemi: la capacità parassita. Questa, specie negli induttori "di filtro" (che raramente adottano tecniche costruttive complesse quali la stratificazione con suddivisione su diverse "cave" per limitare tale problema) assume valori non trascurabili facendo si che le componenti di rumore a frequenze più elevate "by-passino" allegramente il filtro.
L'altro problema è che un induttore è anche una ottima "antenna" per tutti i campi EM che lo investono (e che per di più funziona a partire da frequenze
molto basse). Ancora una volta il problema è particolarmente presente nei comuni induttori "di filtro" che tipicamente presentano flussi dispersi tutt'altro che trascurabili (e di conseguenza anche sensibilità ai campi esterni particolarmente marcata).
Se poi l'induttore è vicino al TA e/o ad altri induttori (specie se i rispettivi avvolgimenti non sono allineati su assi rigorosamente perpendicolari tra di loro!) i rispettivi flussi dispersi si concatenano a vicenda formando un vero e proprio "trasformatore parassita" che crea accoppiamenti indesiderati tra i rispettivi circuiti.
Inutile dire che con un giratore ben fatto tutti questi problemi, sebbene sempre presenti (anche in un semplice pezzo di filo!), hanno entità enormemente minore.
Ma, come dicevo, quello del "rumore" è solo parte del problema. Altro problema sono le interazioni tra il circuito audio e le relative alimentazioni. Un circuito (R)LC è un circuito risonante, che presenta al circuito audio una impedenza fortemente variabile con la frequenza. Inoltre è un circuito che accumula e restituisce energia in tempi diversi. Quando questo viene eccitato da un segnale audio (la corrente assorbita dal circuito audio) "succede di tutto".
Passando dall'induttore al giratore hai cambiato tanto il valore dell'induttanza quanto il 'Q" del circuito, quindi la frequenza di risonanza e la risposta all'impulso. Idem quando hai aumentato il valore del C e quindi della L simulata (alterando per altro anche altri parametri). Che il suono cambi da un caso all'altro è a dir poco ovvio...
(come se non bastasse, per quel che abbiamo visto questo circuito si comporta solo in parte come un giratore: l'induttanza simulata non si comporta esattamente come una vera induttanza, col che le differenze udibili tra L reale e simulata sono inevitabilmente ancora maggiori).
P.S.: se usi un TA comune e poi dividi le alimentazioni, adotta il mio trucco dei "diodi separatori"...
P.P.S.: ha ragione Tiziano, eravamo finiti decisamente OT... ho spostato questa parte della discussione su un nuovo thread.
Ciao, Paolo.
«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»