“è indubbiamente certo che io dubito”

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nullo
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“è indubbiamente certo che io dubito”

Messaggio da nullo »

Potevo anche intitolare: alla scoperta delle ruota...

... ma è lo stesso.
“è indubbiamente certo che io dubito”

Ma è anche certo che le mie cogitationes (ossia le cose che percepisco, rappresento e giudico) non sono avvolte dal dubbio: “è assolutamente chiaro e certo che io percepisco questo o quest’altro”. In altri termini, non posso dubitare né di me come soggetto dubitante né delle percezioni che ricevo ma questo non significa che ciò che percepisco esista effettivamente e sia fuori di me: infatti, resta in dubbio.
http://www.musico-therapy.com/Silenzio%20page2.html

http://users.unimi.it/~gpiana/dm3/dm3suorc.htm

http://users.unimi.it/~gpiana/dm14idxrd.htm

Alcuni spunti di riflessione legate al suono nei link segnalati

Uno scambio in privato fra alcuni partecipanti al forum, mi ha indotto a riproporre qui alcune tematiche relative a domande che non hanno trovato che blande riposte in detto scambio, risposte di quel tipo si trovano in pratica in ogni angolo della rete o nei manuali che segnalano l'ABC del povero fruitore di HIFI.

In particolare si parlava della cosiddetta immagine riproposta da nostro sistema di ascolto. Cosa determini tale organizzazione del suono nello spazio era il tema principale.

Mi è stato limitato il numero di punti interrogativi nei miei post, le domande saranno perciò sottintese.

L'uomo elabora degli input davanti ad un evento musicale, cosa normale, in cosa differisce la riproposizione di un evento è cosa in parte indagata da tutti noi, fra l'indagare, l'osservare e trarre le conclusioni la strada è lunga, sopratutto se cerchiamo le giuste conclusioni. Per arrivare a quelle occorrono le giuste domande scrisse bacchettandomi Paolo Unixman poco tempo fa.

La scena ha tre dimensioni, cosa caratterizzi le tre dimensioni è un possibile tema di approfondimento, quali problemi incontriamo nel tentare di riproporle è un'altro.

Metto di seguito alcuni dati di partenza.

In parte è indagato il modo di percepire le variazioni della collocazione in altezza di una sorgente sonora, ma il nostro sistema di riproduzione, non si esprime come la sorgente originaria, non immette in ambiente come la sorgente originaria e non immette nello stesso ambiente.

Il nostro sistema può descrivere una larghezza che, intuibilmente, si colloca fra i due diffusori ( altezza massima e larghezza massima, definiscono una finestra attraverso la quale noi "vediamo" un ipotetico evento sonoro. Con il cinema 3D si può notare facilmente come da una finestra, ci si possa aspettare che la "visione" possa proporre elementi che si collocano in avanti verso il fruitore, oppure indietro, sempre rispetto a tale finestra. Il limite di tali sistemi è sotto gli occhi di tutti, e può dare luogo ad una serie di considerazioni, ovvero, attenzione agli artifici ed alle conseguenze che essi possono generare sulle caratteriste dell'immagine percepita, cosa che vale ovviamente anche per il suono e le diverse peculiarità che lo connotano.

Posso arbitrariamente introdurre delle variabili che mi allarghino la scena oltre i diffusori, posso immettere in ambiente con sorgenti estese e/o omnidirezionali, posso generare un volume sonoro che può essere più o meno attinente alle dimensioni rappresentate, posso avvicinarmi/allontanarmi e/o variare in altezza la mia posizione di ascolto e posso ovviamente fare un sacco di danni nel raccogliere le informazioni prima di metterle sul un supporto. Di certo non ci saranno registrazioni per tutte le stagioni ed impianti.

A corollario dico anche che ogni elettronica, sorgente, cavo ecc. dice qualcosa di troppo o troppo poco, si determinano evidenti infatti evidenti variazioni dell'immagine virtuale, anche al solo variare delle elettroniche e del loro posizionamento e dell'iterazione fra loro.

A noi mortali, di fronte a questa sommatoria di problemi, non resta che seguire pedissequamente la strada lastricata e ben illuminata dagli estensori dell'AES (che è ovviamente e incontrovertibilmente oggettiva per alcuni). Potremmo però chiederci se anche loro non fossero andati incontro a pesanti e soggettive valutazioni dell'importanza dei parametri salvaguardati e/o manipolati ad hoc, per raggiungere obiettivi predeterminati in tal senso.

Dato il mare magnum di soluzioni proposte, propendo per la seconda. Dato che il campo sonoro primario ce lo scordiamo, la semplificazione che ne consegue avrà il carattere di una coperta corta e soggettiva.

Se qualcuno volesse dire come la pensa, avverto che la strada strada sarà lunga e perigliosa, poiché, naturalmente, alcuni esponenti del si conosce già tutto o dell'è trascurabile, saranno in agguato, come se tali osservazioni, conclusioni e/o godimento di significati, non potessero avere una connotazione soggettiva.
Ciao, Roberto

Conoscete qualcuno che scelga i propri apparecchi ed accessori con le misure e non con l'ascolto degli stessi in un particolare contesto?
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