Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

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Luc1gnol0
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da Luc1gnol0 »

UnixMan ha scritto:?? io stavo parlando del campo acustico di per se stesso, quindi la domanda non è pertinente. Verosimilmente un microfono ed un orecchio umano rispondono diversamente ad uno stesso campo acustico, ma dal punto di vista del campo la cosa è irrilevante.

Veramente mi pare l'equivoco di base (da parte un po' di tutti).

Dal punto di vista fisico il campo esiste, punto: e non è rilevante il fatto che non ci sono elementi per stabilire se sia (o meno) tempo variante di suo.

Viceversa, il "punto di vista del campo" non esiste, è quasi un'inversione logica, semmai un operatore/sperimentatore può avere un punto di vista. Detto diversamente: un campo acustico ha qualche rilevanza per noi se non c'è un rivelatore/recettore immerso nello stesso? Un universo "vuoto" ha una qualche rilevanza?

Non è il campo a stabilire la tempovarianza del sistema, ma il recettore/rilevatore/osservatore.
Peraltro, come ben sai, lavorando nel campo della fisica, le misure sono sempre perturbative del fenomeno.
Se la perturbazione (rilevazione) è lineare e tempo invariante, nulla quaestio.
Se la perturbazione (la rilevazione) è tempo variante (e magari anche non lineare), bisogna fare altre ipotesi.
UnixMan ha scritto:
Luc1gnol0 ha scritto:il segnale registrato porta informazioni alterabili dalle riflessioni e dalle interferenze del segnale trasmesso?
domanda insidiosa e non banale. È ovvio che le interazioni con l'ambiente scombinano le cose e che riflessioni, riverberi, inetrferenze ecc alterano sensibilmente il campo. Si tratta però in tutti i casi di trasformazioni lineari ed invarianti e pertanto, IIRC, dal punto di vista fisico l'informazione trasportata dal campo non cambia.

Il punto di vista fisico di un universo vuoto si può dire che "non esista", o meglio, che "non sia rilevante".

Le perturbazioni del campo come sono percepite dal rilevatore? In maniera tempo-invariante, come accade, semplificando, per un microfono?
Bene, si segue una via di indagine.

Si fa l'ipotesi che il rilevatore/osservatore non sia tempo-invariante? Nei limiti di questa ipotesi, che le eventuali trasformazioni siano tempo invarianti è indifferente, non rilevante, perché è lo sperimentatore ad essere non tempo invariante, come forse notavi anche tu di seguito nel discorso.
UnixMan ha scritto:Nondimeno, tutti questi fenomeni - che possiamo classificare come distorsioni lineari - alterano per così dire la "forma" in cui tale informazione è "presentata" e possono quindi essere notevolmente influenti (e deleterie) per quanto riguarda la "decodifica" di tali informazioni. Come sicuramente avviene nel caso di un ascoltatore umano, la cui percezione può cambiare significativamente a causa dell'ambiente (tutti ne abbiamo abbondante esperienza diretta...). E qui effettivamente entrano in gioco anche fenomeni percettivi/psicoacustici quali il mascheramento, ecc.

Attenzione: il mascheramento, che il cd. metodo Moss assume, non è lo stesso mascheramento che si osserva nel funzionamento (altamente non lineare e, come per gli altoparlanti reali, molto probabilmente già di suo tempo variante) dell'orecchio.

Il mascheramento del cd. metodo Moss ha a che vedere con qualcosa che forse tu hai chiamato "decodifica": le strutture del cervello che interpretano i dati come già percepiti/interpretati dall'orecchio (e quindi già non come semplicemente traslati/trasformati di quelli esistenti fisicamente nel campo fuori dall'orecchio), orecchio che però già opera un "mascheramento" come descritto in letteratura clinica più volte, ed al quale forse tu ora ti riferisci (diverso dal primo e non necessariamente tempo variante).
UnixMan ha scritto:Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con la pretesa che l'aria (o l'ambiente) abbiano una qualche sorta di "memoria" acustica e/o che siano tempo-varianti. :!:

Infatti, malgrado marziom e nullo, è una pretesa indimostrata: ma nondimeno non è neppure necessaria (ai fini dell'asserita non invarianza del sistema).
UnixMan ha scritto:Una interpretazione (IMHO) più corretta è che la nostra percezione non è invariante rispetto alle trasformazioni lineari del segnale (il che è la scoperta dell'acqua calda... :lol: ).
Potrà essere una tautologia che suscita ilarità, ma nondimeno: posto che la nostra percezione non è invariante (ipotesi), posto che non possiamo "controllarla"/"simularla", che ce ne facciamo dei meri dati "grezzi" del campo esterno, non sapendo come vengano elaborati/decodificati/interpretati? Si crea una dicotomia tra informazione e mezzo?
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da UnixMan »

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da nullo »

Luc1gnol0 ha scritto:
UnixMan ha scritto:Una interpretazione (IMHO) più corretta è che la nostra percezione non è invariante rispetto alle trasformazioni lineari del segnale (il che è la scoperta dell'acqua calda... :lol: ).
Potrà essere una tautologia che suscita ilarità, ma nondimeno: posto che la nostra percezione non è invariante (ipotesi), posto che non possiamo "controllarla"/"simularla", che ce ne facciamo dei meri dati "grezzi" del campo esterno, non sapendo come vengano elaborati/decodificati/interpretati? Si crea una dicotomia tra informazione e mezzo?
Sei incredibile come avvocato del diavolo, solo due giorni fa, parlavi dei passi da gigante fatti dagli albori ad oggi che sembravano prescindere da questo.... ma ti capisco, non stare a rispondere.
Luc1gnol0 ha scritto:
UnixMan ha scritto:Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con la pretesa che l'aria (o l'ambiente) abbiano una qualche sorta di "memoria" acustica e/o che siano tempo-varianti. :!:

Infatti, malgrado marziom e nullo, è una pretesa indimostrata: ma nondimeno non è neppure necessaria (ai fini dell'asserita non invarianza del sistema).
Te lo ridico Paolo, la memoria ce l'hai se sei in ambiente chiuso ( lascia stare la parola e pensa al concetto che essa rappresenta), il riverbero rappresenta la "memoria" di ciò che è successo un istante prima. Inserisci un segnale che si somma alle informazioni inserite in precedenza che persistono grazie al riverbero, pur con ampiezza minore, non sono nulle. Qui non c'entra la invarianza, siamo nella "tua" pretesa realtà fisica. Come influisca nel recettore è altra cosa.

@ MAx

Parlavo di controllare l'ambiente secondario ( purtroppo in quello primario, agiscono i fonici con grande danno, quando tolgono con ripresa ravvicinata il contributo ambientale e, peggo, a volte mettono del riverbero a caso) e di come condizionare l'inserimento del segnale codificato stereo che porta con sé incongruenze notevoli.
Ciao, Roberto

Conoscete qualcuno che scelga i propri apparecchi ed accessori con le misure e non con l'ascolto degli stessi in un particolare contesto?
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da Luc1gnol0 »

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da Luc1gnol0 »

nullo ha scritto:Sei incredibile come avvocato del diavolo, solo due giorni fa, parlavi dei passi da gigante fatti dagli albori ad oggi che sembravano prescindere da questo.... ma ti capisco, non stare a rispondere.

Ti ho detto che quel singolo e particolare argomento non mi sembrava pertinente, tu non ne sei convinto, amen.
nullo ha scritto:
Luc1gnol0 ha scritto:
UnixMan ha scritto:Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con la pretesa che l'aria (o l'ambiente) abbiano una qualche sorta di "memoria" acustica e/o che siano tempo-varianti. :!:

Infatti, malgrado marziom e nullo, è una pretesa indimostrata: ma nondimeno non è neppure necessaria (ai fini dell'asserita non invarianza del sistema).

il riverbero rappresenta la "memoria" di ciò che è successo un istante prima. Inserisci un segnale che si somma alle informazioni inserite in precedenza che persistono grazie al riverbero, pur con ampiezza minore, non sono nulle. Qui non c'entra la invarianza, siamo nella "tua" pretesa realtà fisica. Come influisca nel recettore è altra cosa.

Non ho capito: stai dicendo che la "stanza chiusa" (il campo emesso in...) è non invariante di suo?

Se del caso, il riverbero da che cosa viene misurato/percepito?
Un microfono, un DSP, sono in grado di operare trasformazioni sulla risposta singola o complessiva in maniera tempo invariante?
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da stereosound »

nullo ha scritto:
... il riverbero rappresenta la "memoria" di ciò che è successo un istante prima. Inserisci un segnale che si somma alle informazioni inserite in precedenza che persistono grazie al riverbero, pur con ampiezza minore, non sono nulle. Qui non c'entra la invarianza, siamo nella "tua" pretesa realtà fisica. Come influisca nel recettore è altra cosa.

L'effetto" memoria dell'ambiente" di cui parli andrebbe valutato in base alla differenza tra livello sonoro di ascolto medio e rumore di fondo ambientale, sempre che il tempo di riverberazione si mantenga su livelli abbastanza inferiori ad 1 sec.
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da nullo »

Luc1gnol0 ha scritto:
nullo ha scritto:Sei incredibile come avvocato del diavolo, solo due giorni fa, parlavi dei passi da gigante fatti dagli albori ad oggi che sembravano prescindere da questo.... ma ti capisco, non stare a rispondere.

Ti ho detto che quel singolo e particolare argomento non mi sembrava pertinente, tu non ne sei convinto, amen.
... ed io invece ti avevo detto che avevo capito e che non dovevi stare a rispondere |( :grin: :grin:

Luc1gnol0 ha scritto:
nullo ha scritto:
Luc1gnol0 ha scritto:
UnixMan ha scritto:Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con la pretesa che l'aria (o l'ambiente) abbiano una qualche sorta di "memoria" acustica e/o che siano tempo-varianti. :!:

Infatti, malgrado marziom e nullo, è una pretesa indimostrata: ma nondimeno non è neppure necessaria (ai fini dell'asserita non invarianza del sistema).

il riverbero rappresenta la "memoria" di ciò che è successo un istante prima. Inserisci un segnale che si somma alle informazioni inserite in precedenza che persistono grazie al riverbero, pur con ampiezza minore, non sono nulle. Qui non c'entra la invarianza, siamo nella "tua" pretesa realtà fisica. Come influisca nel recettore è altra cosa.

Non ho capito: stai dicendo che la "stanza chiusa" (il campo emesso in...) è non invariante di suo?

Se del caso, il riverbero da che cosa viene misurato/percepito?
Un microfono, un DSP, sono in grado di operare trasformazioni sulla risposta singola o complessiva in maniera tempo invariante?
Minchia, era un modo di mettere l'attenzione su un particolare che pare sfuggire! :wink:

In un dato punto non abbiamo la semplice somma dei segnali L+R emessi in ambiente, perché in quel punto, in quel dato momento, si sommeranno le eco del suono generato in precedenza. Questo succede in un qualsiasi ambiente riverberante. Ecco perché dicevo a Paolo, che in un qualche modo ( ed in certi spazi) l'aria conserva la "memoria " di quel che è successo prima e condizionerà pure quello che succederà dopo. Un fenomeno che esiste per la fisica ed in qualche modo si può pure provare a descrivere, esistono anche grossolane considerazioni sulla sua influenza sulla intelligibilità del segnale.

Ma se ci riferiamo all'ascolto evoluto di un segnale musicale,
nullo ha scritto:Come influisca nel recettore è altra cosa.


la cosa diviene molto più complessa. La risposta di Max, la dice lunga sul come esso venga normalmente affrontato ( come nella telefonia ad es.? :grin: ), esso influisce in modo determinante (assieme ad altrettanto determinanti attenzioni e per quel che io ho potuto intendere), quando si finalizza l'operato alla congruenza.

Se andiamo ad agire per rendere congruenti i vari segnali per il nostro specialissimo recettore ( l'uomo), ci si può rendere conto che, solo grazie ad una lunga osservazione, siano possibili interventi che rendono decisamente più digeribile il segnale. Ma questo è un argomento tutto da sviscerare, intendo sia il metodo, che la finalità.

Vuoi dire tu, o Fabio o chi se la sente, cosa si possa intendere per congruenza? Vogliamo analizzare cosa rende incongruenti i vari segnali che arrivano al nostro orecchio? Vogliamo preparare una base di discussione tanto per vedere se l'argomento interessa e se qualcuno ha la vaga idea di cosa si stia parlando?
Ciao, Roberto

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da Luc1gnol0 »

nullo ha scritto:Minchia, era un modo di mettere l'attenzione su un particolare che pare sfuggire! :wink:

Sig. Tenente, mi pare che il particolare forse possa stare sfuggendo a lei!

Questa particolare "memoria", o meglio, quel particolare che a te sembra che ad altri (a noi) sfugga, mi pare che sia uno di quei casi in cui l'onesto teorema del pupo Fourier (lo chiama ancora così, l'ing. Russo?) funzioni ancora più che discretamente: tant'è che è così che funzionano, più o meno ineccepibilmente, i vari correttori d'ambienza, processori di riverbero e quant'altro.

Pertanto (e come peraltro mi sembra tu ti renda ben conto, a giudicare dai successivi periodi che non cito), dal punto di vista di chi sostiene la non invarianza temporale del sistema, dovrebbe essere un argomento del tutto irrilevante, ai suoi fini: ergo da non trattare.

Invece il tirarlo in ballo, nel caso, amplifica (solo) il "rumore" della discussione, e non contribuisce alla chiarezza generale circa i termini del discutere (almeno a giudicare dalle reazioni delle "zucche", come le chiami tu).
nullo ha scritto:Se andiamo ad agire per rendere congruenti i vari segnali per il nostro specialissimo recettore ( l'uomo), ci si può rendere conto che, solo grazie ad una lunga osservazione, siano possibili interventi che rendono decisamente più digeribile il segnale. Ma questo è un argomento tutto da sviscerare, intendo sia il metodo, che la finalità.

E dal punto di vista teorico, tutto da spiegare, impiantare.
nullo ha scritto:Vuoi dire tu, o Fabio o chi se la sente, cosa si possa intendere per congruenza? Vogliamo analizzare cosa rende incongruenti i vari segnali che arrivano al nostro orecchio? Vogliamo preparare una base di discussione tanto per vedere se l'argomento interessa e se qualcuno ha la vaga idea di cosa si stia parlando?

No, se vuoi posso parlarti di glutammato o di relazioni industriali a quarant'anni dal '68.
Non ne so quasi una cd. beneamata mazza, ma le mie opinioni so già che risulterebbero meno peregrine di quelle sulla "congruenza" (detto diversamente, sono forse due anni che me ne frego della congruenza, attendendo come il noto cinese che passi qualche cadavere: della congruenza o dei suoi nemici, mi è "quasi" indifferente).
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da nullo »

Luc1gnol0 ha scritto:
nullo ha scritto:Minchia, era un modo di mettere l'attenzione su un particolare che pare sfuggire! :wink:

Sig. Tenente, mi pare che il particolare forse possa stare sfuggendo a lei!
Sì, hai un caratteraccio, io non me la tiro, non parlavo a te, o lui ecc., ma in generale, e se rileggi il tenore della risposta di Paolo, ti rendi conto che l'argomento è noto... ma si finisce spesso per non considerarlo a sufficienza.
Luc1gnol0 ha scritto: Questa particolare "memoria", o meglio, quel particolare che a te sembra che ad altri (a noi) sfugga, mi pare che sia uno di quei casi in cui l'onesto teorema del pupo Fourier (lo chiama ancora così, l'ing. Russo?) funzioni ancora più che discretamente: tant'è che è così che funzionano, più o meno ineccepibilmente, i vari correttori d'ambienza, processori di riverbero e quant'altro.

Pertanto (e come peraltro mi sembra tu ti renda ben conto, a giudicare dai successivi periodi che non cito), dal punto di vista di chi sostiene la non invarianza temporale del sistema, dovrebbe essere un argomento del tutto irrilevante, ai suoi fini: ergo da non trattare.

Invece il tirarlo in ballo, nel caso, amplifica (solo) il "rumore" della discussione, e non contribuisce alla chiarezza generale circa i termini del discutere (almeno a giudicare dalle reazioni delle "zucche", come le chiami tu).
nullo ha scritto:Se andiamo ad agire per rendere congruenti i vari segnali per il nostro specialissimo recettore ( l'uomo), ci si può rendere conto che, solo grazie ad una lunga osservazione, siano possibili interventi che rendono decisamente più digeribile il segnale. Ma questo è un argomento tutto da sviscerare, intendo sia il metodo, che la finalità.

E dal punto di vista teorico, tutto da spiegare, impiantare.
Già, ma prima sarebbe bello capirne le fondamenta, perché se diamo per scontato che non ne esista la necessità, rimaniamo al campo fisico e la sua relativa analisi
Luc1gnol0 ha scritto:
nullo ha scritto:Vuoi dire tu, o Fabio o chi se la sente, cosa si possa intendere per congruenza? Vogliamo analizzare cosa rende incongruenti i vari segnali che arrivano al nostro orecchio? Vogliamo preparare una base di discussione tanto per vedere se l'argomento interessa e se qualcuno ha la vaga idea di cosa si stia parlando?

No, se vuoi posso parlarti di glutammato o di relazioni industriali a quarant'anni dal '68.
Non ne so quasi una cd. beneamata mazza, ma le mie opinioni so già che risulterebbero meno peregrine di quelle sulla "congruenza" (detto diversamente, sono forse due anni che me ne frego della congruenza, attendendo come il noto cinese che passi qualche cadavere: della congruenza o dei suoi nemici, mi è "quasi" indifferente).
.. e anche questo era chiaro.
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da UnixMan »

Luc1gnol0 ha scritto:
UnixMan ha scritto:?? io stavo parlando del campo acustico di per se stesso, quindi la domanda non è pertinente. Verosimilmente un microfono ed un orecchio umano rispondono diversamente ad uno stesso campo acustico, ma dal punto di vista del campo la cosa è irrilevante.

Veramente mi pare l'equivoco di base (da parte un po' di tutti).

doh... per una volta ci troviamo perfettamente daccordo. :D
Luc1gnol0 ha scritto:Dal punto di vista fisico il campo esiste, punto:

ed anche su questo siamo daccordo...
Luc1gnol0 ha scritto:e non è rilevante il fatto che non ci sono elementi per stabilire se sia (o meno) tempo variante di suo.

...qui invece no.

La rilevanza sta nel fatto che se il campo fosse di per se stesso tempo-variante, praticamente non potresti avere alcuna riproduzione fedele e prevedibile neanche del campo stesso. Viceversa, io do per scontato che un campo acustico sia (almeno in linea di principio) perfettamente riproducibile (mi riferisco ad es. al campo acustico riprodotto in un dato ambiente, insomma a quello che succede riproducendo più volte lo stesso disco, con lo stesso impianto, nello stesso ambiente, nelle medesime condizioni, ecc).

Perché questo è rilevante? ri-provo a spiegare come la penso.

Il fatto che la percezione individuale, soggettiva, di un singolo evento sia non invariante direi che sia assodato; "non ci piove".

Se ascolto due volte lo stesso identico campo acustico, è a dir poco improbabile che lo percepisca allo stesso identico modo.

Ma se la percezione fosse "completamente" tempo-variante, sarebbe completamente scorrelata dal campo acustico. Il che implicherebbe però che la percezione dovrebbe essere assolutamente casuale rispetto al campo acustico, cioè completamente indipendente da esso! Cosa che è evidentemente falsa.

È viceversa evidente che, "mediamente", tutti sentiamo e vediamo (percepiamo) le stesse cose (fisiche) all'incirca allo stesso modo.

Quindi IMHO se ne può dedurre che per ogni campo acustico dato è definibile una "percezione media" che è invariante.

Questo implica che posso intervenire sul campo acustico per influenzare la percezione e posso definire cosa è meglio e cosa è peggio. Posso fare misure e cercare una correlazione tra i risultati di queste (i parametri fisici del campo) e tale "percezione media". Infine, posso utilizzare le conoscenze acquisite per progettare il mio sistema di riproduzione affinché sia pecettivamente migliore. Tutte cose che ovviamente non potrei fare se il sistema fose "completamente" non-invariante.
Luc1gnol0 ha scritto:Viceversa, il "punto di vista del campo" non esiste, è quasi un'inversione logica,
si, ok, mi sono espresso in modo poco appropriato... (non avevo messo le virgolette?). Comunque quello che intendevo dire l'hai capito, no? :wasntme:
Luc1gnol0 ha scritto:
UnixMan ha scritto:E qui effettivamente entrano in gioco anche fenomeni percettivi/psicoacustici quali il mascheramento, ecc.

Attenzione: il mascheramento, che il cd. metodo Moss assume, non è lo stesso mascheramento che si osserva nel funzionamento (altamente non lineare e, come per gli altoparlanti reali, molto probabilmente già di suo tempo variante) dell'orecchio.

io mi riferivo ai fenomeni di mascheramento quali descritti dalla psicoacustica "ufficiale". Delle teorie di Moss non sono mai riuscito a vedere un compendio comprensibile e da quel poco che ho letto in giro fondamentalmente non ci ho capito un accidente.
Luc1gnol0 ha scritto:Il mascheramento del cd. metodo Moss ha a che vedere con qualcosa che forse tu hai chiamato "decodifica":
con "decodifica" intendevo l'intero processo di "estrazione" delle informazioni dal "segnale grezzo", processo che parte dall'orecchio e (presumibilmente) arriva fino ai processi cognitivi.
Luc1gnol0 ha scritto:
UnixMan ha scritto:Una interpretazione (IMHO) più corretta è che la nostra percezione non è invariante rispetto alle trasformazioni lineari del segnale (il che è la scoperta dell'acqua calda... :lol: ).
Potrà essere una tautologia che suscita ilarità, ma nondimeno: posto che la nostra percezione non è invariante (ipotesi), posto che non possiamo "controllarla"/"simularla", che ce ne facciamo dei meri dati "grezzi" del campo esterno, non sapendo come vengano elaborati/decodificati/interpretati?
il problema in tutta questa questione IMHO è proprio questo. Se non sappiamo come le informazioni vengono elaborate, come facciamo a progettare un sistema di riproduzione? su quali basi lo progettiamo?

Ma, soprattutto, se il sistema fosse davvero "completamente" non-invariante, allora sarebbe semplicemente impossibile riprodurre alcunché. E non vedo alcun modo in cui la conoscenza di un tale fatto potrebbe essere utilizzata per... negarlo! :?
Luc1gnol0 ha scritto:Si crea una dicotomia tra informazione e mezzo?
se ho capito che vuoi dire, fondamentalmente questo è esattamente quello che è sempre stato fatto fino ad ora. Si tenta di riprodurre nel miglior modo possibile il campo acustico assumendo che la percezione - a prescindere dalle variabilità soggettive e del momento - sia comunque fondamentalmente legata alle "qualità" di tale riproduzione fisica. Il che, in mancanza di alternative migliori, non mi sembra poi così insensato. E visto da dove siamo partiti (nulla) e dove siamo arrivati, direi che il metodo per quanto rozzo abbia dimostrato di funzionare piuttosto bene.

Ovviamente, ancora più sensato sarebbe utilizzare le (sia pur limitate) conoscenze di psicoacustica che abbiamo per ottimizzare la riproduzione in funzione dell'utente finale, quindi ad esempio ottimizzando quanto più possibile quei parametri che sono più rilevanti (per l'utente finale) anche a discapito di altri che magari sono più immediatamente apparenti alle misure (oggi) "standard" ma meno (o per nulla) rilevanti dal punto di vista della percezione.

E se opportuno, perché no, utilizzare anche "trucchi" psicoacustici vari (ad es. terzo suono, ricostruzione delle fondamentali mancanti, ecc) laddove ciò possa essere effettivamente utile e/o appropriato.

Ma nota bene che anche tutto ciò presume necessariamente che il sistema (uomo compreso) sia sostanzialmente invariante, quantomeno nel senso "medio" di cui parlavo sopra.

Diversamente, se il sistema fosse "completamente" non-invariante, non si potrebbe fare proprio un bel niente...

(non solo la riproduzione musicale non potrebbe esitere, ma non potrebbe esistere neanche la comunicazione tra individui diversi, in nessuna forma. La stessa realtà "oggettiva" non esisterebbe in quanto ognuno di noi, in ogni dato momento, la percepirebbe in maniera completamente diversa).
Ciao, Paolo.

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da vince »

UnixMan ha scritto: È viceversa evidente che, "mediamente", tutti sentiamo e vediamo (percepiamo) le stesse cose (fisiche) all'incirca allo stesso modo.
Vorrei sapere se questa cosa è certa. Esiste uno studio che dica questo, oppure no?
In sintesi:
prendiamo un suono elementare. Quello che io sento è lo stesso di quello che senti tu solo perché gli diamo lo stesso nome e ci hanno insegnato a chiamarlo così, o si può dimostrare che effettivamente sentiamo la stessa cosa?
E' una domanda che gira nella mia testa da anni, ma non ho mai approfondito... pensavo parallelamente ai colori, ma questa è un'altra storia.
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da UnixMan »

vince ha scritto:
UnixMan ha scritto: È viceversa evidente che, "mediamente", tutti sentiamo e vediamo (percepiamo) le stesse cose (fisiche) all'incirca allo stesso modo.
Vorrei sapere se questa cosa è certa. Esiste uno studio che dica questo, oppure no?
questo non lo so. Per come l'ho detta (cioè tenendo il "circa") mi sembra una ovvietà, che "dimostri" banalmente per assurdo considerando cosa succederebbe se ciò non fosse vero (tanto per dirne una, come potrebbero funzionare i codec percettivi se la percezione fosse sostanzialmente diversa per ciascun individuo?)
vince ha scritto:prendiamo un suono elementare. Quello che io sento è lo stesso di quello che senti tu solo perché gli diamo lo stesso nome e ci hanno insegnato a chiamarlo così, o si può dimostrare che effettivamente sentiamo la stessa cosa?
bella domanda... e come fai a stabilire cosa sentiamo effettivamente? Io posso farti sentire il pianto di un bambino e tu mi dirai che quello è il pianto di un bambino... ma come si fa a sapere se il suono che tu senti nella tua testa (e che per esperienza associ a quel suono) è uguale a quello che sento io nella mia testa?

Parlando poi di "suoni elementari", se intendi i "toni puri" (sinusoidi), pare che addirittura anche uno stesso individuo li percepisce in modo (leggermente) diverso da un orecchio piuttosto che dall'altro! :o

http://www.mmk.ei.tum.de/persons/ter/top/diplacus.html
vince ha scritto:E' una domanda che gira nella mia testa da anni, ma non ho mai approfondito... pensavo parallelamente ai colori, ma questa è un'altra storia.
Sarebbe bello trovare materiale a riguardo
Parecchie informazioni interessanti sulla percezione acustica e sui relativi meccanismi le puoi trovare ad esempio qui: http://www.mmk.ei.tum.de/persons/ter.html
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da dueeffe »

UnixMan ha scritto:
La rilevanza sta nel fatto che se il campo fosse di per se stesso tempo-variante, praticamente non potresti avere alcuna riproduzione fedele e prevedibile neanche del campo stesso.

Viceversa, io do per scontato che un campo acustico sia (almeno in linea di principio) perfettamente riproducibile

Se ascolto due volte lo stesso identico campo acustico

Ma se la percezione fosse "completamente" tempo-variante, sarebbe completamente scorrelata dal campo acustico. Il che implicherebbe però che la percezione dovrebbe essere assolutamente casuale rispetto al campo acustico, cioè completamente indipendente da esso! Cosa che è evidentemente falsa.

È viceversa evidente che, "mediamente", tutti sentiamo e vediamo (percepiamo) le stesse cose (fisiche) all'incirca allo stesso modo.

Quindi IMHO se ne può dedurre che per ogni campo acustico dato è definibile una "percezione media" che è invariante.

Posso fare misure e cercare una correlazione tra i risultati di queste (i parametri fisici del campo) e tale "percezione media".

Infine, posso utilizzare le conoscenze acquisite per progettare il mio sistema di riproduzione affinché sia pecettivamente migliore. Tutte cose che ovviamente non potrei fare se il sistema fose "completamente" non-invariante.


Tu lo sai che questa roba che stai scrivendo è completamente priva di senso, vero?


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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da UnixMan »

No, spiegacelo tu.
Ciao, Paolo.

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da dueeffe »

UnixMan ha scritto:No, spiegacelo tu.

Paolo, cosa dovrei spiegarti?

Che stai trattando la matematica, la fisica, la percezione, la Teoria dei sistemi ecc. ecc. (non a metri cubi, come ti ha detto Luca, bensì) a "cottimate" (*)?

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(*) Una volta chiesero ad un operaio di un calzaturificio di Montegranaro: "quante scarpe avete prodotto oggi?"
Risposta: "Una cottimata"
(Almeno il metro cubo è un'unità "credibile"...)
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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da UnixMan »

Appunto. Siccome io non so nulla, spiegamelo tu.
Ciao, Paolo.

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da Luc1gnol0 »

UnixMan ha scritto:
Luc1gnol0 ha scritto:e non è rilevante il fatto che non ci sono elementi per stabilire se sia (o meno) tempo variante di suo.

...qui invece no.

La rilevanza sta nel fatto che se il campo fosse di per se stesso tempo-variante, praticamente non potresti avere alcuna riproduzione fedele e prevedibile neanche del campo stesso. Viceversa, io do per scontato che un campo acustico sia (almeno in linea di principio) perfettamente riproducibile (mi riferisco ad es. al campo acustico riprodotto in un dato ambiente, insomma a quello che succede riproducendo più volte lo stesso disco, con lo stesso impianto, nello stesso ambiente, nelle medesime condizioni, ecc).

Era solo una clausola di stile, una formula per dire che, ai fini del limitato discorso in oggetto, si può anche soprassedere sul fatto che il campo sia esso tempo invariante o tempo variante.

Come ho avuto già modo di dire, bisogna cercare di non confondere semplicità e determinismo.

Se il campo fosse tempo-variante, beh, nulla quaestio.
Se il campo fosse tempo-invariante, ancora manca la perturbazione dello stesso a fini di indagine: se la perturbazione (misura, percezione, decodifica) è tempo invariante, vale la sovrapposizione degli effetti et c. Viceversa, se la perturbazione (misura, percezione, decodifica) è in se tempo variante, non vale la sovrapposizione degli effetti tra campo e perturbazione stessa (misura, percezione, decodifica).
UnixMan ha scritto:Ma se la percezione fosse "completamente" tempo-variante, sarebbe completamente scorrelata dal campo acustico. Il che implicherebbe però che la percezione dovrebbe essere assolutamente casuale rispetto al campo acustico, cioè completamente indipendente da esso! Cosa che è evidentemente falsa.

I termini della questione vanno precisati, rispetto a quanto vai scrivendo.

Un conto è parlare di percezione dei suoni tout court.

Un altro, più limitato, e secondo il cd. metodo Moss qualitativamente diverso conto è parlare di percezione dei cd. "suoni musicali" (musica, pre-registrata, poi riprodotta, et c.).

Secondo me la questione non sarebbe da affrontare in certi termini, ma viste alcune conseguenze che ti sembra di inferirne, vediamo il caso più generale che poni: la percezione è possibile che sia scorrelata dal campo acustico?

Con certezza quasi assoluta, no: come un po' credo tu sappia, per quel che si conosce la natura sostanzialmente stocastica della percezione/trasmissione nervosa fa si che nei centri corticali vadano a formarsi delle strutture, appunto, statisticamente più probabili rappresentative del percepito ("il grande mondo laggiù").

Ci si può chiedere se queste strutture possano essere sempre le stesse per tutti gli esseri umani.
Parlando in senso assoluto si potrebbe dire che in teoria si, in pratica no: nel senso che, se davvero si desse una identicità di soggetto sperimentatore (identico cervello biologico, identico ambiente, identica educazione, identica cultura, identiche esperienze anche emotive, et c.), solo allora *si* (per cui, no).

Possiamo però con discreto grado di approssimazione supporre che, nel caso di elevata similitudine di tutte le condizioni al contorno, in via generale ed astratta le strutture andranno ad essere ragionevolmente simili (almeno su di un piano probabilistico: della serie, per molti ma non per tutti).
E daltronde, come scrivi tu:
UnixMan ha scritto:È viceversa evidente che, "mediamente", tutti sentiamo e vediamo (percepiamo) le stesse cose (fisiche) all'incirca allo stesso modo.

"Sfortunatamente" la funzione descrittiva della formazione e del funzionamento delle strutture del cervello deputate alla decodifica degli stimoli sensoriali è al momento del tutto o quasi incognita, sconosciuta, non inferibile dai dati in possesso, e questo, in aggiunta al funzionamento non lineare auto-adattativo dell'orecchio pure questo matematicamente poco noto (specie nella sua interazione col sistema nervoso centrale), esclude quasi ogni utilizzabilità pratica e diretta delle supposizioni fatte poc'anzi, e vieppiù esclude in radice la formulabilità di una correlazione tra il determinismo chimico della macchina cervello ed il determinismo del mondo fisico ad esso esterno. Ed abbiamo tralasciato le altre modalità di percezione (via endossea) per motivi di semplicità.

Nel caso più limitato, viene ad emergere quello che a me pare l'altro lato del motivo del problema "conoscibilità".

Viene posta (secondo il cd. metodo Moss, o quel che io ne ho capito) una ipotesi aggiuntiva: ovvero che, nell'atto della registrazione, l'interazione tra il campo prodotto dai musicisti e l'ambiente introduca delle variazioni particolari nel dominio del tempo nel primo (ma c'è davvero un prima ed un dopo? O è tutto "contemporaneamente"? Mi sembro nullo!), che le strutture del cervello di cui sopra interpretano come afferenti alla localizzazione spaziale ed alle modalità espressive (termine mio) del suono stesso.

Queste "modulazioni nel dominio del tempo" dei componenti del "suono" prodotto al momento della registrazione portano alla definizione del cd. "suono musicale".

Quando il "suono musicale" viene re-immesso nell'ambiente durante il processo ri-produttivo, per la stessa ipotesi in discorso l'interazione con l'ambiente va a produrre nuove e diverse variazioni dello stesso tipo.

La sovrapposizione operata dalle strutture del cervello del "suono musicale" per come registrato, e delle variazioni prodottesi ex-novo renderebbe la percezione del "suono musicale" stesso non fedele, non congruente, ma soprattutto da (AFAIK/IIRC) luogo alla tempo-varianza in senso stretto (presumo perché in larga parte dipendente dalla unicità delle condizioni di ciascuna riproduzione: nel caso, si ricadrebbe, per certi versi nella condizione che esemplificavi prima, e cioé ciascun singolo ascolto non è mai esattamente identico ad un certo modello di se stesso).

Per il cd. metodo Moss dunque il concetto di "alta fedeltà" sarebbe da intendersi come "fedeltà" al campo come registrato (a prescindere anche dal problema della sua eventuale conoscibilità/indagabilità/misurabilità), ovvero con quei "tempi di esistenza" dei "suoni musicali" e non altri, arbitrari, aggiunti/dipendenti dal sistema (sistema+ambiente) di riproduzione.

In uno scenario caratterizzato dalla inconoscibilità del meccanismo elaborativo/percettivo del cervello, della non linearità ed adattatività dell'orecchio, della non invarianza introdotta - in virtù dell'ipotesi definitoria di "suoni musicali" - dal combinato disposto ambiente-uomo, al momento una correlazione esatta o probabilistica del fenomeno è revocata in qualche puntata notturna di Star Trek (o relativo spin-off), se mi consenti un poco di leggerezza.
UnixMan ha scritto:Quindi IMHO se ne può dedurre che per ogni campo acustico dato è definibile una "percezione media" che è invariante.

Per quanto detto sopra, in via generale si può solo supporre, non essendo nota una funzione descrittiva della percezione (globalmente intesa), e non dedurre. E' ragionevole supporlo, ma allo stato relativamente incongruo pensare di potervi influire con cognizione di causa agendo solo sul lato "invariante" (il campo) del fenomeno, stante l'interdisciplinarietà dello stesso (fisica, chimica, neuroscienza, psicologia, et c.): domani non so cosa porterà la marea.

In via limitata ai cd. "suoni musicali" invece a me pare che la risposta sia un no ancora più netto, a meno di non considerare nelle ipotesi necessarie tutti gli errori astrattamente introducibili nella riproduzione.

La soluzione, nel caso limitato, non è di nuovo asserire il caos cognitivo, ma passa attraverso la minimizzazione a priori degli errori sistematici introdotti dal processo riproduttivo, cosa che credo (supposizione) sia poi quel che l'ing. Russo ha chiamato "modellizzazione a componenti perfetti".
UnixMan ha scritto:Questo implica che posso intervenire sul campo acustico per influenzare la percezione e posso definire cosa è meglio e cosa è peggio. Posso fare misure e cercare una correlazione tra i risultati di queste (i parametri fisici del campo) e tale "percezione media". Infine, posso utilizzare le conoscenze acquisite per progettare il mio sistema di riproduzione affinché sia pecettivamente migliore. Tutte cose che ovviamente non potrei fare se il sistema fose "completamente" non-invariante.

No, questo non è logico: per influenzare la percezione, l'influire sul campo fisico è solo una parte e neanche maggioritaria del problema, essendo allo stato esclusa in radice allo stato una correlazione diretta tra il determinismo fisico del campo ed il determinismo chimico del soggetto. E' vieppiù uno iato perché anche limitandosi al campo fisico, non conosco (e penso non esista) una modellizzazione, neanche ad esaustione, efficace ed omnicomprensiva del campo stesso (vedi il problema matematico del violino).
UnixMan ha scritto:Delle teorie di Moss non sono mai riuscito a vedere un compendio comprensibile e da quel poco che ho letto in giro fondamentalmente non ci ho capito un accidente.

Nemmeno io, ma non è un problema, non più per me.
UnixMan ha scritto:con "decodifica" intendevo l'intero processo di "estrazione" delle informazioni dal "segnale grezzo", processo che parte dall'orecchio e (presumibilmente) arriva fino ai processi cognitivi.

Il che è ancora peggio, pensando alla capacità auto-adattativa dell'orecchio fisico.

Scusa, capisco che non ne sappiamo nulla del cd. metodo Moss, ma almeno studiati quell'Ando che rappresenta quanto di più vicino ci sia, tra il materiale accessibile, allo stato dell'arte della scienza cd. ufficiale (almeno fino a tre anni fa): il link credo sia nella pagina precendente di questo thread.
UnixMan ha scritto:il problema in tutta questa questione IMHO è proprio questo. Se non sappiamo come le informazioni vengono elaborate, come facciamo a progettare un sistema di riproduzione? su quali basi lo progettiamo?

I dunno. O meglio, io mi tengo stretto il Radiotron (metafora), almeno non piglio la scossa e non mi fumano i trasformatori.

Il problema che poni in chiusura, "se tutto è davvero inconoscibile, siamo perduti" (ho sintetizzato), secondo me si scontra col cartesiano e sempre vero: cogito ergo sum.
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Ciao, Luca

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da dueeffe »

UnixMan ha scritto:Appunto. Siccome io non so nulla, spiegamelo tu.

Cosa, scusa?

Che misurare alcune grandezze fisiche (in alcuni punti) del campo acustico (quello fai, no?) è inutile perchè poi non puoi correlare al risultato finale i "numerini" che ottieni?
Che usare termini quali "percezione media" è "pazzesco"?
(Come la fai ua media della percezione?? Che mi significa??)
Che, comunque, un campo acustico non è affatto "perfettamente riproducibile"?
ecc. ecc. ecc.?

Non occorre che lo spieghi io.
Trovi tutto già "bello e scritto"!


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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da dueeffe »

Luc1gnol0 ha scritto: E' vieppiù uno iato perché anche limitandosi al campo fisico, non conosco (e penso non esista) una modellizzazione, neanche ad esaustione, efficace ed omnicomprensiva del campo stesso (vedi il problema matematico del violino).

Ed infatti io non capisco questo tipo di ostinazione.
Il voler per forza "perder tempo" (anzi, precisamente "perder tutto il tempo") ad indagare un sistema diverso da quello finale (e non correlabile ad esso).

Generalmente le motivazioni sono:
1)Convinzione che il campo acustico fisico rappresenti la Realtà, e che quindi realtà fisica e realtà percepita coincidano ("realismo ingenuo"), o comunque che sia più importante il sistema fisico (ovvero studiare quello che non accade!!!).

e/o

2)Convinzione che il campo acustico fisico sia facilmente indagabile, conosciuto e totalmente modellizzato ("tecnicismo spicciolo". Piazzi un microfono "ad *azzum" ed hai "misurato" il campo. Mica una o più grandezze fisiche "lì in mezzo"...hai "misurato" il campo!)

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Re: Misure, misurare, si,no... la solita vecchia storia.

Messaggio da dueeffe »

Luc1gnol0 ha scritto: (vedi il problema matematico del violino).

Con queste considerazioni mI hai fatto tornare in mente (in una sorta di processo di "brain storming") che Kesavan scrisse un articolo intitolato:
"Listening to the Shape of a Drum"

http://www.ias.ac.in/resonance/Sept1998 ... p26-34.pdf

salutoni,

FF
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