La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Progetti, domande e idee sparse sull'autocostruzione dei diffusori acustici
sinuko
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da sinuko »

stereosound ha scritto:
nullo ha scritto:
Infatti ti ho telegraficamente risposto che essendo un concetto che non può prescindere da noi, dalla nostra logica e dalla nostra esperienza, non ha senso estenderla ad altri tramite forzature.
Il definire "senza senso" è una attribuzione di " valore " arbitraria ed,allo stesso tempo, una scappatoia per fuggire da qualcosa a cui potremmo dare un preciso significato anche se non univoco.
nullo ha scritto:
La famosa locomotiva in bianco e nero dei Lumiere, era vera? Eppure la gente scappò spaventata, una volta scoperto il trucco, da vera, fu declassata e ritenuta verosimile. Oggi farebbe sorridere un bambino, che però ha paura del buio :wink:
Qui stiamo toccando un aspetto specifico della fenomenologia della percezione...ogni nuovo fenomeno non ancora conosciuto o acquisito dal nostro bagaglio esperienziale ci mette automaticamente "fuori strada", ci lascia con in piedi in aria perchè non sappiamo ancora dove attaccare il percepito e farlo corrispondere ad un tassello della memoria storica (una specie di macchina del tempo che può tornare indietro in modo fittizio(infatti è invariante) ma che ci permette di RI-CONOSCERE i percepiti).
Se la riproduzione cinematografica o di un qualsiasi brano musicale potesse riprodurre la stessa fenomenologia dell'evento "REALE"(in questa accezione questo termine assume una connotazione "oggettivata", sarebbe come tornare indietro nel TEMPO! è questo non è possibile. La storia non può essere ripetuta allo stesso identico modo in quanto è un unico evento (ma potrebbe essere replicata parzialmente se non troppo complessa).
L'esecuzione musicale dal vivo, per es. di un quartetto,può essere registrata e riprodotta ma non replicata!Se fosse così dovremmo poter ripetere la storia con tutti gli stessi elementi...vale a dire dovremmo tornare indietro nel tempo!
Questo è il motivo fondamentale per cui la riproduzione(qualsiasi) non corrisponde assolutamente all'esecuzione...la stessa fenomenologia non si ripete e non è ripetibile allo stesso modo...ci siamo?
Non credo sia necessario specificare che, anche ripetendo la stessa esecuzione in un momento diverso,il presupposto della identica ripetitività viene a cadere.
Qui parlo di un evento live(non registrato).
La ripetitività di una incisione,seppur diversa dall'evento live,è maggiormente garantita da una certa replicabilità delle condizioni di ascolto (l'ottimizzazione di alcuni parametri esula,però, da questa problematica in quanto incide prevalentemente sulla qualità globale della riproduzione e non certamente sulla veridicità dell'evento riprodotto attraverso l'incisione ).
Ci sono più modi per superare gli ostacoli: aggirarli non produce nessun frutto! :?:
Non vorrei sentirmi dire che queste cose le prendete per scontate!
Partendo dalle tue premesse (non valuto se corrette o sbagliate) si potrebbe giungere ad affermare che (è una domanda):
un sistema per la riproduzione musicale è giudicato attraverso il proprio pregresso (una volta che il cervello ha compreso l’inganno il sistema risulta superato, l’inganno farà leva su parametri differenti a seconda della tipologia di diffusore ) pertanto non è possibile giudicare un sistema migliore o peggiore tra un gruppo differenziato di ascoltatori che partano da esperienze di ascolto differenti (ognuno sarà abituato a percepire alcuni inganni e altri meno a seconda del percorso fatto sino a quel momento). Così come il migliore sistema in un dato istante è per ognuno di noi dipendente dal percorso fatto.
Ciao Paolo
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stereosound
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da stereosound »

sinuko ha scritto:

Partendo dalle tue premesse (non valuto se corrette o sbagliate) si potrebbe giungere ad affermare che (è una domanda):
un sistema per la riproduzione musicale è giudicato attraverso il proprio pregresso (una volta che il cervello ha compreso l’inganno il sistema risulta superato, l’inganno farà leva su parametri differenti a seconda della tipologia di diffusore ) pertanto non è possibile giudicare un sistema migliore o peggiore tra un gruppo differenziato di ascoltatori che partano da esperienze di ascolto differenti (ognuno sarà abituato a percepire alcuni inganni e altri meno a seconda del percorso fatto sino a quel momento). Così come il migliore sistema in un dato istante è per ognuno di noi dipendente dal percorso fatto.
Prima di rispondere vorrei fare una breve premessa.
Tutto il bagaglio di esperienze e conoscenze che abbiamo è solo frutto della nostra attività percettiva(questo non si potrà mai negare). Con la formazione personale si tende nel tempo e col tempo ad acquisire una propria "forma mentis "che può evolvere ed anche mutare...l'unicità di questa forma,scevra da condizionamenti almeno in apparenza,ci permette di teorizzare fuori dalle attività percettive fino al punto di modificare le stesse adattandole alle proprie inclinazioni e tendenze...cioè vale a dire che è anche possibile negare una evidenza percettiva se non risulta in accordo con la linea mentis a cui si fa riferimento. :?
Penso che fin qui sia tutto più che scontato o quasi . :wink: Le esperienze si accumulano insieme ai dati e restano sempre a disposizione(con alcuni limiti però). Infatti non sempre riusciamo a ricordare tutti i particolari delle esperienze vissute per due motivi fondamentali: 1) Il sistema percettivo si protegge automaticamente filtrando solo ciò che ci interessa o ci colpisce particolarmente anche sotto l’aspetto emozionale scartando le spurie percettive che per la nostra capacità attenzionale in quel momento non sono di utilità( ci sono naturalmente anche percezioni automatiche che esulano dalla volontà o condizioni in cui l'attività attenzionale viene attivata forzatamente per una situazione inaspettata o improvvisa);
2)Nel tempo si tende a ricordare bene ciò che interessa e che manteniamo attivo (tralasciamo qui per semplificare gli aspetti che riguardano i disturbi della memoria).
L’inganno,se così lo vuoi chiamare,consiste nella adattabilità della nostra capacità percettiva ad una situazione di ascolto con la valutazione ed accettazione dei soli parametri che ci interessano in quel momento.
Se ascoltiamo un po’ di musica da una radio portatile,se siamo audiofili,non andremo a valutare in quel preciso momento quei parametri percettivi che invece apprezziamo meglio quando ascoltiamo il nostro sistema hi-fi dato che in quella occasione siamo più avvezzi ed attenti ad una qualità a cui siamo abituati e che ricerchiamo momento per momento(deformazione audiofila!!!).
La ricerca nella riproduzione sonora può essere focalizzata sia alla qualità che alla realtà(questo termine deve tenere presente il confronto molto difficile con la condizione live che molti forse non conoscono in modo approfondito o conoscono solo marginalmente) che sono due aspetti diversi di una stessa attività percettiva…il confronto dei due aspetti può avvenire unicamente con le esperienze percettive immagazzinate nella nostra memoria che sono uniche e diverse da altri(è normale che anche i confronti di qualità e realtà tendono ad evolversi quando si scoprono condizione nuove non ancora conosciute o approfondite). Se conosco il libro non avrò difficoltà a riconoscerlo dalla copertina…ma se devo riconoscerne il contenuto bisogna sapere molto di più…cioè devo averlo letto come minimo una o più volte, quindi più lo conosco e meglio saprò valutarne i contenuti, la storiografia ed i significati.
La tua considerazione è corretta :nod:
...fino a questo momento forse non hai badato ai tuoi atti respiratori ...ma se te lo faccio notare...cambia qualcosa...senti che respiri!
Max
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UnixMan
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da UnixMan »

mi sembra ragionevole e sostanzialmente condivisibile. :nod:

Di particolare rilevanza il discorso sulla "selettività" dell'attenzione e della memoria. Entrambe cose che hanno conseguenze notevoli (specie -ma non solo- per quanto riguarda le valutazioni soggettive, le prove a confronto, ecc).

Però, quanto detto da Paolo:
sinuko ha scritto:pertanto non è possibile giudicare un sistema migliore o peggiore tra un gruppo differenziato di ascoltatori che partano da esperienze di ascolto differenti
(almeno in quei termini) mi sembra un po' troppo drastico.

Se da un lato è vero che talora vi possono essere pareri discordanti o addirittura opposti, è altrettanto vero che in altri casi ci sono pareri sostanzialmente univoci anche tra soggetti con background "culturali" (termine da intendersi in senso molto ampio) e di esperienze completamente diversi.

Daltronde, se per quanto riguarda l'audio riprodotto e/o la musica dal vivo possiamo avere esperienze molto diverse, ci sono cose (come ad esempio la voce umana, alcuni suoni o rumori ambientali, l'acustica stessa degli ambienti più comuni, ecc) per cui abbiamo tutti esperienze comuni sostanzialmente identiche. Quindi una base comune esiste sempre, quantomeno per i suoni "naturali" (non riprodotti).

Anche questo potrebbe avere delle implicazioni notevoli.

Ad es., presumibilmente, se un dato sistema "mette d'accordo tutti" potrebbe voler dire che è in grado di creare una riproduzione che inganna i meccanismi percettivi per così dire "di basso livello" (pre-cognitivi) talmente bene da non essere più distinguibile (a livello cognitivo) da un suono "naturale" di natura simile. Viceversa, sistemi che tendono ad ottenere giudizi contrastanti (magari esaltanti per un gruppo e deludenti per un altro) probabilmente fanno leva su "trucchi" che non appartengono alla "base comune" dei suoni naturali... oppure banalmente hanno dei difetti che sono trascurabili/irrilevanti per alcuni soggetti e fondamentali per altri. :?:
Ciao, Paolo.

«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da Echo »

nullo ha scritto:
Non trovi e che un ascolto near field aiuti invece di peggiorare le cose, se l'ambiente non è trattato?
dici questo per "giustificare" il posizionamento delle cassine che ho citato?
...se è per questo volevo precisare che quel posizionamento è stata una "provocazione", nel senso che all'inizio erano posizionate in modo convenzionale ma una volta spostate nella posizione che ho detto non c'erano differenze ne timbriche ne di ambienza e dal punto di ascolto in nessuna delle due posizioni si percepivano suoni provenire dalle casse!! ...in un certo senso come se l'ambiente (che non era neanche trattato in nessun modo ...solo qualche mobile di una normale casa) non influenzasse il risultato.
...siate affamati, siate folli!! S.J.
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da mau749 »

Condivido pienamente le considerazioni di Max che molto mirabilmente ha approfondito quel concetto di "verosimiglianza" che io avevo citato in precedenza.

Dirò di più: da tutto questo risulta abbastanza evidente anche un altro aspetto che spesso è dato per scontato ma che poi tanto scontato non è.

Parlo della "cultura all'ascolto" e cioè della capacità di ascoltare o meglio, di "sapere" cosa ascoltare.

Chi si avvicina per la prima volta al mondo della riproduzione musicale e vuole iniziare a valutare la qualità di un sistema, in linea di massima, non sa esattamente "cosa" ascoltare, giudica il tutto "nel complesso" spesso trascinato dalla "emotività" della riproduzione ma senza significative attenzioni ai "particolari" che invece sono proprio i fattori determinanti.

Per fare un'analogia è quanto accade per la fotografia.

Anche in quel caso il "dilettante" che scatta la fotografia alla famigliola durante la gita domenicale giudicherà buona o eccellente un'immagine in base al concetto di "riconoscibilità" del soggetto trascurando quasi sempre elementi che l'occhio vede ma che il cervello cancella perché ritenuti non necessari: è il caso del classico palo della luce che spunta dietro la testa del figlio/a, moglie, compagna, o dei piedi "tagliati" senza motivo.

Anche in questo caso quindi si giudica "nel complesso".

Se però qualcuno farà notare questi "particolari" insegnando a guardarli "con gli occhi" e non con il cervello molte delle immagini ritenute valide finiranno inesorabilmente nel cestino.

Questo per condividere anche quanto affermato da Paolo (UnixMan) sulla univocità di certi pareri anche per soggetti con esperienze diverse: vero a patto che la "cultura d'ascolto" sia sostanzialmente comune e condivisa.

Mi piace la piega che sta prendendo questo thread...su queste basi condivise forse stavolta, senza polemiche o prese di posizione, riusciremo a cavarci qualcosa di positivo...

Ciao
Maurizio
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da nullo »

Da sempre, in particolari negozi, si affinano gusti ed esperienze per gruppi omogenei, se ne parlò tanto tempo fa, come si parlò di realismo e realtà, se non ricordo male uno degli attori era Mauro Penasa.

Se una rivista pompa un oggetto, in tanti trovano nell'oggetto pompato la soluzione dei propri problemi, la griffe o la firma del recensore sono tranquillizzanti.

Quasi tutti i mei amici hanno il mio stesso ampli |( , uno sta facendo i conti per poterlo acquistare... che sia perché ci frequentiamo? Quasi tutti miei amici hanno taroccato in qualche modo gli apparecchi come ho fatto io, sarà che anche in questo perché ci frequentiamo e possiamo cogliere/condividere determinate impressioni?

Perché i grundighisti sono derisi/compatiti da chi è fuori e loro deridono/compatiscono chi non è dentro?

Che frequentandosi succeda che si veicoli l'attenzione su basi comuni, e se i riscontri sono omogenei, si finisca per trovarsi d'accordo?

Cosa stiamo cercando? il BAM BAM? realismo è anche un BAM BAM come dal vivo.

La voce rovinata da un impianto PA? realismo è anche una voce rovinata da un impianto PA.

Sequenza, relazione fra tempo e spazio, reciprocità e coerenza fra le sorgenti fantasma, mi parevano le premesse della discussione, volete dire la vostra al riguardo, pur percorrendo le strade tortuose piùconsone a voi?
Ciao, Roberto

Conoscete qualcuno che scelga i propri apparecchi ed accessori con le misure e non con l'ascolto degli stessi in un particolare contesto?
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da mau749 »

Forse è opportuno che puntualizzi meglio il mio pensiero.

Premetto che sono almeno vent'anni che non compro né leggo riviste "specializzate", comprese quelle che, all'inizio e senza far nomi, mi erano parse molto interessanti e molto utili per un autocostruttore ma che poi hanno finito con il diventare un "piccolo orticello" riservato e coltivato sempre dalle stesse persone che cercano di propinarti solo le loro idee e considerando emeriti imbecilli chi non ha le loro stesse opinioni.

Aggiungo altresì che sono altrettanti anni che non compero un apparecchio commerciale preferendo di gran lunga, per personalissima soddisfazione, farmeli da me.

Questo probabilmente mi porta un po' "fuori dal coro" perché mi mette nella condizione di non pormi nemmeno il problema del pro o contro "grundighisti" o di qualunque altro marchio commerciale e non mi tocca assolutamente il sapere o meno di che marca sia l'amplificatore del mio amico.

Detto questo quando parlavo di "cultura d'ascolto" non intendevo "omologazione d'ascolto" intesa nel condizionamento, cosciente o meno, al giudicare nello stesso modo una certa prestazione, insomma non intendevo "l'effetto gregge" ma solamente una base comune di esperienze d'ascolto assolutamente "adattata" da ciascuno alla propria "personalità"

Insomma, in soldoni, ascoltare "le stesse cose" non coincide con il "giudicarle" nello stesso modo... se poi uno si lascia condizionare è tutto un'altro paio di maniche...!

Tanto per fare un esempio: a Rimini molti di noi hanno ascoltato lo Zaika di Paolo (sinuko) o le "periakusma" di Filippo (audiofanatic) in tempi diversi e con musica diversa; alla fine, pur con mille sfumature, il "giudizio di fondo" è stato praticamente unanime sulle qualità degli apparecchi, sensazione di grandissima facilità di emissione, completezza e correttezza del messaggio sonoro per l'uno o immagine spettacolarmente ampia a patto di sedersi per terra e non assoluta fedeltà timbrica per le altre.

Questo a mio (modesto) modo di vedere significa comune cultura d'ascolto.
nullo ha scritto: Sequenza, relazione fra tempo e spazio, reciprocità e coerenza fra le sorgenti fantasma, mi parevano le premesse della discussione, volete dire la vostra al riguardo, pur percorrendo le strade tortuose piùconsone a voi?
Roberto, mi meraviglio di te, stai cercando di "teorizzare" delle sensazioni: come puoi pretendere di definire un modello generale di relazioni spazio/tempo o di reciprocità e coerenza fra le sorgenti fantasma quando sai bene che tutte queste variabili sono pesantemente condizionate ed influenzate oltre che da chi ascolta anche dallo specifico sistema in uso e dall'ambiente circostante.

Si potranno, al massimo, credo, indicare QUALITATIVAMENTE alcuni aspetti generali: tipologia del sistema (mono/multivia), tipologia di caricamento (reflex, SP, tromba, TL), dimensione del baffle, distanza fra centri di emissione, diffrazioni ai bordi, rapporti dimensionali dei volumi, ecc. ma nulla di più.

Spetterà poi a ciascuno di noi, nello specifico, adottare la soluzione più consona alla propria "cultura"

Il sistema PERFETTO ed UNIVERSALE, a mio parere, NON ESISTE!

Ciao
Maurizio
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da nullo »

mau749 ha scritto:cut.....

Tanto per fare un esempio: a Rimini molti di noi hanno ascoltato lo Zaika di Paolo (sinuko) o le "periakusma" di Filippo (audiofanatic) in tempi diversi e con musica diversa; alla fine, pur con mille sfumature, il "giudizio di fondo" è stato praticamente unanime sulle qualità degli apparecchi, sensazione di grandissima facilità di emissione, completezza e correttezza del messaggio sonoro per l'uno o immagine spettacolarmente ampia a patto di sedersi per terra.....CUT
nullo ha scritto: Sequenza, relazione fra tempo e spazio, reciprocità e coerenza fra le sorgenti fantasma, mi parevano le premesse della discussione, volete dire la vostra al riguardo, pur percorrendo le strade tortuose piùconsone a voi?
Roberto, mi meraviglio di te, stai cercando di "teorizzare" delle sensazioni: come puoi pretendere di definire un modello generale di relazioni spazio/tempo o di reciprocità e coerenza fra le sorgenti fantasma quando sai bene che tutte queste variabili sono pesantemente condizionate ed influenzate oltre che da chi ascolta anche dallo specifico sistema in uso e dall'ambiente circostante.

Si potranno, al massimo, credo, indicare QUALITATIVAMENTE alcuni aspetti generali: tipologia del sistema (mono/multivia), tipologia di caricamento (reflex, SP, tromba, TL), dimensione del baffle, distanza fra centri di emissione, diffrazioni ai bordi, rapporti dimensionali dei volumi, ecc. ma nulla di più.

Spetterà poi a ciascuno di noi, nello specifico, adottare la soluzione più consona alla propria "cultura"

Il sistema PERFETTO ed UNIVERSALE, a mio parere, NON ESISTE!

Ciao

A volte mi meraviglio anch'io di me :grin:

Rimpiango il non poter essere uno di fronte all'altro come a Rimini, che risolverebbe in un attimo le apparenti incomprensioni.

Non parlavo di omologazione forzata, ma di facilità di condividere la riuscita di un percorso, quando le premesse sono chiare ed i riscontri condivisibili.

I riferimenti a marchi e negozi, erano un esempio analogo, quello del riviste era relativo invece ad un problema di condizionamento, che può avere anche chi rifiuta una evidenza perché la sua cultura, che può essere anche specifica e scientifica, lo mette nelle condizioni di negarla. Vedi le tante discussioni sule entità in gioco e sulle misure, un discorso che abbiamo già ampiamente dibattuto. Es. Cavi, Cap, ecc ecc.

Quando mi riferisco alla sequenza ed altro, le cose cambiano, io non voglio la ricetta, io vorrei capire come agite, come vi ponete, come valutate, come pensate di uscirne.

Io vorrei spunti di riflessione per poter continuare il mio personalissimo percorso, se ne faremo una parte a braccetto, ben venga, non devo piegare, non mi dovete piegare. Dobbiamo solo parlarne.

Certo sarebbe interessante costruire qualcosa da avere in comune, sentire le impressioni, fare teak e condividere i risultati, permettere ad altri di vedere cosa possa succedere.

Quando dicevo che gli amici hanno pastrocchiato gli apparecchi come ho fatto io, è perché ciò che hanno rilevato era assolutamente opportuno e condivisibile, se non li avessi resi partecipi, non lo avrebbero fatto.

Vi vedo, in molti, a scambiare impressioni su varie soluzioni nei vari apparecchi elettronici, mentre difficilmente, a livello di diffusori, vedo provare soluzioni ed esperienze particolari, tese a comprendere meglio come si possano immettere e decodificare i segnali.

Non lo trovi strano?
Ciao, Roberto

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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da stereosound »

mau749 ha scritto:Condivido pienamente le considerazioni di Max che molto mirabilmente ha approfondito quel concetto di "verosimiglianza" che io avevo citato in precedenza.
Dirò di più: da tutto questo risulta abbastanza evidente anche un altro aspetto che spesso è dato per scontato ma che poi tanto scontato non è.
Parlo della "cultura all'ascolto" e cioè della capacità di ascoltare o meglio, di "sapere" cosa ascoltare.
Le basi potrebbero esserci per una parziale condivisione di alcuni aspetti riguardanti le possibili valutazioni...ma la strada da percorrere sembra tortuosa !
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da mau749 »

La mia "meraviglia" era un po' una provocazione proprio perché ci siamo conosciuti personalmente e, almeno da parte mia, assolutamente stimati ed apprezzato il modo comune con cui approcciare i problemi.

Non sono incomprensioni quindi ma solo un ribadire, come dici giustamente, che non esiste "LA" ricetta giusta per "IL" diffusore giusto.

Chiarite, spero, le presunte incomprensioni posso solo cominciare a ragionare a voce alta su come IO ho affrontato ed affronto (per ora) il problema della riproduzione.

Cominciamo dall'inizio.

Il mio background di esperienze è essenzialmente indirizzato all'ascolto dal vivo della cosiddetta "musica classica" e quindi con strumenti "naturali" non amplificati in contesti diversissimi che vanno da un estremo dall'ascolto all'aperto all'altro del pianoforte (in casa mia ce ne sono due) in un normale ambiente domestico.

Questa "cultura d'ascolto" unita ovviamente a fattori personalmente caratteriali e di esperienze di vita mi hanno portato a "definire" una scaletta di priorità delle caratteristiche che deve (dovrebbe) avere il MIO sistema per fornirmi "emozioni"

In cima alla lista c'è sicuramente l'immagine.

L'ascolto dal vivo ti porta non solo a sentire ma anche a "vedere" gli strumenti, a "vedere" la loro dimensione fisica e la loro localizzazione spaziale.

Immagina di essere a teatro per ascoltare un'orchestra sinfonica: tu sei seduto (se sei fortunato o puoi permettertelo) in platea, diciamo nel primo terzo della sua lunghezza e in una delle dieci file centrali; la tua finestra d'ascolto sarà limitata in larghezza dalla dimensione fisica del palcoscenico, la sua profondità si estenderà dal bordo del palcoscenico stesso fino alla parete di fondo e l'altezza inizierà più in alto del tuo punto d'ascolto, definita dal dislivello fra la platea e la scena e la massima altezza occupata dal complesso degli esecutori.

I rapporti fra queste dimensioni possono variare ma il concetto è sempre valido.

Per inciso questo è uno dei tanti motivi per i quali i musicisti (ho tanti amici fra loro) sono i peggiori giudici della bontà di riproduzione di un impianto: il loro è SEMPRE un "punto di vista" diverso rispetto a noi semplici "fruitori"

Le tre dimensioni, per me, hanno pesi diversi.

La più importante è la profondità dell'immagine; io definisco istintivamente il piano che contiene i centri di emissione (il baffle del diffusore) come il bordo anteriore del palcoscenico e dunque risulta evidente come il sistema "giusto" debba localizzare SEMPRE e TUTTI i suoni emessi da quel piano in poi, verso il fondo.

A seguire viene la larghezza dell'immagine: normalmente e direi "fisicamente" questa è compresa fra i due diffusori e quindi è direttamente legata alle dimensioni dell'ambiente d'ascolto; poco pertanto si può fare a meno di non manipolare il segnale così come facevano (fanno?) gli "elaboratori d'immagine" con effetti molto spesso assolutamente assurdi e completamente irreali.

C'è però una considerazione da fare: immagina idealmente il classico triangolo ai cui vertici sono posizionati i diffusori ed il punto d'ascolto: se il sistema suona "dietro" al piano dei diffusori, "geometricamente", la base del triangolo si allarga e con essa la larghezza virtuale dell'immagine.

Per ultima viene l'altezza ed il motivo è semplice: se non sei fortunato o ricco può capitare di ascoltare magari dal loggione o, se vai a Torino al Lingotto o a Verona in Arena, la tua posizione d'ascolto reale sarà più alta del palcoscenico e quindi ascolterai sempre dall'alto appunto.

Questa situazione tende a comprimere questa terza dimensione e al limite ad annullarla completamente.

Per ora mi fermo qui un po' per non tediare chi mi legge ed un po' per dar modo a tutti di intervenire.

...to be continued...

Ciao
Maurizio
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da nullo »

Prima abbiamo parlato di caratteristiche che dovrebbe avere il suono per generare una sensazione legata all'altezza. Un suono percepito come proveniente dall'alto, ha caratteristiche particolari, un suono "normale" può essere, nel bene e nel male, manipolato alla bisogna, come riportato in precedenza nella citazione del riquadro.

Per avere una caratteristica che esprima la distanza relativa e inoltre la profondità, quale caratteristiche dovrebbe avere? è possibile percepire un suono come lontano, pur ascoltando da vicino?

Direi di sì, ma qualcuno deve averlo messo nel disco, altrimenti come verrebbe fuori? Eppure, ancora una volta, possiamo tranquillamente accorgerci che con lo stesso disco, come succede per l'altezza, al cambiar di cavi, ampli, supporti e casse ecc., la sensazione di larghezza e profondità, la capacità di far sparire le casse o meno, in qualche modo viene modificata.

Ma prescindendo da questo, almeno per ora, come dice Maurizio, come può un suono può essere percepito come proveniente da dietro le casse?

Ci sono più parametri, intanto, possiamo dare un'occhiata a questa immagine e ricordarci che le cosiddette casse audiophile, hanno generalmente una curva calante sulle alte, questione legate alle riflessioni sulle pareti e a quanto sostiene Moller?

Immagine

... il cosiddetto suono monitor è in genere sparato in avanti, e la curva è diversa.


Leggendo qua e là, in particolare:

Si osservi che, mentre lo spostamento destra-sinistra corrisponde a un fenomeno fisico con una metrica oggettivamente misurabile attraverso grandezze fisiche (il suono proviene realmente da una posizione, la distanza tra i due altoparlanti è esprimibile in metri, ecc.), la percezione di vicino e lontano, di avvicinamento e allontanamento corrispondono piuttosto a variabili di stato, cioè a grandezze che non hanno senso di per sé, ma solo una in relazione all'altra: è possibile che il fenomeno descritto, pur ripetibile con differenti ascoltatori, dia a ciascuno di questi differenti percezioni di lontananza e vicinanza .


Più compiutamente:

http://www.acusmetria.it/ita/scritti4.html

Fenomenologia acusmetrica

Nella trattazione affronteremo la percezione e la relativa rappresentazione di punti, di linee e di superfici acusmetriche; le sorgenti sonore (gli altoparlanti) saranno sempre considerate fisse; i punti sonori saranno ottenuti indicando una percezione sonora in una precisa posizione spaziale, mentre le fenomenologie acustiche legate a linee e superfici tenderanno a farle percepire come traiettorie tracciate da punti sonori, inducendo nell'ascoltatore il senso di movimento (è il corrispondente concetto geometrico di una linea geometrica come traiettoria di un punto nello spazio); in alcuni casi tratteremo di linee "fisse", come insieme di punti compresenti (interpretazione geometrica di linea come insieme di punti).

Il contesto mostrerà chiaramente le differenti interpretazioni.

Destra-sinistra. Siamo da tempo abituati alla stereofonia: impianti di ascolto con due altoparlanti sono la norma; possiamo senza dubbio assumere che una riproduzione su due canali stereofonici sia in grado di fornirci una percezione delle provenienze di un suono da destra o da sinistra, così come qualunque suo spostamento orizzontale.

Davanti-dietro. La percezione della profondità attraverso due soli altoparlanti per riproduzioni stereofoniche deve fare ricorso a metafore linguistiche e a interpretazioni indotte dall'esperienza.

Due sono i meccanismi adottabili, in funzione della fissità della sorgente o del movimento della stessa.

Nel caso di sorgenti sonore fisse, la nostra esperienza è che quelle più lontane ci comunicano segnali più deboli; conosciamo anche la legge con cui il segnale sonoro riduce la sua potenza, che è inversamente proporzionale al quadrato della distanza. Potremo quindi agire sul volume di un segnale, seguendo la legge indicata, per far percepire un suono come proveniente da una zona più o meno lontana.

Nel caso di sorgenti sonore in movimento, se la velocità di spostamento delle stesse è bassa, valgono le considerazioni fatte sul volume, mentre nel caso di velocità di spostamento elevata, può essere sfruttato l'effetto Döppler, che innalza la frequenza delle sorgenti in avvicinamento e abbassa quella di sorgenti in allontanamento.

Tutto quanto indicato riguarda evidentemente le intenzioni progettuali del "costruttore" del suono: se questi vuole che venga percepita una sorgente lontanissima in rapido avvicinamento, in posizione centrale, davanti all'a-scoltatore, provvederà a un suono centrale (rispetto ai due altoparlanti) di volume inizialmente basso e fortemente crescente, insieme a un leggero innalzamento della frequenza dello stesso.

Come può un ascoltatore distinguere tra il fenomeno che rappresenta una sorgente sonora debole vicina e quello che rappresenta una sorgente forte lontana? Non può, evidentemente, ma la necessità di relazionare fenomeni e di dare continuità nel tempo fa sì, sulla base di sperimentazioni svolte, che, nel modulare il fenomeno con suoni deboli che aumentano di volume e nello spostarli da destra a sinistra e viceversa, si inducano nell'ascoltatore necessità di interpretazioni spaziali, che possono trovare maggior coerenza in un'interpre-tazione di spostamento in avvicinamento.

Quindi, in tutti questi fenomeni è più facile indurre interpretazioni attraverso la modellazione di punti sonori in movimento che non di punti fissi.

Altri problemi riguardano il davanti e il dietro: dati due altoparlanti posti sulla stessa linea dell'ascoltatore , un suono centrale debole, che cresce di volume e aumenta leggermente la frequenza, facilita l'interpretazione di una sorgente in avvicinamento; lo stesso suono che, raggiunto un apice, diminuisca frequenza e volume risulta in allontanamento; l'interpretazione più comoda per l'ascoltatore è che l'avvicinamento provenga dalla direzione in cui ha rivolto lo sguardo, e che l'allontanamento sia la continuazione della traiettoria; questa sorta di "economia" interpretativa dell'ascoltatore fa sì che il fenomeno sia percepito come illustrato in figura 3.


Fig. 3 - Percezione della profondità con uso di volume e frequenza

Immagine


Vale la pena di commentare la figura:
all'istante T0 la sorgente sonora comincia ad emettere un suono; il fatto che il volume sia debole lo fa percepire come tale, o come lontano; sarà l'evoluzione successiva del suono a suggerire una delle due interpretazioni;
all'istante T1 il volume cresce progressivamente, mentre la frequenza ha uno sbalzo verso un valore più alto, costante; questo è il tipico fenomeno Döppler: quando un'autoambulanza si avvicina a noi con velocità più o meno costante, sentiamo la tonalità del suono più alta, ma costante (aumento della frequenza a causa della somma delle velocità dell'autoambulanza e del suono), e sentiamo il volume aumentare, a causa dell'avvicinamento; l'inter-pretazione più comoda, a mo' di rasoio di Occam, è quella di una sorgente sonora in avvicinamento;
all'istante T2 di massimo volume il fenomeno s'inverte, e ancora l'interpretazione più conveniente è quella di una sorgente in allontanamento;
all'istante T3 il ritorno a un volume costante e a un tono leggermente più alto suggerisce come interpretazione più semplice l'arresto della sorgente sonora.
Si osservi che, mentre lo spostamento destra-sinistra corrisponde a un fenomeno fisico con una metrica oggettivamente misurabile attraverso grandezze fisiche (il suono proviene realmente da una posizione, la distanza tra i due altoparlanti è esprimibile in metri, ecc.), la percezione di vicino e lontano, di avvicinamento e allontanamento corrispondono piuttosto a variabili di stato, cioè a grandezze che non hanno senso di per sé, ma solo una in relazione all'altra: è possibile che il fenomeno descritto, pur ripetibile con differenti ascoltatori, dia a ciascuno di questi differenti percezioni di lontananza e vicinanza .

Alto-basso. L'induzione della percezione dell'altezza da cui proviene un suono con l'uso di due soli altoparlanti posti orizzontalmente passa ancora attraverso meccanismi linguistici e metaforici. I termini "alto" e "basso" sono tra i più potenti usati nella quotidiana comunicazione metaforica: così noi scendiamo le scale o saliamo in casa (con una reale percezione geometrica di alto e basso), ma diciamo che la borsa sale o scende, che siamo al settimo cielo, che ci sentiamo giù, e così via.

La metafora è potente anche nel suono, che sale (di frequenza) divenendo acuto (che ha metaforicamente valenza positiva, di chi punge, di chi capisce), divenendo alto (ancora con senso positivo, etimologicamente ben nutrito e quindi accresciuto), oppure scende (di frequenza), divenendo basso, grave (ancora con valenza negativa, di pesante, da sopportare). Insomma, un suono alto evoca metaforicamente l'alto geometrico, così come un suono basso evoca il basso geometrico.

Se vorremo dare a un ascoltatore l'impressione di una sorgente sonora che si muova verso l'alto sarà sufficiente far crescere la frequenza di un suono, e viceversa per fare percepire un movimento verso il basso.

Si noti che il fenomeno potrebbe interagire con il succitato effetto Döppler; di fatto ne è solo un rafforzamento: quando un'entità fisica si avvicina le sue dimensioni apparenti aumentano, e la crescita dell'altezza del suono percepito corrisponde alla crescita in altezza delle dimensioni della sorgente .
Ciao, Roberto

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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da mau749 »

Accidenti... avevo cominciato a buttar giù la "seconda puntata" dicendo praticamente le stesse cose che hai postato e tratte da quel link che non conoscevo...

Pazienza, non ho certo la presunzione di essere depositario di verità né di essere arrivato per primo a certe conclusioni ed infatti qualcun'altro l'ha fatto prima (e meglio) di me!

Ormai l'ora è "indecente" e sarà il caso di andare a riposare un po' ma mi riservo di commentare e/o aggiungere qualcosa a quanto scritto.

Alla prossima.
Maurizio
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da stereosound »

nullo ha scritto:

Leggendo qua e là, in particolare:

"""Alto-basso. L'induzione della percezione dell'altezza da cui proviene un suono con l'uso di due soli altoparlanti posti orizzontalmente passa ancora attraverso meccanismi linguistici e metaforici. I termini "alto" e "basso" sono tra i più potenti usati nella quotidiana comunicazione metaforica: così noi scendiamo le scale o saliamo in casa (con una reale percezione geometrica di alto e basso), ma diciamo che la borsa sale o scende, che siamo al settimo cielo, che ci sentiamo giù, e così via"""
Se vorremo dare a un ascoltatore l'impressione di una sorgente sonora che si muova verso l'alto sarà sufficiente far crescere la frequenza di un suono, e viceversa per fare percepire un movimento verso il basso.
Mi pare di capire che questa affermazione non tenga conto o almeno non viene detto esplicitamente che la posizione nello spazio degli altoparlanti rispetto all'apparato uditivo ,specialmente in un sistema superiore ad una via ,è determinante ai fini di una corretta riproduzione sul piano verticale! Se ponessimo per ipotesi un tweeter a livello del pavimento e un woofer a 2 mt di altezza come sarebbe la ricostruzione sulla dimensione verticale?
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da mau749 »

Sono pienamente d’accordo sulle analisi citate e vorrei far notare alcune cose che ad una lettura superficiale possono essere sfuggite.

Il meccanismo della percezione “dimensionale” della scena sonora non può prescindere da una considerazione fondamentale: il nostro cervello interpreta i concetti di avanti/dietro e sopra/sotto SEMPRE rispetto ad un riferimento temporale immediatamente precedente; è necessario ed imprescindibile quindi che esista una SEQUENZA temporale di segnali che fornisce la relatività della percezione.

Diverso il discorso per quanto riguarda la percezione destro/sinistro.

In questo caso infatti il riferimento esiste a prescindere dalla sequenza temporale perché la nostra è una percezione binaurale: abbiamo due orecchie sistemate ai lati opposti della testa ed è il nostro naso che istantaneamente ci fa da riferimento spaziale “centrale” e che ci consente di definire la provenienza di un suono.

Pensiamo a cosa accade nella vita di tutti i giorni: quando alle nostre orecchie giunge un segnale “sbilanciato” , istintivamente giriamo la testa in una direzione o nell’altra per fare in modo di ri-bilanciare i livelli interpretando tutto questo, livelli simili alle due orecchie, come definizione geometrica della direzione di provenienza del segnale.

Non possiamo prescindere poi dal fatto che, ci piaccia o no, nel meccanismo di costruzione o ri-costruzione della sensazione spaziale sono coinvolti anche altri sensi, la vista in particolare.

Girando la testa in una direzione noi “guardiano” anche in quella direzione cercando istintivamente di individuare “visivamente” la sorgente che emette il segnale.

Tutto questo è una grossa fregatura quando si parla di sistemi stereofonici tradizionali di riproduzione musicale.

Pensate un attimo alla classica frase “… sento suonare le casse …” siete davvero sicuri che invece voi non stiate VEDENDO suonare i diffusori ?

Personalmente questo è uno dei principali motivi per i quali io ascolto al buio o, al limite, ad occhi chiusi: elimino il riferimento visivo “di disturbo” per concentrarmi unicamente su quello sonoro.

Da queste prime considerazioni scaturisce a mio avviso una prima conclusione importante: la “larghezza” dell’immagine sonora è relativamente semplice da analizzare e da modificare.

Per questa operazione è fondamentale ricercare il corretto posizionamento in ambiente: spesso, forse troppo spesso, si posizionano i diffusori secondo i canoni classici del triangolo EQULATERO con ai vertici i diffusori ed il punto d’ascolto e con i diffusori rivolti verso quest’ultimo.

In questo modo si ascolta in asse con gli altoparlanti ma siamo davvero certi che questa sia la condizione migliore?

Risulta evidente che allargando la base del triangolo e quindi allontanando le casse fra loro la larghezza dell’immagine si allarga “geometricamente” ma esiste il rischio concreto che si verifichi uno “svuotamento” centrale della stessa ed ecco allora che una diversa angolazione dei diffusori rispetto all’asse può modificare sostanzialmente la situazione.

Ancora: molti diffusori tendono a “sparare” un po’ le medio alte, è il caso ad esempio di quasi tutti i fullrange, Lowther in testa; ecco allora che allargando o stringendo l’angolo si ascolta un po’ fuori asse e le cose spesso si aggiustano.

E’ una situazione nota da anni ma spesso trascurata,… ricordate le ESB di Giussani?

Tutto questo è molto meno semplice di come l’ho descritto ed a volte ci vogliono mesi di paziente ricerca, di piccoli e quasi insignificanti spostamenti per modificare significativamente il risultato.

E tutto senza considerare l’importanza fondamentale dell’ambiente…

Alla prossima, sperando che qualcuno abbia qualcosa da dire e prima di affrontare gli argomenti decisamente più complessi delle altre due dimensioni.

Ciao
Maurizio
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da stereosound »

mau749 ha scritto:Sono pienamente d’accordo sulle analisi citate e vorrei far notare alcune cose che ad una lettura superficiale possono essere sfuggite.
Il meccanismo della percezione “dimensionale” della scena sonora non può prescindere da una considerazione fondamentale: il nostro cervello interpreta i concetti di avanti/dietro e sopra/sotto SEMPRE rispetto ad un riferimento temporale immediatamente precedente; è necessario ed imprescindibile quindi che esista una SEQUENZA temporale di segnali che fornisce la relatività della percezione.
Bene!...vedo che hai colto un aspetto importantissimo della percezione :smile:
Vorrei aggiungere ,per far meglio intendere i meccanismi percettivi, che ogni singola percezione completa è composta da 2 singoli percepiti: ogni singolo percepito consiste nel dare al soggetto/oggetto della percezione,in questo caso la riproduzione di segnali musicali attraverso due diffusori posti nello spazio in un certo ambiente di riferimento,un posto nello spazio ed un momento nel tempo.Una percezione singola completa consiste appunto in un minimo di due atti percettivi come specificato( due momenti diversi nel tempo-due percezioni singole in raffronto-atti percettivi-= percezione completa ). Più percezioni complete analizziamo e mettiamo in rapporto tra loro ,più riusciremo a valutare correttamente una sequenza completa. E' chiaro, come ho già detto in precedenza ,che simultaneamente alle percezioni vi è anche e necessariamente un confronto con i dati che abbiamo nella memoria storica(senza di questi non potremmo fare delle sintesi).
Dare all'evento un momento nel tempo significa servirsi della memoria tempo -variante o sospesa ,rispetto alla memoria storica( di cui ho già parlato in altro 3D alcuni mesi fa ,come al solito concluso in diatribe infruttuose a causa,secondo il mio personalissimo parere, di alcuni atteggiamenti di tipo fondamentalista :? ...non faccio comunque nessun riferimento per correttezza e per rispetto di tutte le ideologie e la libertà di pensiero! ) la quale è in grado di fissare un momento T di riferimento a cui poi far confrontare i momenti successivi( specifico che questi meccanismi sono automatici e non ne abbiamo la consapevolezza).
Dare invece un posto nello spazio significa individuare una precisa collocazione spaziale rispetto alla propria posizione di valutazione( ecco perchè è anche importante l'apparato visivo) . Anche qui per capire cosa succede dal punto di vista della collocazione spaziale servono due percepiti singoli. Infatti la dimensione dello spazio può essere percepita sia con l'apparato uditivo attraverso l'elaborazione delle percezioni sonore sia con la vista con l'elaborazione delle percezioni visive.
L'importanza della vista non deve essere sminuita anche se è possibile ascoltare solo ad occhi chiusi!
Nel complesso l'attività percettiva si serve simultaneamente di tutti gli organi sensoriali ed è composta da una molteplicità di percezioni singole tutte rapportate tra loro.
La collocazione spaziale completa si serve simultaneamente sia dell'apparato uditivo che di quello visivo. Questo perchè...La posizione del diffusore o meglio degli altoparlanti rispetto alla nostra posizione di valutazione è importantissima.
L'apparato uditivo e visivo,tagliati dalla salomonica sezione,possono garantire la giusta tridimensionalità alla percezione della musica riprodotta a motivo della loro diversa collocazione spaziale.
Con l'ascolto biaurale possiamo percepire,attraverso i ritardi di tempo rispetto ai T di riferimento per ogni atto percettivo , la corretta localizzazione spaziale : alto-basso;destro-sinistro;avanti-indietro sempre rispetto alla nostra posizione in rapporto alla collocazione spaziale dei diffusori.
Non sono solo i diffusori con la loro posizione a garantire la corretta collocazione spaziale nella riproduzione...siamo soprattutto noi,in rapporto ad essi, che ascoltiamo, con la nostra posizione assunta ,per garantirci un punto ottimale di valutazione(almeno per ascoltare un sistema stereo) . Se cambierò la mia posizione nello spazio rispetto ai diffusori ,cambierà anche tutta la sequenza percettiva e di conseguenza cambieranno anche le valutazioni soggettive.
Questo in sintesi... :hai: :hai: :hai:
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da nullo »

stereosound ha scritto: Dare invece un posto nello spazio significa individuare una precisa collocazione spaziale rispetto alla propria posizione di valutazione( ecco perchè è anche importante l'apparato visivo) . Anche qui per capire cosa succede dal punto di vista della collocazione spaziale servono due percepiti singoli. Infatti la dimensione dello spazio può essere percepita sia con l'apparato uditivo attraverso l'elaborazione delle percezioni sonore sia con la vista con l'elaborazione delle percezioni visive.
L'importanza della vista non deve essere sminuita anche se è possibile ascoltare solo ad occhi chiusi!
Nel complesso l'attività percettiva si serve simultaneamente di tutti gli organi sensoriali ed è composta da una molteplicità di percezioni singole tutte rapportate tra loro.
La collocazione spaziale completa si serve simultaneamente sia dell'apparato uditivo che di quello visivo. Questo perchè...La posizione del diffusore o meglio degli altoparlanti rispetto alla nostra posizione di valutazione è importantissima.

Sgrat!
Immagine

Dunque, sono a teatro o in una cattedrale, se io aggiusto i dati in arrivo con la percezione della sequenza sonora a livello di orecchio, con quanto vedono gli occhi, mi costruisco un ambito spazio temporale, assegnando valori e dando priorità. Scarto ciò che è dubbio o incongruente.

Se chiudo gli occhi, sono portato a fare un super lavoro, poiché mi manca una parte dei dati che mi permettono l'analisi. I dati residui, dovrebbero essere addirittura di qualità migliore ( già preselezionati), se voglio ovviare a possibili errori.

Prima, potevo infatti scartare dati incongruenti e gestire la ridondanza di dati in quanto, quello osservato dagli occhi, aiutava nella selezione dei dati stessi, ad occhi chiusi questo non può succedere.

Ma se devo attribuire una collocazione in un spazio che non posso vedere perché mi trovo altrove, cioè quello dell'ambiente in cui è avvenuta la registrazione, che me ne faccio di vedere quello di ascolto? In questo caso, se ascolto un brano registrato in una cattedrale, guardando un salottino, posso solo introdurre una ulteriore ed insanabile incongruenza.

Per scegliere dove mettere i diffusori, userò le orecchie ed il cervello (se ho il pregresso oopportuno), ma che me ne faccio degli occhi?
Ciao, Roberto

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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da stereosound »

nullo ha scritto:
Dunque, sono a teatro o in una cattedrale, se io aggiusto i dati in arrivo con la percezione della sequenza sonora a livello di orecchio, con quanto vedono gli occhi, mi costruisco un ambito spazio temporale, assegnando valori e dando priorità. Scarto ciò che è dubbio o incongruente.
No! non funziona così...l'incongruenza consiste prevalentemente in una diseguaglianza tra rapporti dei percepiti ed i modelli di riferimenti che utilizziamo di volta in volta per analizzare e riconoscere una sequenza conosciuta o nota soprattutto in una riproduzione incisa !
In una esecuzione dal vivo, invece,con occhi ed orecchi abbiamo tutti i dati di cui abbiamo bisogno per esercitare correttamente quella percezione!
nullo ha scritto:
Se chiudo gli occhi, sono portato a fare un super lavoro, poiché mi manca una parte dei dati che mi permettono l'analisi. I dati residui, dovrebbero essere addirittura di qualità migliore ( già preselezionati), se voglio ovviare a possibili errori.
Prima, potevo infatti scartare dati incongruenti e gestire la ridondanza di dati in quanto, quello osservato dagli occhi, aiutava nella selezione dei dati stessi, ad occhi chiusi questo non può succedere.
No! questo può essere vero solo se conosco perfettamente in ogni dettaglio il brano (magari come un musicista o direttore d'orchestra o un Pico della Mirandola di dati musicali o l'autore stesso del brano...vedi ludwig van beethoven!!!, ) La qualità non c'entra niente con la mancanza del presupposto visivo.
La ridondanza non esiste...tutti i dati sono sempre sufficienti per avere una valutazione!
Bisogna vedere cosa intendi per incongruenti...se intendi la non corrispondenza dei rapporti tra percepiti e modelli di confronto della sequenza o ad un ordine ben preciso non li puoi eliminare affatto.
Rimarranno vissuti come errore.
Se invece intendi una differenza tra esecuzione e riproduzione...questi ci saranno sempre e non sono eliminabili.
nullo ha scritto:
Ma se devo attribuire una collocazione in un spazio che non posso vedere perché mi trovo altrove, cioè quello dell'ambiente in cui è avvenuta la registrazione, che me ne faccio di vedere quello di ascolto? In questo caso, se ascolto un brano registrato in una cattedrale, guardando un salottino, posso solo introdurre una ulteriore ed insanabile incongruenza.
Siamo alle solite! quello che dici non può essere realizzato,sei fuori binario! Credo tu stia confondendo le cose...
Tu vedi quello che ascolti solo in una esecuzione dal vivo...quando si riproduce attraverso due diffusori la stessa esecuzione (simile ma non uguale)vedi la collocazione degli stessi nell'ambiente servendoti dell'apparto visivo ...o forse noo! Non cerchi forse di triangolare geometricamente i diffusori nello spazio rispetto alla tua persona affinchè le condizioni di ascolto siano ottimizzate e per far questo ti servi della vista!
Quindi hai bisogno anche della vista...non ti pare? :lol:
Ultima modifica di stereosound il 27 mar 2011, 16:01, modificato 1 volta in totale.
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da Echo »

stereosound ha scritto: Siamo alle solite! quello che dici non può essere realizzato,sei fuori binario! Credo tu stia confondendo le cose...
Tu vedi quello che ascolti solo in una esecuzione dal vivo...quando si riproduce attraverso due diffusori la stessa esecuzione (simile ma non uguale)vedi la collocazione degli stessi nell'ambiente servendoti dell'apparto visivo ...o forse noo! Non cerchi forse di triangolare geometricamente i diffusori nello spazio rispetto alla tua persona affinchè le condizioni di ascolto siano ottimizzate e per far questo ti servi della vista!
Quindi hai bisogno anche della vista...non ti pare?
Scusami, per capire, secondo te non è possibile percepire un suono con la sensazione che venga da un punto più lontano delle pareti della stanza dove viene riprodotto?
...siate affamati, siate folli!! S.J.
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da stereosound »

Echo ha scritto:
Scusami, per capire, secondo te non è possibile percepire un suono con la sensazione che venga da un punto più lontano delle pareti della stanza dove viene riprodotto?
Se ho capito bene quello che chiedi ,la cosa è possibile...la lontananza rispetto ad una condizione di suono ravvicinato si serve di un livello più basso di emissione con una riverberazione aggiunta di solito(se non è naturale). Comunque io non sono certo esperto di tecniche di ripresa.
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Re: La sequenza, l'uomo e i giusti diffusori

Messaggio da Echo »

stereosound ha scritto:
Echo ha scritto:
Scusami, per capire, secondo te non è possibile percepire un suono con la sensazione che venga da un punto più lontano delle pareti della stanza dove viene riprodotto?
Se ho capito bene quello che chiedi ,la cosa è possibile...la lontananza rispetto ad una condizione di suono ravvicinato si serve di un livello più basso di emissione con una riverberazione aggiunta di solito(se non è naturale). Comunque io non sono certo esperto di tecniche di ripresa.
ma se è possibile percepire un suono come se provenisse da fuori le pareti della stanza di ascolto che te ne fai del riferimento visivo dei diffusori?
...siate affamati, siate folli!! S.J.
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