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Inviato: 13 nov 2006, 07:46
da nullo
..al grido devalvolizziamoci!!!... ecco apparire da una vecchia cartella alcuni schizzi riguardanti il VOLKS-amplifier.

L'amplificatore del popolo è una creatura di Aloia, che prese forma da una richiesta del direttore di FDS, nel lontano 1993 (n°19).

Un ampli che poteva pilotare agevolmente di tutto ( almeno 50Watt RMS), con sensibiltà elevata ( 500mVolt per la max pot), che poteva essere messo in opera anche da principianti.

Al sentire la parola principianti.. mi sono messo all'opera e alla fine ho "partorito" il primo esemplare.

Nonostante la mia dabbenaggine, l'ampli ha vagito senza problemi, così sono passato agli esami, un confronto col titilato ( all'epoca) Mission Cyrus II).

Battuto agevolmente!!!.... così assieme ad amici, ne abbiamo messo in cantiere diversi esemplari.

Oggi, come dicevo all'inizio, ho trovato alcuni miei schizzi, così li ho un pò "restaurati" ( erano vecchie fotocopie di schizzi a penna) e ho pensato di renderli disponibili.

Qualcuno, stuzzicato, potrebbe prendere spunto per farlo tornare in vita, magari aggiornandolo un pò.

Ecco come avevo pensato gli stampati e la disposizione nel mobile (un pesante dissipante della HIFI 2000).

Immagine

Come vedete è perfettamente simmetrico, basta un solo lucido per stampare, il canale Dx e Sx, i transistor, devono ovviamente essere ruotati di 180° in una scheda rispetto all'altra.

Qui, la disposizione componenti ( sempre a penna):

Immagine

... alla prossima puntata

Ciao, Roberto

Inviato: 13 nov 2006, 19:17
da nullo
Lo schema elettrico del nostro economicissimo campioncino:


Immagine


un grafico, distribuzione spettrale della distorsione a 12,5 watt ( vi ricorda qualcosa?):


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Un pò di numeri:

Amplificazione 42X

Pot. max su 8ohm circa 66Watt, 100 su 4ohm.

Impedenza di uscita 58 milliohm, smorzamento 138 su 8 ohm 2khz

Ciao, Roberto

Inviato: 14 nov 2006, 05:14
da nullo
..ecco qualche foto fatta su un esemplare ancora in circolazione a casa di un amico, notare il piano del tavolo in faggio anticato :D :

Immagine


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Manca il C 6A di by pass, alcuni lo ritengono superfluo.

Ora il disegno del PSU:

Immagine

nel mio esemplare c'era un ponte al posto della full wave.

Una bobina ben dimensionatta sul ramo positivo migliora decisamente il suono del'apparecchio.

Ciao, Roberto

Inviato: 14 nov 2006, 23:57
da plovati
Bello. Se puoi riepilogare tutto in uno o più documenti PDF per me è più facile (ho connessione analogica :( ).
Non ti scoraggiare Roberto dall'apparente mancanza di entusiasmo, in questo covo di valvolisti un andamento THD del genere è sicuramente ben visto :) .
Solo si vergognano di usare dei transistor :D :D

_________
Piergiorgio

Inviato: 15 nov 2006, 05:24
da nullo
Non ti scoraggiare Roberto dall'apparente mancanza di entusiasmo, in questo covo di valvolisti un andamento THD del genere è sicuramente ben visto .
..a 12,5 Watt!... ad 1, come siete soliti misurare voi è un pò meglio...ad ogni modo avevo pensato di aggiungere un secondario da 6,3Volt, si possono accendere i filamenti di un paio di valvole, senza star lì a dargli l'anodica, giusto per accontentare i feticisti del tubo :D .

Continuo con calma ad aggiungere elementi per chi fosse interessato alla costruzione.

La corrente di riposo a regime è di 450/500 mA, la si può misurare con facilità collegando un voltmetro ai capi di una delle due resistenze da 0,33ohm ( R 18 - 19), leggeremo 140/150mVolt.

Il filtro LC consigliato è composto di una bobina col rocchetto sez. 40 X 40 ( ..e l'altezza?..mah...) riempito di filo di sezione adeguata, montata su lamierini E I, il condensatore con valore compreso tra 140 e 1000 uF.

Mi piacerebbe un vostro commento sull'alimentazione, Aloia usa uno stabilizzatore anche sul GY50, altri non ne vogliono neanche sentir parlare.

Nel mio ST, che è fornito di più alimentazioni, i driver hanno un regolatore seguito da un filtro LC, mentre i finali non ne sono dotati, hanno però un'alimentazione con ingresso induttivo. Questi accorgimenti si riperquotono notevolmente e positivamente sul suono, lo dico con certezza non soggettiva, in quanto l'intelleggibilità dei particolari aumenta di molto, vabbè, quello ( lo ST) è ben altra cosa.

Ciao, Roberto

Inviato: 16 nov 2006, 16:15
da bebio
Ciao
anch'io realizzai diversi anni fa questo ampli e lo trovai davvero bensuonante e tuttora fa bella mostra di sè nel salotto di una cara amica.
Però non sono mai riuscito ad eliminare un ronzio di alternata che a basso volume si fa piuttosto evidente.
Io ho utilizzato il PCB proposto sulla rivista e penso che il problema sia proprio nella disposizione delle sue piste.
Ho provato anche ad utilizzare le bobine di filtro indicate, ma senza alcun effetto.
Tu non hai notato questo problema col tuo PCB?
Ciao

Inviato: 16 nov 2006, 16:20
da mauropenasa
Roberto,
la questione delle celle LC e della stabilizzazione del PSU è una patata bollente. Presumo che Aloia abbia le sue ragioni (almeno lui, visto la media di decisioni "per alzata di spalle" che si vedono in giro...), se propone queste soluzioni.
Io credo che siano armi a doppio taglio. Una cella LC moltiplica per centinaia di volte le dinamiche di risonanza descritte da mrjam qui:

http://www.audiofaidate.org/forum/viewtopic.php?t=1573

Ne consegue che la loro gestione non è per nulla elementare, e credo di poter dire senza timore di smentita che ogni soluzione necessita di una messa a punto diversa e ben studiata.
La prima cosa che si genera con le LC, in quanto "non ideali", è un' aumento non indifferente della impedenza di PSU.
La seconda è un molto facile aumento di THD da induzione (percorsi diversificati, non a "modo comune" delle correnti di potenza ed energia magnetica che interessa le sezioni di segnale).
La terza è una tendenza alla risonanza (e ad una forma di "noise shape") che può caratterizzare molto le prestazioni dell'ampli, in modo molto simile a quello analizzato negli inviluppi di rumore di rettificazione nei PSU capacitivi, in presenza o meno di caps in grado di scambiare energia con il secondario del trafo.
E' ipotizzabile che un circuito accordato LC che possa in qualche modo controbilanciare quello che si forma a monte della rettificazione (Ltrafo e C inserita a valle, si veda Callegari...) "potrebbe" pure migliorare le sue prestazioni, ma siamo quasi nella fantascienza, nel senso che le sole tolleranze annullerebbero facilmente tutta la vicenda....

Va bene, o va meglio ?
Ci sono 2 strade per ottimizzare le prestazioni di un circuito, entrambe potenzialmente valide (almeno come risultato):
1. fare un circuito cercando di eliminare le condizioni potenzialmente critiche.
2. fare un circuito con condizioni critiche e poi affinarlo inserendo elementi di compensazione (dei problemi) sovrapposti

La seconda strada è sempre molto tortuosa, e non ho dubbi che la soluzione LC ne sia un' esempio. Un Aloia forse può pensare di gestire la cosa con buoni risultati, in nome di un background elettrotecnico adeguato, ma escludo che queste soluzioni siano applicabili "su larga scala" da tutti....

Regolatori lineari:
Molto diversa la cosa. Il caso LC aumenta mediamente l' impedenza di linea, quello con regolatore tende sempre a diminuirla (e questo non è mai un "male"). Semmai i problemi che ne derivano stanno nella capacità del regolatore di "seguire" le richieste energetiche dell' ampli.
In pratica quando usi un regolatore puoi pensare di usare 2 ampli in cascata, uno formato dal regolatore (in serie all'energia che si eroga, quindi perfettamente parte del segnale di potenza che va ai diffusori) e un' altro che genera il segnale amplificato. Vien da se che questo determina qualche "ponderazione".
Di norma queste soluzioni sono una mediazione tra 2 problemi:

1. La reiezione ai disturbi (e fluttuazioni) di PSU del circuito ampli
2. La difficoltà di regolare accuratamente un PSU di potenza in banda audio

Se hai un circuito molto elementare, con poca o pochissima NFB ecc.... la strada di usare regolatori di PSU diventa quasi obbligata.
Viceversa, in presenza di un amp con elevata immunità al PSU, porta lo studio di un regolatore di potenza specifico ad essere quasi inutile.

La cosa è quasi elementare:
Un circuito dotato di una ottima reiezione alle fluttuazioni di PSU lo è per una questione semplice: Adotta in se dispositivi di stabilizzazione dei punti di lavoro, spesso identici ai regolatori stabilizzati che si mettono sul PSU....

ciao

Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html

Inviato: 16 nov 2006, 19:52
da nullo
Se hai un circuito molto elementare, con poca o pochissima NFB ecc.... la strada di usare regolatori di PSU diventa quasi obbligata.
ho letto con molto interesse, come sempre del resto, le tue argomentazioni, il quote è per me una vera BOMBA, nei confronti di tanti improvvisatori e sopratutto lo sono le considerazioni seguenti.

Tutto ciò, non si deve tradurre però in una chiusura, e neanche in una rinuncia al fare, poichè incapaci di gestire con consapevolezza tali tematiche.

Deve invece essere di stimolo a comprendere (e comprendersi), ad aprirsi e a sbatterci il naso.

C'è da parte mia un invito a non trarre conclusioni affrettate, date dai limiti intriseci del proprio sistema di riproduzione e dal fatto che la proprio storia culturale ha una sua effettiva valenza nel giudizio.

Occorrono umiltà e tempo, per accogliere nuove sensazioni e catalogare le medesime con profitto.

Ciao, Roberto

Inviato: 16 nov 2006, 23:49
da Piercarlo
Roberto,
la questione delle celle LC e della stabilizzazione del PSU è una patata bollente. Presumo che Aloia abbia le sue ragioni (almeno lui, visto la media di decisioni "per alzata di spalle" che si vedono in giro...), se propone queste soluzioni.
Che dire? Il VolksAmplifier di Aloia è un amplificatore che suona bene, anzi benissimo (l'ho entito molti anni, in una suite di accrocchi presentati da Fedeltà del Suono al Top Audio, polverizzare tutta la concorrenza accrocchistica lì presente con una sola eccezione, un monotriodo stereo chiamato "Triodino"); però da qui a pensarlo come a un amplificatore perfetto ci corre un po' di strada.

Innanzitutto la scelta di fare un circuito totalmente simmetrico ma alimentato in singola (per poter utilizzare un condensatore di uscita come protezione anti-CC) non depone a favore di una gran immunità ai disturbi di alimentazione, così come non depongono a favore di questa sia la presenza di degenerazioni locali che diminuiscono il "serbatoio" di guadagno disponibile ad anello aperto, sia l'assenza di pozzi di corrente che isolino gli emettitori dei differenziali di ingresso dalle linee di alimentazione, sia infine il partitore di polarizzazione di ingresso non disaccoppiato verso massa (che ha la sua importanza).

Aloia queste cose le sapeva benissimo ed è per questo che ha incluso un'alimentazione stabilizzata (implementata comunque nella sua forma più benigna per il suono visto che non è nient'altro che un filtro capacitivo bufferizzato). Non è un lusso ma la precondizione per far sì che tale amplificatore sia un amplificatore audio e non soltanto un citofono surdimensionato.

Tutto questo deriva non dall'inesistenza di altre soluzioni possibili ma da scelte dettate probabilmente dal dover sottostare al compromesso di fare un qualcosa che suonasse bene senza farne un sproposito economico.

Che ci azzecca la bobina sull'alimentazione, soprattutto sull'alimentazione di un classe B dove NON dovrebbe essere messa visto che potrebbe (e probabilmente - volutamente - può) "strozzare" l'alimentazione in caso di forti richieste di corrente? Secondo me il suo vero scopo non è affatto migliorare il filtraggio dell'alimentazione (fa anche questo alle potenze di ascolto normali - che data l'alta corrente di riposo avviene praticamente per intero in classe A - ma è un "di più": già che sta lì fa anche questo!), bensì *fungere da protezione contro le sovracorrenti* che potrebbero derivare dal pilotare casse del tubo (non da tubo... :D ).

Questo meccanismo di protezione, secondo me, non è alto che una versione raffinatamente audiofila del vecchio trucco di sottodimensionare i condensatori di alimentazione per far sì che, sotto massive richieste di corrente da parte dei diffusori, la tensione di alimentazione di tutto il finale venga opportunamente "strangolata" in modo da mantenere la dissipazione dei finali nei loro limiti di sicurezza.

La raffinatezza sta nel fatto che, mentre con il sistema solito il valor medio della tensione viene sì ridotto ma lasciando in giro un ripple allucinante, in questo caso la tensione viene ridotta a causa dell'opposizione dell'induttanza alle variazioni di corrente senza aumentare a dismisura il ripple in quanto e, importante, senza mutare più di tanto le correnti di carica dei condensatori. Se tutto funziona come previsto, l'amplificatore è concepito in modo tale da rimanere bensuonante senza diventare stridulo fin praticamente alla bruciatura del fusibile di alimentazione (il cui valore sospetto sia una scelta tutt'altro che scontata in questo caso: un valore sopra l'ottimale conduce alla lenta cottura dello stadio finale, soprattutto in caso di suo utilizzo selvaggio; un valore sotto rischia di tosare la riserva di potenza media dell'amplificatore con il rischio di "piantate" anche quando non ci sono seri pericoli di "dipartita".

Mi rendo conto che sto vedendo la faccenda con una ottica un po' estranea ai problemi "audiofili" ma a mio avviso è forse quella che più si avvicina alla realtà: Aloia non poteva permettersi di fare un amplificatore faraonico dai costi ingestibili ma non si poteva neppure permettere di fare delle figure del menga con amplificatori che sì, suonavano bene ma, una volta cominciata la canzone tra noi la terminavano nelle celesti praterie...

Tutto imho naturalmente.

Ciao
Piercarlo

Inviato: 17 nov 2006, 00:10
da mauropenasa
Stranamente (per la mia anomea di rompi scatole per definizione), sento una piena condivisione con quello detto da Piercarlo. Una sintesi che posso pressochè sottoscrivere in toto.... :oops:

Sarà mica che quando si parla di cose concrete non c' è bisogno di litigare ?

ciao

Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html

Inviato: 17 nov 2006, 00:15
da plovati
Stranamente (per la mia anomea di rompi scatole per definizione), sento una piena condivisione con quello detto da Piercarlo. Una sintesi che posso pressochè sottoscrivere in toto.... :oops:

Originariamente inviato da mauropenasa - 16/11/2006 :  18:10:45
Ha detto anche che il Triodino (ampli valvolare SE con distorsione e PSRR non certo da primato) suonava meglio del Volksamp a transistor :) :)

_________
Piergiorgio

Inviato: 17 nov 2006, 00:18
da Piercarlo
[

Ha detto anche che il Triodino (ampli valvolare SE con distorsione e PSRR non certo da primato) suonava meglio del Volksamp a transistor :) :)
No, ho detto che non è stato spazzato via. Diciamo che, a mio gusto, era alla pari! :)

Ciao
Piercarlo

Inviato: 17 nov 2006, 00:48
da mauropenasa
Beh, adesso...
Diciamo che condivido la sua analisi tecnica sul volks, poi sui gusti personali o cose del genere si può sempre litigare..... :D

ciao

Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html

Inviato: 17 nov 2006, 01:29
da Piercarlo
Beh, adesso...
Diciamo che condivido la sua analisi tecnica sul volks, poi sui gusti personali o cose del genere si può sempre litigare..... :D
Mah... io i tubi, se proprio mi girasse il ticchio di giocarci, li userei solo per la preamplificazione... e solo per sfizio. A farmi un finale a tubi non ci penso neppure.

Per quel che riguarda il Volks; è un amplificatore che suona bene, nulla da dire. Ma se lo avessi per le mani qualche modificuzza gliela farei. Anzitutto, volendo conservare lo schema, lo alimenterei con una tensione duale, non singola, e mi sprecherei di conseguenza per una protezione anti-CC decente. Poi diminuirei la vulnerabilità ai disturbi di alimentazione curando anzitutto l'alimentazione di tutto l'amplificatore tranne i finali che alimenterei separatamente (con un alimentatore normale). Infine tenderei a fidarmi decisamente di meno del beta dei piloti e ci piazzerei una resistenzuccia tra i loro emettitoti tanto per gradire... Infine i Vas li farei lavorare su un loro carico resistivo indipendente (almeno a bassa potenza che è poi quella più importante per l'ascolto) dall'impedenza di carico moltiplicata per il beta dello stadio finale

Normalmente questo non si fa perché altrimenti si riduce troppo il guadagno ad anello aperto e con esso la PSRR. Ma stabilizzando l'alimentazione questo vincolo viene a cadere. In ogni caso andrei a recuperare qualcosa in PSRR equipaggiando i differenziali di ingresso con dei generatori di corrente. Le resistenze di degenerazione sugli emettitori le lascerei invece stare dove sono.

Insomma, per farla breve... di VolksAmplier rimarrebbe giusto il nome... :p

Ciao
Piercarlo

NB - Il suono ne risentirebbe sicuramente... ma un non so che mi dice che nel Volks c'è qualcosa di volutamente ruffiano al riguardo...

Tutto imho, naturalmente

Inviato: 17 nov 2006, 03:30
da LUCCOMI
Avendo letto VolksAmp, non mi sono trattenuto dall'intervenire. Infatti io fui il primo a realizzare, ufficialmente, il VolksAmp su circuito stampato, con il benestare del Grande Maestro Bartolomeo Aloia.
Era (sigh!) il 1993 e ancora oggi mi ricordo perfettamente quando mi presentai nello studio torinese del Bart con la prima scheda finita.
Il kit che ne scaturì fu pubblicato su Fedeltà del Suono, non mi ricordo il numero.

Da allora approntai diverse modifiche, tese principalmente ad abbassare il fattore di controreazione, e sperimentai diversi transistor finali, fino ad arrivare ad una versione a MosFet.

Alla fine penso che la versione migliore sia stata quella con l'abbassamento della retroazione e con i transistor finali 2SC5200 / 2SA1943.

Se riesco a reperire lo schema di questa versione, ve lo mando volentieri.

Saluti.

Luca Comi.

Inviato: 17 nov 2006, 04:09
da Piercarlo
Avendo letto VolksAmp, non mi sono trattenuto dall'intervenire. Infatti io fui il primo a realizzare, ufficialmente, il VolksAmp su circuito stampato, con il benestare del Grande Maestro Bartolomeo Aloia.
Era (sigh!) il 1993 e ancora oggi mi ricordo perfettamente quando mi presentai nello studio torinese del Bart con la prima scheda finita.
Il kit che ne scaturì fu pubblicato su Fedeltà del Suono, non mi ricordo il numero.
Domanda: ma il progetto era tuo o di Aloia? Modifiche a parte, lo schema originale da quale cervello è uscito?

Perdona la curiosità ma non ho potuto proprio trattenermi!

Ciao
Piercarlo

Inviato: 17 nov 2006, 04:15
da nullo
Ciao
anch'io realizzai diversi anni fa questo ampli e lo trovai davvero bensuonante e tuttora fa bella mostra di sè nel salotto di una cara amica.
Però non sono mai riuscito ad eliminare un ronzio di alternata che a basso volume si fa piuttosto evidente.
Io ho utilizzato il PCB proposto sulla rivista e penso che il problema sia proprio nella disposizione delle sue piste.
Ho provato anche ad utilizzare le bobine di filtro indicate, ma senza alcun effetto.
Tu non hai notato questo problema col tuo PCB?
Ciao
Scusa tanto, ma mi era proprio sfuggito il tuo intervento.

Avevi usato un solo trasformatore di alimentazione oppure due?... la mia esperienza mi dice che dovevano essere assolutamente separati i due canali.

Con la mia PCB, non vi erano problemi se si usavano due tr. e le bobine, senza quest'ultime, era presente un leggerissimo ronzio ( non significativo, quando si ascoltava un programma musicale). Esso era proporzionale alla corrente di polarizzazione, ma la corrente altina migliorava la qualità del suono.

La bobina comunque, non si limitava solo a togliere il ronzio.


Piercarlo, gran parte della tua valutazione è condivisibile, se leggi l'articolo, Aloia stesso parla in questo modo, i limiti di budget sono evidenti, così come lo sono nel GY.

Non mi trova d'accordo la parte riguardante l'utilizzo della bobina, non era prevista all'inizio, è maturata l'esigenza per le lamentele di qualcuno sul ronzio. Non credo che molti ( nel normale utilizzo) raggiungano il limite di quell'ampli, ma la sua influenza positiva sul suono, è ben presente a livelli sonori normali.


La descrizione delle varie modifiche, mi trova anch'essa d'accordo ( almeno per quanto ho potuto seguirti :) ).


Mai dimenitcarsi che il volks è ("solo") un bel giocattolo, che può dare anche grandi soddisfazioni, lo si evince dal confronto con altri ampli a cui assistito. Se poi è arrivato a non sfigurare col mitico triodino.... :D

Quando non si limita il budget, l'alimentazione diventa duale e:
Nel mio ST, che è fornito di più alimentazioni, i driver hanno un regolatore seguito da un filtro LC, mentre i finali non ne sono dotati, hanno però un'alimentazione con ingresso induttivo. Questi accorgimenti si riperquotono notevolmente e positivamente sul suono, lo dico con certezza non soggettiva, in quanto l'intelleggibilità dei particolari aumenta di molto, vabbè, quello ( lo ST) è ben altra cosa.
Fra un Volks e GY la differenza è evidende, ma fra questi e lo ST la distanza è stellare, non è che si discuta sui vari parametri, i primi due si spengono e basta....

Ne ho costruito uno senza i regolatori sui driver, è più velato, quello coi regolatori e senza bobine è più velato di quello con le bobine. Anche l'induttiva sui finali è un must per me; lo conosci?

Se no, qui le foto di un esemplare:

http://www.audiofaidate.org/forum/viewtopic.php?t=1581

Non credo che siano state posizionate le bobine per limitare gli spunti...

Ciao, Roberto

Inviato: 17 nov 2006, 04:49
da Piercarlo
[
Non credo che siano state posizionate le bobine per limitare gli spunti...
Preciso: la mia impressione "a naso", visti i limiti di budget, era che la bobina (soprattutto in uno stadio finale in classe B e collocata in quel modo) avesse *soprattutto* quello scopo. Poi è evidente che una bobina è sempre una bobina e, se ben gestita, gli si può cavare ben altre cose che il fargli vegliare la salute del "pargolo".

I benefici timbrici che hai citato tu li conosco bene perché di bobine ne ho utilizzate anch'io con la sola precauzione di escludere dalla loro influenza i finali veri e propri. Non me ne sono mai fatto una teoria compiuta (o meglio non me ne sono fatta una basata solo sull'utilizzo di bobine) ma tutta la mia esperienza (che non è tantissima, tranquilli... ;) ) mi ha sempre confermato una cosa: quando, per un motivo o per l'altro, Santa Controreazione mostra la corda bisogna tirar fuori un po' di medicine... Soprattutto in tema di PSRR (che non riguarda solo l'aspetto "reiezione omini verdi esterni" ma anche quello della reiezione dell'autointerferenza che un amplficatore - e pure qualche preamplificatore! - provoca su se stessa). Adesso è tardi e non mi posso dilungare molto ma non sarebbe male prima o poi approfondire certi discorsi sul perché le cose suonano in un modo piuttosto che in un altro.

Inviato: 17 nov 2006, 05:03
da nullo
Piercarlo

:) [:)..... che devo farci, mi piace quest'uomo :) :) :)

dimenticavo ST è zero feed back

Ciao, Roberto

Inviato: 17 nov 2006, 15:40
da plovati
Se ricordo bene, il Volks fu oggetto di una modifica sostanziale da parte di Mattei, partita dalla richiesta di ridurre la sensibilità, ma che comportò diverse migliorie anche sotto l'aspetto del ronzio. In qualche numero di CHF ci dovrebbe essere un articolo abbastanza dettagliato.


_________
Piergiorgio

Inviato: 17 nov 2006, 15:57
da mauropenasa
Dopo l' idillio, posso anche dire la mia in un senso più compiuto...

La questione budget secondo me è secondaria, se ragioniamo in termini di materiali. Io credo che quasi tutte le scelte che Aloia (o chi per lui, a questo punto... 8) ) siano incentrate per il classico "suono ruffinano", più che a questioni di costo.

Usare 10 Bjt di segnali in più o meno, anche all' epoca (ma in realtà io quei giochini li facevo anche negli anni 80', negli anni 90' c' era ben altro da "copiare" in giro per il mondo.... ;) ), costava un migliaio di lire.
L' alimentazione duale praticamente non incide sul trafo (più facile trovare le prese centrali che il contrario....), non incide sui diodi, e manco sugli Elcaps di filtro, visto che una duale permette di toglierne uno dall'uscita e metterlo semplicemente a fare il pari sul duale. Se poi consideriamo che in questo modo si può togliere ( o considerare opzionale) la regolazione di potenza, una versione "lusso" di questo lavoro costa esattamente come una versione "volks". Quello che cambia è solo il lavoro del progettista nel selezionare una struttura polarizzata nel modo giusto....

Di certo un ampli con queste modifiche (current source sui differenziali, regolazione delle tensioni dei driver, degenerazione locale sui piloti ecc....) suonerebbe in modo diverso, nel senso che mancherebbe quasi totalmente quella bella caratteristica di THD discendente postata da Roberto, con buona pace per l'audiofilia. Infatti un ampli con le caratteristiche citate da Piercarlo diventa un "classico Stato solido" che distorce poco o pochissimo, che per la maggioranza della gente "suona freddo" o "suona male" a tavolino.

Riguardo i PSU induttivi o con celle induttive versus suono, beh, tutto relativo nella vita. Se andiamo ad analizzare la funzione di trasferimento complessiva di un amp, scopriamo che il suo PSU è sempre parte di essa, ed interagisce con la sua struttura. Inserire ulteriori elementi reattivi al PSU significa introdurre variabili lineari e non lineari alla già complessa situazione. Il fatto che "si sente" e peggio, che "si senta in meglio" non depone molto a favore di questa tecnica, per la semplice ragione che di norma il soggettivo è sensibile a "quello che c'è", non a quello "che manca" (storia lunga....).
Insomma, io prediligo la messa a punto di sistemi attivi mirati rispetto all'uso di elementi reattivi di potenza.

ciao




Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html

Inviato: 17 nov 2006, 17:36
da bebio
[/quote]
Avevi usato un solo trasformatore di alimentazione oppure due?... la mia esperienza mi dice che dovevano essere assolutamente separati i due canali.
[/quote]

E infatti ho usato solo un trasformatore...:-(
Nel fine settimana vedo di rimetterci mano e raddoppiare i "ferri".
Grazie tante!
bebio

Inviato: 17 nov 2006, 19:33
da Piercarlo
Sono fondamentalmente d'accordo sul fatto che la questione "budget" non dovrebbe avere il peso che invece ha... ma, a quel che ho capito, Aloia è uno che ha molta autostima di sè e se la fa pagare! ;) . Insomma, ci siamo capiti... A favore di Aloia va comunque detto che non vende precisamente olio di serpente e questo va sempre tenuto a mente quando lo si confronta con altri.

Ma veniamo al dunque.
Di certo un ampli con queste modifiche (current source sui differenziali, regolazione delle tensioni dei driver, degenerazione locale sui piloti ecc....) suonerebbe in modo diverso, nel senso che mancherebbe quasi totalmente quella bella caratteristica di THD discendente postata da Roberto, con buona pace per l'audiofilia. Infatti un ampli con le caratteristiche citate da Piercarlo diventa un "classico Stato solido" che distorce poco o pochissimo, che per la maggioranza della gente "suona freddo" o "suona male" a tavolino.
Ecco, il punto credo che stia più in quel "a tavolino". Io sono convinto che molti "classici stato solido" *moderni e ben progettati* suonino male esattamente perché distorcono poco tutto quanto, anche le schifezze che entrano nell'amplificatore da ingressi *diversi* da quello definito nominalmente come tale. In pratica da tutti gli altri nodi del circuito in cui possa essere iniettato qualcosa o auto-iniettato qualcosa.

La maggioranza degli amplificatori di potenza a stato solido, indipendentemente dai dispositivi attivi che usano (bjt e mos qui fanno differenza solo fino a un certo punto), sono a tutti gli effetti versioni di potenza dei circuiti normalmente utilizzati negli operazionali, i quali vanno benissimo a patto che si tenga bene a mente due cose:

1) La controreazione in questi circuiti è tutto ciò che garantisce la consistenza delle prestazioni; salta o si indebolisce la NFB e le prestazioni si "sgonfiano" in men che non si dica.

2) Presuppongono sempre l'essere alimentati tramite stabilizzatori o comunque con alimentatori che consentano di considerare, rispetto ai segnali in AC, le linee di alimentazione come perfettamente connesse a massa. O per dirla in modo più chiaro: presuppongono che in AC esistano solo ingresso, uscita e massa. Le linee di alimentazione, rispetto ai segnali AC, semplicemente *non* dovrebbero esistere.

Poiché invece esistono e hanno impedenza tutt'altro che ideale (e spesso tutt'altro che anche soltanto praticamente ideale!) è chiaro che da qualche parte, visto che il presupposto (2) non viene rispettato, qualcuno "paga".

Io sono convinto ormai da anni che la circuitazione a operazionale di potenza sia ottima per fare... operazionali di potenza, non amplificatori audio. In quest'ultimo caso di tante prestazioni più o meno olimpioniche (col trucco però... ma è troppo lungo da spiegare in pausa) tipiche degli op-amp se ne può fare a meno (tra queste la necessità di enormi guadagni ad anello aperto, assolutamente controproducenti visto che non possono essere disgiunti da problemi molto pesanti di stabilizzazione) e ci si potrebbe concentrare di più su altri aspetti, magari sollevando la "signorina tuttofare" (la NFB) da un po' di incarichi che potrebbero essere svolti da soluzioni più mirate e magari pure più efficaci. La controreazione lavora in maniera stupenda quando ci sono pochi o niente guai da controreazionare... provate! :)
Riguardo i PSU induttivi o con celle induttive versus suono, beh, tutto relativo nella vita. Se andiamo ad analizzare la funzione di trasferimento complessiva di un amp, scopriamo che il suo PSU è sempre parte di essa, ed interagisce con la sua struttura. Inserire ulteriori elementi reattivi al PSU significa introdurre variabili lineari e non lineari alla già complessa situazione. Il fatto che "si sente" e peggio, che "si senta in meglio" non depone molto a favore di questa tecnica, per la semplice ragione che di norma il soggettivo è sensibile a "quello che c'è", non a quello "che manca" (storia lunga....).
Quello che penso io di qualunque ingegnata, marchingegno o altro messo sulle linee di alimentazione di un circuito qualsiasi è che esso dovrebbe garantire per l'alimentazione stessa, in tutta la banda del segnale che si intende far transitare nel circuito alimentato, le caratteristiche di un generatore di tensione a impedenza di uscita quanto più possibile costante e indifferente alle condizioni di lavoro previste. Il che, detto in altri termini, significa: non deve suonare nemmeno se gli sparano, punto. Tutto il resto, piacevole o spiacevole che sia, dovrebbe essere mantenuto quanto più possibile al guinzaglio... e magari permettergli di abbaiare solo nei luoghi consentiti.

In proposito gli elementi reattivi (induttivi e/o capacitivi) inseriti in un'alimentazione andrebbero secondo me pensati unicamente come elementi utili a ridistribuire la fornitura di energia al circuito nel tempo - perché questo e nient'altro è il lavoro di spianamento della raddrizzata uscente da un rettificatore qualsiasi. E dovrebbe, quando è il caso, impedire a questa energia di correre troppo: per quel che ne so io, più velocità c'è in un circuito, più possibilità di generare disturbi (o di interagirvi) ci sono in quello stesso circuito. E non la vedo molto bella come situazione.

Gli elementi reattivi possono essere visti, anche nell'alimentazione dei circuiti audio, allo stesso modo in cui vengono visti nei circuiti RF: come isolatori/separatori tra percorsi permessi e percorsi proibiti alle variazioni di energia o a variazioni di energia aventi caratteristiche di velocità e intensità ritenute inopportune.

Per il momento mi fermo qua. Pausa finita... sigh!

Ciao
Piercarlo

Inviato: 17 nov 2006, 19:42
da marziom
e chi lo regge mo Mauro?!?!! :D

Inviato: 17 nov 2006, 19:50
da Piercarlo
E infatti ho usato solo un trasformatore...:-(
Secondo me, più che il doppio trasformatore, è importante il doppio rettificatore (almeno uno per canale). Nel caso però si utilizzino due trasformatori si può ulteriormente migliorare la cosa utilizzando *due* ponti per canale (uno per ciascun secondario) e collegarli in modo tale che la massa del circuito non abbia niente a che spartire con gli avvolgimenti dei trasformatori. Ovvero, quando i ponti sono interdetti, le masse del circuito *non* vedono più in alcun modo né il trasformatore, né tutto quanto vi è connesso, rete elettrica inclusa, ma soprattutto non "vedono" più gli altri componenti dell'impianto attraverso la rete elettrica.

Provate...

Ciao
Piercarlo

Inviato: 17 nov 2006, 20:08
da mauropenasa
Ecco, il punto credo che stia più in quel "a tavolino". Io sono convinto che molti "classici stato solido" *moderni e ben progettati* suonino male esattamente perché distorcono poco tutto quanto, anche le schifezze che entrano nell'amplificatore da ingressi *diversi* da quello definito nominalmente come tale. In pratica da tutti gli altri nodi del circuito in cui possa essere iniettato qualcosa o auto-iniettato qualcosa.

La maggioranza degli amplificatori di potenza a stato solido, indipendentemente dai dispositivi attivi che usano (bjt e mos qui fanno differenza solo fino a un certo punto), sono a tutti gli effetti versioni di potenza dei circuiti normalmente utilizzati negli operazionali, i quali vanno benissimo a patto che si tenga bene a mente due cose:

1) La controreazione in questi circuiti è tutto ciò che garantisce la consistenza delle prestazioni; salta o si indebolisce la NFB e le prestazioni si "sgonfiano" in men che non si dica.

2) Presuppongono sempre l'essere alimentati tramite stabilizzatori o comunque con alimentatori che consentano di considerare, rispetto ai segnali in AC, le linee di alimentazione come perfettamente connesse a massa. O per dirla in modo più chiaro: presuppongono che in AC esistano solo ingresso, uscita e massa. Le linee di alimentazione, rispetto ai segnali AC, semplicemente *non* dovrebbero esistere.

Poiché invece esistono e hanno impedenza tutt'altro che ideale (e spesso tutt'altro che anche soltanto praticamente ideale!) è chiaro che da qualche parte, visto che il presupposto (2) non viene rispettato, qualcuno "paga".

Io sono convinto ormai da anni che la circuitazione a operazionale di potenza sia ottima per fare... operazionali di potenza, non amplificatori audio. In quest'ultimo caso di tante prestazioni più o meno olimpioniche (col trucco però... ma è troppo lungo da spiegare in pausa) tipiche degli op-amp se ne può fare a meno (tra queste la necessità di enormi guadagni ad anello aperto, assolutamente controproducenti visto che non possono essere disgiunti da problemi molto pesanti di stabilizzazione) e ci si potrebbe concentrare di più su altri aspetti, magari sollevando la "signorina tuttofare" (la NFB) da un po' di incarichi che potrebbero essere svolti da soluzioni più mirate e magari pure più efficaci. La controreazione lavora in maniera stupenda quando ci sono pochi o niente guai da controreazionare... provate!
Condivido....
Per certi versi dovrebbe essere tutto ovvio, ma spesso sembra che questi semplici elementi non siano concepiti da molti addetti ai lavori....

Certamente poi resta di fare i conti con la realtà, ossia che nulla può funzionare in modo perfetto ma tutto può essere accordato per funzionare al "meno peggio" dove il meno peggio sta per l' ottimizzazione dei parametri che il progettista ritiene importanti o trascurabili....

Resta poi da stabilire quanto un ampli che fa il suo lavoro sia apprezzato dagli audiofili.
restando su Aloia, e dando per scontato che i suoi ST abbiano un senso tecnico, si capisce dove sta il problema. Nessuno si è mai stracciato le vesti dopo averli sentiti, benchè essi siano ottimi amplificatori in senso lato....
Io credo che volenti o nolenti il processo "educativo" ed evolutivo in campo audio ha i suoi tempi, tempi che passano per sistemi che devono assolutamente metterci del loro per essere apprezzati (e il nostro Aloia se ne deve essere accorto, visto il proliferare "postumo" di cose come queste in oggetto.... ;) )

ciao

Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html

Inviato: 17 nov 2006, 20:30
da nullo
Io credo che volenti o nolenti il processo "educativo" ed evolutivo in campo audio ha i suoi tempi, tempi che passano per sistemi che devono assolutamente metterci del loro per essere apprezzati (e il nostro Aloia se ne deve essere accorto, visto il proliferare "postumo" di cose come queste in oggetto....)
anche questo, per dirla alla Moss, è uno strike...

educazione, abitudine e....

L'amico per cui ho preparato lo ST del link sopra, ha ascoltato il mio...però, uhm, insomma ..ha qualcosa...mah...però..

Gli ho fatto il PRE.. insomma ha..non ha.., lo abbiamo venduto ad un altro.

Un altro ascolto da me e...

Tornato a casa è cominciata l'insonnia, ha cambiato ampli, ma non ha scelto l'Aloia perchè uhm, insomma .... ma, però..

trombata da 6000 euro.

Torna a casa mia, ricominciano i ma e i però....torna l'insonnia. Porto il mio St da lui, che nel frattempo aveva portato a casa una truppa di ampli dal costo improponibile e dal quintalaggio esagerato, dopo il confronto, decidiamo per l'acquisto.

Ora è in giro come un testimone di Geova a cercar di convincere altri!

..intanto sono passati due anni!

Come per miracolo dai dischi sono emerse info mai percepite prima ed i una forma non fastidiosa e, e, e...

Alla mia domanda: << Come mai invece ai primi ascolti tutto quel popò di roba era ubriacante e fastidioso?>>..non è sopraggiunta risposta.

Ciao, Roberto

Inviato: 18 nov 2006, 05:59
da Piercarlo
Condivido....
Per certi versi dovrebbe essere tutto ovvio, ma spesso sembra che questi semplici elementi non siano concepiti da molti addetti ai lavori....
Purtroppo è tardi e non posso dilungarmi come vorrei. Mi interessa qui però puntualizzare una cosa e cioè che molto spesso la mia impressione è che gli "addetti ai lavori" siano addetti... ad altri lavori che non a progettare i circuiti audio come circuiti audio e non come qualcosa per cercare di rendere l'audio... migliore dell'audio (che, imho, è un atteggiamento che non porta da nessuna parte se non a produrre, più che circuiti bensuonanti, dei puri esercizi di stile fine a se stessi).
Sotto questa luce credo che uno dei campioni più famosi di questo modo di pensare sia Douglas Self, che pure è persona assai capace, assai pensante e in grado di dire cose molto interessanti e fare osservazioni molto utili da cui c'è molto da imparare. Eppure, nonostante tutte queste qualità, non c'è un solo rigo dei suoi scritti in cui si chieda se e come i circuiti suonino e perché suonino. Semplicemente per lui (ma non solo per lui), dal punto di vista della ricerca sperimentale il problema "suono di un circuito" non esiste proprio. E di conseguenza non si pone neppure il problema se per caso la strada del cercare le massime prestazioni tecniche in un circuito sia la strada giusta per tutte le occasioni. La mia esperienza, ma credo anche quella di altri, dice che questo è solo uno degli ingredienti di un apparecchio ben suonate e, finché si rimane sul terreno delle prestazioni fini a se stesse e avulse dal contesto in cui devono essere ottenute - sempre che ne valga poi così tanto la pena - non è neppure dei più importanti.

Faccio un paragone un po' tirato ma che spero renda l'idea: secondo voi, nel suo contesto, un volatile vola meglio come vola in natura o "volerebbe meglio" se avesse le prestazioni di un supersonico? Secondo me le prestazioni, i "numeri", se astratti dal contesto in cui devono essere ottenuti, non dicono molto di più di quel che sono, cioè numeri e basta. In effetti, quando si ragiona sul progetto e la costruzione di un apparato audio si dovrebbe sempre tener presente che il "cliente" a cui è rivolto (il nostro orecchio) non ha nulla a che fare con un sistema lineare. Anzi, per dirla tutta non è neppure un "trasduttore" ma un vero e proprio decodificatore (o se vogliamo, più che essere assimilabile a un "microfono" è assimilabile a un vero e proprio "modem" analogico: ciò che esce e viene dato in pasto alla mente non ha quasi niente a che fare con ciò che entra nei padiglioni auricolari, allo stesso modo in cui ciò che esce dalla seriale del modem non ha praticamente niente a che fare con i fischi multinatonali che il modem utilizza per interagire fisicamente con gli altri attraverso la linea telefonica).
Della particolare natura di questo "cliente" va tenuto conto in ogni passaggio del progetto di un sistema audio in quanto, spesso e volentieri, ciò che sembra avere valore (distorsioni ultrabasse ecc.) per l'orecchio non ne ha alcuno mentre altre cose "trascurabili" o "sufficienti (la composizione e il comportamento del rumore di fondo ad esempio), pur numericamente trascurabili, hanno, secondo parecchi indizi, un ruolo assolutamente determinante nel rendere ascoltabile o inascoltabile un sistema. Il tutto in maniera tanto più influente quanto, purtroppo, anti-intuitiva come poche altre cose.

In effetti il fatto più anti-intuitivo riguardante il senso da noi deputato all'ascolto della musica è che esso *non* è nato per ascoltare musica; anzi pare che non sia nato neppure per ascoltare tout-court...

Purtroppo è tardissimo e non posso approfondire oltre ma su una cosa mi sento abbastanza sicuro da poterla dire: fidatevi delle vostre orecchie ma non fidatevi di quel che pensate di conoscere (o pensate che gli altri conoscano) delle vostre orecchie... nessuno ne sa davvero abbastanza! :-(

Ciao. Buonanotte e buon week-end a tutti!
Piercarlo

Inviato: 18 nov 2006, 16:47
da mariovalvola
Mi piace l'approccio. Esperienza e una sana umiltà di solito confliggono :D :D

Mario Straneo

Inviato: 18 nov 2006, 17:09
da mauropenasa
Piercarlo, in questo ultimo post apri un vecchio adagio che è una costante di questo ambiente.
Si possono dire molte cose, o anche tacere, su questi elementi complessi.
Secondo me, il problema della percezione in audio si pone a livelli che volendo possono essere molto diversi da quelli della progettazione elettronica.

Noi possiamo ragionare sul fatto che una ripresa con microfoni lineari ma dotati di una loro risposta non necessariamente "fisiologica" sia o non sia corretta da un punto di vista dell'approccio scientifico, Se elaborare quel segnale con forme di equalizzazione atte a "confondere" l' orecchio sia o meno legittima ecc....
Se diamo per assunto che la situazione delle incisioni audio è questa, non ci resta che ragionare su quello che resta, ossia una sequenza di segnali elettrici che dopo una serie di passaggi arriva agli apparecchi che chiamiamo amplificatori. Il "nostro compito" sarebbe di portare il tutto al trasduttore elettro meccanico, e per farlo serve "adattare l' energia" allo scopo.
Dal punto di vista progettuale, o di "approccio al problema" io credo che esista una sola via: studiare a fondo le necessità della situazione e produrre un circuito in grado di traslare il meglio possibile questa energia.

Io credo che il "problema audio" non sia tecnico in se, ma di approccio non sempre preciso con la situazione reale.
Uno degli errori più diffusi in assoluto è per esempio quello di pensare che se un anello della catena è perfetto la risposta complessiva ne possa guadagnare. Non è cosi. L' anello debole, anche in fisica, definirà sempre le prestazioni massime del sistema, anche se coadiuvato da "anelli fortissimi"...
Sicuramente uno degli anelli più palesemente deboli della catena audio è rappresentato dai diffusori (se omettiamo la questione "ripresa ed incisione audio). Ecco perchè molti sistemi di amplificazione pessimi non sfigurano affatto in certe condizioni.

Che fare ?
Molti non hanno dubbi: Introduco apposta delle deformità nel segnale, in parte perchè esse sono" fisiologicamente non rilevanti", in parte perchè in alcuni casi fortunati la combinazione di aberrazioni diffusore + aberrazioni amplificatore generano un risultato sicuramente "discutibile" ma in grado di "mascherare" in modo efficace elementi di disturbo presenti sia nel segnale che nel diffusore che altrimenti sarebbero fastidiosi. Insomma, l' ampli con il trucco, che colpisce e mette tutti d'accordo (pure i commerciali.... :D )

Altri hanno un approccio più tecnico. Pensano al solo anello di loro competenza e cercano di ottimizzarlo, dando per scontato che anche gli altri anelli siano pensati allo stesso modo. Ecco che escono ottimi sistemi elettronici, preciso, puliti e ben costruiti. Solo che quasi sempre questi sistemi non sono in grado di lavorare concretamente al meglio con gli altri anelli, per il semplice motivo che essi sono stati ignorati e sintetizzati come black box del tutto amorfi e lineari. Questa categoria, io la chiamo dei "sistemi autoreferenti", e serve a sintetizzare i classici opamp di potenza che simulano in tutto e per tutto un generatore di tensione puro, (per capirci quelli che hanno una Zout già open loop inferiore a qualche ohm....)

Pochissimi altri si pongono il problema di studiare gli altri anelli per incastonare un sistema (possibilmente lineare) in grado di interagire in modo organico. Questo vuole essere il mio approccio (amatoriale, per lavoro faccio altro... ;) ).

Le tendenze "alchemiche" del primo caso mi irritano. Sembra di ragionare con delle fattucchiere, più che con gente che abbia una vaga idea di quello che dice (e vale a prescindere dalle competenze tecniche. Il primo caso è un dogma, coinvolge pure fior di specialisti elettronici....). La riproduzione audio è un "alchimia", essa non può essere sintetizzata con semplici valutazioni tecniche, ma solo attraverso "riti propiziatori" pagani.... :D

Il terzo approccio, per la verità esposto nel mondo da qualche manciata di persone, non di più, è quello più laborioso ma pure l' unico modo che io conosco per risolvere problemi elettronici. Vediamo come si comportano i diffusori (almeno elettricamente), vediamo cosa mi arriva dalla sorgente, vediamo che composizione ha il segnale che devo amplificare, e tiriamo le somme.
Quello che mi diverte è che senza questo approccio pragmatico nessuno sarebbe in grado manco di accendere un motore elettrico, ossia quasi tutte le applicazioni elettroniche devono necessariamente passare da una approfondita analisi della situazione, solo in audio sembra che questo metodo di lavoro non sia concepito (forse perchè l' audio esoterico è una nicchia adatta a quelli che non sono capaci di fare bene altre cose.... :D )

Questo è il mio pensiero.

ciao

PS: per Mario: L' umiltà è un concetto astratto. Essa è esposta (nei forum) in modo quasi totalmente dialettico. Alcuni hanno un' approccio schematico di esposizione più aggressivo, altri sono più "diplomatici". E' comunque possibile inserire ad ogni frase un "questa è una mia umile opinione", pur esponendo concetti categorici od oltransisti. Ricordo che nell' addestramento da paracadutista gli istruttori dicevano cose indicibili usando una perfetta forma espositiva (il "lei"). Io personalmente prediligo uno che mi dia del tu senza tanti preamboli ma che sia schietto, ad uno "formale". Ovviamente questo è un discorso generale che non coinvolge i presenti, e in ogni caso è una mia umile e sindacabile considerazione (vado bene cosi ? :D :D


Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html

Inviato: 20 nov 2006, 20:49
da plovati
Ho riguardato il Volks versione Mattei.
Su CHF n.17 è esposto molto dettagliatamente.
Contrariamente a quanto ricordavo, non si trattava di una modifica per diminuire la sensibilità ma proprio il contrario, tanto è vero che il progetto si chiama Volksintegrated.

Rispetto al capostipite sono state introdotte alcune varianti, che rendono il circuito più complesso. Molti tweaks erano dedicati a ridurre il ronzio che effettivamente dovrebbe essere il punto debole.

Riguardo molte soluzioni proposte in questa discussione per migliorare lo schema, ricordo che il Superfinale di Suono, sempre di Aloia, era fatto secondo questi dettami: cascode, struttura simmetrica, alimentazione separata...

Per chi ha avuto la possibilità di ascoltarli: quale il meglio tra il Volks, il Volksintegrated, il superfinale di Suono?

E secondariamente, ma solo in ordine di esposizione, qualcuno ha voglia e tempo di buttare giù uno schema di un Volks versione audiofaidate? Mantenendo la semplicità propria dello schema originale e i suoi caratteri distintivi, mi sembra di capire che si potrebbero sdoppiare i ponti di alimentazione, migliorare il layout, utilizzare condensatori elettolitici migliori, cercare dei componenti finali in case plastico (più facile da utilizzare) e migliore linearità...



_________
Piergiorgio

Inviato: 20 nov 2006, 22:10
da Davide

Purtroppo è tardi e non posso dilungarmi come vorrei. Mi interessa qui però puntualizzare una cosa e cioè che molto spesso la mia impressione è che gli "addetti ai lavori" siano addetti... ad altri lavori che non a progettare i circuiti audio come circuiti audio e non come qualcosa per cercare di rendere l'audio... migliore dell'audio (che, imho, è un atteggiamento che non porta da nessuna parte se non a produrre, più che circuiti bensuonanti, dei puri esercizi di stile fine a se stessi).
Sotto questa luce credo che uno dei campioni più famosi di questo modo di pensare sia Douglas Self, che pure è persona assai capace, assai pensante e in grado di dire cose molto interessanti e fare osservazioni molto utili da cui c'è molto da imparare. Eppure, nonostante tutte queste qualità, non c'è un solo rigo dei suoi scritti in cui si chieda se e come i circuiti suonino e perché suonino. Semplicemente per lui (ma non solo per lui), dal punto di vista della ricerca sperimentale il problema "suono di un circuito" non esiste proprio. E di conseguenza non si pone neppure il problema se per caso la strada del cercare le massime prestazioni tecniche in un circuito sia la strada giusta per tutte le occasioni. La mia esperienza, ma credo anche quella di altri, dice che questo è solo uno degli ingredienti di un apparecchio ben suonate e, finché si rimane sul terreno delle prestazioni fini a se stesse e avulse dal contesto in cui devono essere ottenute - sempre che ne valga poi così tanto la pena - non è neppure dei più importanti.

Faccio un paragone un po' tirato ma che spero renda l'idea: secondo voi, nel suo contesto, un volatile vola meglio come vola in natura o "volerebbe meglio" se avesse le prestazioni di un supersonico? Secondo me le prestazioni, i "numeri", se astratti dal contesto in cui devono essere ottenuti, non dicono molto di più di quel che sono, cioè numeri e basta. In effetti, quando si ragiona sul progetto e la costruzione di un apparato audio si dovrebbe sempre tener presente che il "cliente" a cui è rivolto (il nostro orecchio) non ha nulla a che fare con un sistema lineare. Anzi, per dirla tutta non è neppure un "trasduttore" ma un vero e proprio decodificatore (o se vogliamo, più che essere assimilabile a un "microfono" è assimilabile a un vero e proprio "modem" analogico: ciò che esce e viene dato in pasto alla mente non ha quasi niente a che fare con ciò che entra nei padiglioni auricolari, allo stesso modo in cui ciò che esce dalla seriale del modem non ha praticamente niente a che fare con i fischi multinatonali che il modem utilizza per interagire fisicamente con gli altri attraverso la linea telefonica).
Della particolare natura di questo "cliente" va tenuto conto in ogni passaggio del progetto di un sistema audio in quanto, spesso e volentieri, ciò che sembra avere valore (distorsioni ultrabasse ecc.) per l'orecchio non ne ha alcuno mentre altre cose "trascurabili" o "sufficienti (la composizione e il comportamento del rumore di fondo ad esempio), pur numericamente trascurabili, hanno, secondo parecchi indizi, un ruolo assolutamente determinante nel rendere ascoltabile o inascoltabile un sistema. Il tutto in maniera tanto più influente quanto, purtroppo, anti-intuitiva come poche altre cose.

In effetti il fatto più anti-intuitivo riguardante il senso da noi deputato all'ascolto della musica è che esso *non* è nato per ascoltare musica; anzi pare che non sia nato neppure per ascoltare tout-court...

Purtroppo è tardissimo e non posso approfondire oltre ma su una cosa mi sento abbastanza sicuro da poterla dire: fidatevi delle vostre orecchie ma non fidatevi di quel che pensate di conoscere (o pensate che gli altri conoscano) delle vostre orecchie... nessuno ne sa davvero abbastanza! :-(

Ciao. Buonanotte e buon week-end a tutti!
Piercarlo


Originally posted by Piercarlo - 17/11/2006 :  23:59:00
Direi che - a mio parere - ci siamo. Punto di vista condivisibile e sottoscrivibile al 100%.

Daltronde è proprio la particolare natura del "cliente" in questione che distingue l'arte e la scienza della (ri)produzione audio dall' "elettronica spicciola".
Questo ovviamente non deve indurre a pensare che di questa '"elettronica spicciola" si possa fare a meno; il bravo progettista di sistemi di (ri)produzione audio la tecnica elettronica deve conoscerla alla perfezione, senza confondere però la massimizzazione di alcuni suoi parametri con il vero fine del suo lavoro che è (dovrebbe essere) invece... la soddisfazione del "cliente".....

Ottimi spunti di discussione questi.... che aiutano a capire meglio quanto possono essere diverse le finalità perseguite da diverse persone che dibattono su un medesimo argomento....

Davide

Inviato: 21 nov 2006, 01:25
da Davide

Che fare ?
Molti non hanno dubbi: Introduco apposta delle deformità nel segnale, in parte perchè esse sono" fisiologicamente non rilevanti", in parte perchè in alcuni casi fortunati la combinazione di aberrazioni diffusore + aberrazioni amplificatore generano un risultato sicuramente "discutibile" ma in grado di "mascherare" in modo efficace elementi di disturbo presenti sia nel segnale che nel diffusore che altrimenti sarebbero fastidiosi. Insomma, l' ampli con il trucco, che colpisce e mette tutti d'accordo (pure i commerciali.... :D )

Altri hanno un approccio più tecnico. Pensano al solo anello di loro competenza e cercano di ottimizzarlo, dando per scontato che anche gli altri anelli siano pensati allo stesso modo. Ecco che escono ottimi sistemi elettronici, preciso, puliti e ben costruiti. Solo che quasi sempre questi sistemi non sono in grado di lavorare concretamente al meglio con gli altri anelli, per il semplice motivo che essi sono stati ignorati e sintetizzati come black box del tutto amorfi e lineari. Questa categoria, io la chiamo dei "sistemi autoreferenti", e serve a sintetizzare i classici opamp di potenza che simulano in tutto e per tutto un generatore di tensione puro, (per capirci quelli che hanno una Zout già open loop inferiore a qualche ohm....)

Pochissimi altri si pongono il problema di studiare gli altri anelli per incastonare un sistema (possibilmente lineare) in grado di interagire in modo organico. Questo vuole essere il mio approccio (amatoriale, per lavoro faccio altro... ;) ).
Tanto per chiarire ulteriormente il mio punto di vista accennato in precedente post.

Prima di un "Che fare?" io proporrei un "Per fare che?", cioe qual' è il fine, lo scopo, "l'utente finale" del nostro approccio al problema "(ri)produzione audio"?
Si, perchè la validità di un metodo io la valuterei in relazione alla sua efficacia nella soluzione del problema che mi pongo.
Ed il problema per me è sempre quello di ottenere una (ri)produzione dei suoni e della musica in grado di stimolare delle emozioni quanto più simili a quelle generate da un evento sonoro "dal vivo".

E questo potrebbe essere il mio fine, che molti potrebbero condividere ed altri forse no.
Ma se si condivide il fine allora è definito anche il metro di misura, i parametri di valutazione, e badate che non si tratta di congetture filosofiche, ma del metodo più pragmatico (e quindi.. ingegneristico) che possa esserci: tutti i miei modelli, le mie ottimizzazioni, i miei esercizi tecnologici, le alchimie o l'approccio utilizzato contano.... una "mazza"; io collego il componente, l'impianto, il "sistema", metto la musica e "sento"... e giudico in relazione a quello che "sento".
Se mai si può discutere di come procedere al meglio su elementi "scientificamente" meno oggettivi, ma se il fine è chiaro da questo non si sfugge.

Alla luce di tutto ciò possiamo valutare l'approccio; allora io potrei essere più daccordo sul terzo piuttosto che sul primo di quelli proposti, ma se (ho detto "se"!!!), alla fine, chi adotta il primo ottiene risultati migliori devo essere pronto ad accettarlo come dato di fatto ed eventualmente correggere il tiro.

Negare l'evidenza, prendermela con le imperfezioni che "sicuramente stanno altrove" (diffusori, registrazioni,...) e che il mio sistema "perfetto" non può compensare, fare asserzioni sul fatto che l'udito è impreciso, soggettivo, ingannevole; è semplicemente fuori luogo alla luce dell'obiettivo che mi ero posto..... sono inutili chiacchiere, tutte "chiacchiere e distintivo"....

Le tendenze "alchemiche" del primo caso mi irritano. Sembra di ragionare con delle fattucchiere, più che con gente che abbia una vaga idea di quello che dice (e vale a prescindere dalle competenze tecniche. Il primo caso è un dogma, coinvolge pure fior di specialisti elettronici....). La riproduzione audio è un "alchimia", essa non può essere sintetizzata con semplici valutazioni tecniche, ma solo attraverso "riti propiziatori" pagani.... :D

Il terzo approccio, per la verità esposto nel mondo da qualche manciata di persone, non di più, è quello più laborioso ma pure l' unico modo che io conosco per risolvere problemi elettronici. Vediamo come si comportano i diffusori (almeno elettricamente), vediamo cosa mi arriva dalla sorgente, vediamo che composizione ha il segnale che devo amplificare, e tiriamo le somme.
Quello che mi diverte è che senza questo approccio pragmatico nessuno sarebbe in grado manco di accendere un motore elettrico, ossia quasi tutte le applicazioni elettroniche devono necessariamente passare da una approfondita analisi della situazione, solo in audio sembra che questo metodo di lavoro non sia concepito (forse perchè l' audio esoterico è una nicchia adatta a quelli che non sono capaci di fare bene altre cose.... :D )

Questo è il mio pensiero.

ciao

Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html



Originally posted by mauropenasa - 18/11/2006 :  11:09:34
Come semplice precisazione io manterrei ben distinte l'alchimia e la magia, non foss'altro per oggettive ragioni storiche.

Sicuramente un atteggiamento "miracolistico" o "dogmatico" è più funzionale a questioni di carattere "commerciale" legate alla riproduzione audio, piuttosto che alla soluzione del problema in se e pertanto è sicuramente da detestare. Non credo che si possa non essere daccordo su questo.
Viceversa il fatto che "la (ri)produzione audio non può essere sintetizzata con semplici valutazioni tecniche" diventa una semplice e logica conseguenza, una volta condiviso l'obiettivo finale.

Il secondo ed il terzo approccio descritti, poi, mi sembra che non differiscano assolutamente nella sostanza: si tratta in pratica dello stesso approccio applicato a contesti più o meno estesi; un componente in un caso, un sistema di più componenti nell'altro.
E' sbagliato un tale approccio? Secondo me no, è assolutamente corretto, và sicuramente applicato. Il problema è che applicato da solo tende ad essere "autoreferente" rispetto al fine precedentemente menzionato. Applicarlo da solo significa in pratica definire un certo numero di parametri elettrici "indicatori", presumibilmente determinanti la "bontà" del sistema, e poi lavorare esclusivamente nel "dominio" elettronico per ottimizzarli, senza chiudere il loop con l'unico indicatore che veramente conta: l'ascolto!

In altri ambiti in cui la "performance" finale del sistema è maggiormente correlata con gli indicatori elettrici individuati (penso ai settori dell'elettrotecnica o dell' automazione portati a paragone...), le cose sono un pò più semplici da questo punto di vista (sebbene anche qui si potrebbe discutere, quando si tratta di ottimizzare le prestazioni di sistemi estremamente complessi......).

In conclusione, anche in risposta all'ultima affermazione sul saper far bene o meno altre cose, tutte le competenze teoriche, l'esperienza e gli strumenti di analisi/sintesi necessari per risolvere problemi elettroacustici fanno un BUON progettista elettrico.
L'essere un buon progettista elettrico - secondo me - è condizione NECESSARIA MA NON SUFFICIENTE per essere un buon progettista di sistemi di (ri)produzione audio.
E' necessario anche saper veicolare le capacità descritte per il raggiungimento di un obiettivo finale che non è definibile se non nel dominio della "percezione sonora", con tutte le implicazioni di ordine emozionale/culturale/psicologico che questo comporta, in modo per certi versi molto simile ad un artigiano costruttore di strumenti musicali.

E' necessario anche saper mettere in discussione in qualsiasi momento tutti i modelli teorici, i parametri ed i criteri tecnici messi in campo, in funzione del fine che si vuole ottenere!

Forse è per questo che, a me sembra, di progettisti AUDIO, ce ne sono piuttosto pochi......

Ciao

Davide

Inviato: 21 nov 2006, 02:16
da mariovalvola

Il secondo ed il terzo approccio descritti, poi, mi sembra che non differiscano assolutamente nella sostanza: si tratta in pratica dello stesso approccio applicato a contesti più o meno estesi; un componente in un caso, un sistema di più componenti nell'altro.
E' sbagliato un tale approccio? Secondo me no, è assolutamente corretto, và sicuramente applicato. Il problema è che applicato da solo tende ad essere "autoreferente" rispetto al fine precedentemente menzionato. Applicarlo da solo significa in pratica definire un certo numero di parametri elettrici "indicatori", presumibilmente determinanti la "bontà" del sistema, e poi lavorare esclusivamente nel "dominio" elettronico per ottimizzarli, senza chiudere il loop con l'unico indicatore che veramente conta: l'ascolto!

In altri ambiti in cui la "performance" finale del sistema è maggiormente correlata con gli indicatori elettrici individuati (penso ai settori dell'elettrotecnica o dell' automazione portati a paragone...), le cose sono un pò più semplici da questo punto di vista (sebbene anche qui si potrebbe discutere, quando si tratta di ottimizzare le prestazioni di sistemi estremamente complessi......).

In conclusione, anche in risposta all'ultima affermazione sul saper far bene o meno altre cose, tutte le competenze teoriche, l'esperienza e gli strumenti di analisi/sintesi necessari per risolvere problemi elettroacustici fanno un BUON progettista elettrico.
L'essere un buon progettista elettrico - secondo me - è condizione NECESSARIA MA NON SUFFICIENTE per essere un buon progettista di sistemi di (ri)produzione audio.
E' necessario anche saper veicolare le capacità descritte per il raggiungimento di un obiettivo finale che non è definibile se non nel dominio della "percezione sonora", con tutte le implicazioni di ordine emozionale/culturale/psicologico che questo comporta, in modo per certi versi molto simile ad un artigiano costruttore di strumenti musicali.

E' necessario anche saper mettere in discussione in qualsiasi momento tutti i modelli teorici, i parametri ed i criteri tecnici messi in campo, in funzione del fine che si vuole ottenere!

Forse è per questo che, a me sembra, di progettisti AUDIO, ce ne sono piuttosto pochi......

Ciao

Davide

Che dire?
Perfetto.
L'importante è sempre riuscire a evitare, dopo un ascolto, considerazioni del tipo “O mio povero Ammannato, che bel pezzo di marmo hai rovinato”. (riferito alla statua della Fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammannati (1575) in Piazza della Signoria di Firenze). Un certo tipo di ricerca, anche se virtuosa, rischia proprio di protare a uno spreco di risorse mentali ( in sè realmente di prim'ordine) concentrate in una direzione assolutamente sbagliata. Si spiegano così realizzazioni commerciali anche impegnative che poco o nulla hanno a che vedere con una " (ri)produzione dei suoni e della musica in grado di stimolare delle emozioni quanto più simili a quelle generate da un evento sonoro "dal vivo"."

Mario Straneo

Inviato: 21 nov 2006, 05:41
da Piercarlo
Si spiegano così realizzazioni commerciali anche impegnative che poco o nulla hanno a che vedere con una " (ri)produzione dei suoni e della musica in grado di stimolare delle emozioni quanto più simili a quelle generate da un evento sonoro "dal vivo"."
Per parte mia posso solo dire che ho avuto più soddisfazioni sonore da apparecchi con circuiti "grigi", senza troppi avanguardismi tecnologici ma fatti da chi sapeva bene che cosa voleva ottenere. Queste cose sono un po' come cucinare: non contano gli ingredienti sofisticati ma il sapore che vuoi ottenere alla fine... e se basta un pomodoro ben cotto con un filo d'olio perché no? :-)

Ciao
Piercarlo

Inviato: 21 nov 2006, 05:48
da Piercarlo

Ottimi spunti di discussione questi.... che aiutano a capire meglio quanto possono essere diverse le finalità perseguite da diverse persone che dibattono su un medesimo argomento....
Allora ne aprofitto per lanciare un sasso che non piacerà molto a tanti audiofili "orecchiodoro" che girano per la maggiore. Provate a pensare all'orecchio come a una sorta di encoder MP3 biologico... *non* automatico (perché in un certo qual modo cosa lasciar passare, cosa attenuare e cosa scartare del tutto è in buona misura un atto *volontario* anche se non gestito dalla coscienza).

Lasciatemi raggiungere il bunker e poi cominciate pure a spar... pardon, a discutere! :-)

Ciao
Piercarlo

Inviato: 21 nov 2006, 06:37
da Luc1gnol0
Il terzo approccio, per la verità esposto nel mondo da qualche manciata di persone, non di più, è quello più laborioso ma pure l' unico modo che io conosco per risolvere problemi elettronici. Vediamo come si comportano i diffusori (almeno elettricamente), vediamo cosa mi arriva dalla sorgente, vediamo che composizione ha il segnale che devo amplificare, e tiriamo le somme.

Originariamente inviato da mauropenasa - 18/11/2006 : 11:09:34
Non so se vado troppo "fuori tema" ma vorrei approfittare per della preparazione e della verve di Mauro e Piercarlo per porre alcuni quesiti in ordine all'approccio al problema della riproduzione audio ed alle soluzioni prospettate.
Premetto che so bene di essere un principiante ed un ignorante, per cui spero ne teniate conto se mi esprimo come tale.

Mauro e Piercarlo hanno esposto fra l'altro (ed a grandi linee) degli stralci della propria filosofia progettuale, ed entrambi (mi è parso), prendendo spunto da (alcune) opere di Aloia, hanno mostrato una "predilezione" per le tecnologie a stato solido nella catena di amplificazione.
Lo stesso Aloia, indipendentemente dalle valutazioni date da Mauro e Piercarlo ai suoi lavori, per i suoi progetti più impegnativi (ed il Volks non lo è, peraltro) ha le proprie predilezioni, guarda caso sempre per lo stato solido (specie per lo stadio finale di un amplificatore).

Ad un ignorante come me è sembrato che l'aderenza a certi principi (vedi citazione di Mauro) abbia come conseguenza non esplicita che la scelta di dispositivi non a stato solido (nella catena di amplificazione) mal si concili con un approccio complessivo e... "razionale" (vi prego, abbiate pietà) al problema della riproduzione audio.
Per altre vie nella mente dell'ignorante questo risuona come certi appelli di un altro personaggio, tale Diego Nardi, quanto invita a non progettare (?) i sistemi audio in modo ideologico.

Uno dei modi "non corretti" citati da Mauro di approcciare la riproduzione (se l'ho capito) consiste nel limitarsi al solo anello di propria competenza e cercare di ottimizzarlo, dando per scontato che anche gli altri anelli siano pensati allo stesso modo. Piercarlo ha citato un aspetto collegato, parlando di Douglas Self, indicando come una criticità il seguire la strada del cercare le massime prestazioni tecniche in un circuito come la strada giusta per tutte le occasioni, compresa l'audio (come occasione).

Nondimeno questa sorta di solipsismo (Mauro) od autismo (Piercarlo), - permettemi di condensare così - della progettazione non credo sia senza ragione. Per esempio, per passione mi sto interessando di (scusatemi Mauro e Piercarlo! :) ) trasformatori d'uscita. L'approccio più funzionale che ho trovato nel cercare di capirli è stato quello di considerare il trasformatore ideale e di come la realtà dei trasformatori concretamente costruibili si approcci ad esso, e cioè di valutare un trasformatore (reale) nel come cerca di raggiungere l'idealità, intesa come equilibrio, e non come aderenza del singolo parametro (a scapito di altri). Pertanto mi sembra di poter dire l'ovvietà che l'ottimizzazione delle prestazioni del singolo anello o del singolo componente costituiscano comunque la base di lavoro.

A questo punto vi chiedo (Mauro e Piercarlo in primis): i tubi termoionici, specie con riferimento all'amplificazione di potenza, e le loro topologie sono nella vostra idea tecnologie superate, o comunque dispositivi che pongono limitazioni o problemi realizzativi che i dispositivi a stato solido e le loro topologie consentono di approcciare piu` efficacemente?
Lo chiedo ricordando una frase di Aloia, presa dalla mia memoria e da lui scritta chissà dove e quando, in cui affermava che i triodi a riscaldamento diretto sono i dispositivi più lineari (in tensione) che si conosca. Aloia mi pare continuasse dicendo che perché poi distorcano tanto fosse un'altra questione (che non ha mai spiegato o meglio che io non ricordo ora).

Una prima BANALE considerazione che mi viene in mente ha a che fare con il cd. anello debole della catena di riproduzione, da Mauro individuato (a prescindere dal processo di ripresa e di incisione) nei diffusori. Si può dire che uno stadio finale a valvole abbisogni di diffusori adatti, e nel concetto di adatti rientra quello di efficienza.
Prescindendo per il momento dalla differenza tra sensibilità ed efficienza, si potrebbe riassumere che uno stadio d'uscita a valvole abbisogni di un diffusore ad "alta" (?) efficienza. Però mi viene pure in mente che l'Aloia citato nei suoi diffusori più impegnativi (Apocalypse, Missouri, Musashi) abbia sempre ricercato una certa "efficienza", nonostante i suoi ST (240, 260, Renaissance) siano sempre stati generosi nell'erogazione della corrente. E l'ignorante, già qui si perde (forse anche prima).

L'efficienza del diffusore è da considerare come una caratteristica del sistema ideale della riproduzione oppure, come nella sussunzione del trasformatore ideale nel trasformatore concreto, tale caratteristica non è assoluta ma relativa, e cioé in relazione alle (altri) "parti" dell'intero sistema, e come tale sacrificabile entro certi limiti e per perseguire certi (altri) obiettivi?
E se appartenesse alle caratteristiche ideali da tenere a mente, da cercare di avvicinare, e se al tempo stesso è una conditio sine qua non per poter utilizzare (in una riproduzione "idealmente" soddisfacente) un amplificatore finale a valvole, e se infine (come da citazione aloiana) i triodi a riscaldamento diretto hanno una grandissima linearità (in tensione), è possibile considerare questi ultimi come "adatti" a progettare un sistema audio complessivo (chiuso?) che non sia ideologico, che sia razionale, che sia corretto come approccio e come implementazazione, anche in contrasto con la nota "battuta" di Aloia che è la corrente che fa muovere un altoparlante (e le sue triplette delle prestazioni in corrente hanno sempre fatto vanto, no?)? Parlo sempre avendo in mente lo stadio finale di un amplificatore di potenza.

Spero di non essere andato troppo in confusione, ma se qualcosa di quello che è scritto è poco chiaro sottolineatemelo che cercherò di spiegare meglio che cosa intendessi dire (magari una castroneria, chissà). :oops:

Scusate ancora dell'insipienza, e grazie a chiunque vorrà dirmi la sua opinione (gli insulti magari no, dai... :D )


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Ciao, Luca

Inviato: 21 nov 2006, 07:53
da nullo
Ho riguardato il Volks versione Mattei.
Su CHF n.17 è esposto molto dettagliatamente.
Contrariamente a quanto ricordavo, non si trattava di una modifica per diminuire la sensibilità ma proprio il contrario, tanto è vero che il progetto si chiama Volksintegrated.

Rispetto al capostipite sono state introdotte alcune varianti, che rendono il circuito più complesso. Molti tweaks erano dedicati a ridurre il ronzio che effettivamente dovrebbe essere il punto debole.

Riguardo molte soluzioni proposte in questa discussione per migliorare lo schema, ricordo che il Superfinale di Suono, sempre di Aloia, era fatto secondo questi dettami: cascode, struttura simmetrica, alimentazione separata...

Per chi ha avuto la possibilità di ascoltarli: quale il meglio tra il Volks, il Volksintegrated, il superfinale di Suono?

E secondariamente, ma solo in ordine di esposizione, qualcuno ha voglia e tempo di buttare giù uno schema di un Volks versione audiofaidate? Mantenendo la semplicità propria dello schema originale e i suoi caratteri distintivi, mi sembra di capire che si potrebbero sdoppiare i ponti di alimentazione, migliorare il layout, utilizzare condensatori elettolitici migliori, cercare dei componenti finali in case plastico (più facile da utilizzare) e migliore linearità...

....preso dalla filosofia mi sono perso la realtà, mi era sfuggito questo post :oops: , su CHF c'era effettivamente un articolo deicato alla revisione dei punti di lavoro dello stadio d'ingresso per limitanre il guadagno, li volksintegrated è un'altra cosa. Non ricordo se la revisione fosse a cura di Comi e inserita negli articoli riguardanti il suo pre dedicato, indagherò.

Non ho elementi al riguardo del finale di Suono.

Al tempo abbiamo provato i più moderni finali Sanken e Thoshiba, niente rivoluzioni, comunque basta derivare pochi cm. di filo dalla PCB. Quei Motorola comunque,erano usati sui blasonatissimi M. Levinson.

I condensatori elettrolitici provati all'epoca erano Elna e Keindell, io metterei l'accento sull'orrendo condensatore Philips ( quello arancione) all'ingresso. Molto meglio un polipropilene, migliorerei inoltre il cap sulla CR.

Scusa, cosa intendi per sdoppiare i ponti?.. alimentazione duale, alimentazione separata per i vari stadi?...perchè i due canali sono già separati.

Sul layout, non saprei, mi sembra ancor oggi molto razionale, pochi fili in giro, uscite ed ingressi in perfetta posizione, magari si possono bypassare i fusibili...certo che guardandolo con un occhi da tecnico (che io non ho), può palesare errori, comunque non ha mai dato problemi.

Dimenticavo, c'è da sottolineare che i diodi che servono per la polarizzazione, devono essere a contatto con l'aletta, con un pò di grasso siliconico ad aiutare lo scambio di calore.

Posto la PCB, per chi fosse interessato, in attesa che nasca l'erede :D


Immagine

Ciao, Roberto

Inviato: 21 nov 2006, 16:47
da Davide

L'efficienza del diffusore è da considerare come una caratteristica del sistema ideale della riproduzione oppure, come nella sussunzione del trasformatore ideale nel trasformatore concreto, tale caratteristica non è assoluta ma relativa, e cioé in relazione alle (altri) "parti" dell'intero sistema, e come tale sacrificabile entro certi limiti e per perseguire certi (altri) obiettivi?
E se appartenesse alle caratteristiche ideali da tenere a mente, da cercare di avvicinare, e se al tempo stesso è una conditio sine qua non per poter utilizzare (in una riproduzione "idealmente" soddisfacente) un amplificatore finale a valvole, e se infine (come da citazione aloiana) i triodi a riscaldamento diretto hanno una grandissima linearità (in tensione), è possibile considerare questi ultimi come "adatti" a progettare un sistema audio complessivo (chiuso?) che non sia ideologico, che sia razionale, che sia corretto come approccio e come implementazazione, anche in contrasto con la nota "battuta" di Aloia che è la corrente che fa muovere un altoparlante (e le sue triplette delle prestazioni in corrente hanno sempre fatto vanto, no?)? Parlo sempre avendo in mente lo stadio finale di un amplificatore di potenza.

Ciao, Luca


Originally posted by Luc1gnol0 - 21/11/2006 : 00:37:33
Scusa, Luca, ma che cos' è.... NON CAPISCO cosa intendi.

Senza offesa, APPUNTO . :D :D :D

Davide

Inviato: 21 nov 2006, 17:28
da mauropenasa
Luca, cerco di fare una breve sintesi della situazione (in base ai tuoi quesiti):

La tecnologia che uno predilige dipende sia dal background del singolo che dalle prestazioni / costi / efficienza della tecnologia stessa. Tutti hanno una forma di predilezione, per via dell'enorme grado di specializzazione che il mondo elettronico richiede.
In alcuni casi anche io ebbi degli scontri legati a ciò, ma quello che mi muove è un concetto molto elementare:
Associa ai dispositivi una immagine "fisica", per esempio come mattoni per costruzioni edilizie. Il termoionico ha una serie di limiti di fondo, in parte per i materiali passivi che esso spesso impone (trafo ed accoppiamenti vari) in parte perchè le prestazioni di linearità e di guadagno di trasferimento sono molto limitate (fino a prova contraria, che però deve essere "matematica", non "filosofica", od "estetica" come le affermazioni di Aloia in merito....).

Il "fine" è definire una certa forma geometrica (volumetrica). Il mezzo sono i nostri mattoni. Un progettista moderno tenderà ad usare i materiali più "maleabili" per raggiungere un' obbiettivo, anche se nei secoli le case si sono costruite (e bene) anche con materiali molto difficile da gestire.

Io penso che sia più facile progettare sgombrando il campo da problemi elementari di compromesso grossolano, semplicemente usando tecniche di progettazione moderne.
Il problema vero è che sembra che alcuni compromessi obbligati posti da qualche dispositivo vadano incontro ai gusti soggettivi di varie persone.
Questo è il vero fulcro di questi decenni di diatribe.
In pratica si contrappone un problema di compromessi insormontabili (termoionico e "soluzioni esotiche" a ss ) ad un problema di piattaforma di studio della situazione.
In pratica è come dire che siccome una casa non sono capace di costruirla grande con un certo materiale quello non è un limite, ma una risorsa, perchè essendo piccola è "più carina" e disperde meno calore.
Lo sport di convertire i limiti progettuali in risorse è il preferito nel mondo audio.
Già è difficile controllare le variabili del problema, se poi si deve anche fare i conti con problemi enormi strutturali....

MI si dice spesso: L' obbiettivo finale è il suono. Vero.
Ma qualcuno degli eruditi interlocutori ha mai individuato "un suono" univoco su cui lavorare ?
A me risulta che moltissime persone convivono con sistemi agli antipodi, tutti molto felici del loro sistema.

In pratica il "problema del suono" è solo fumo negli occhi. Io mi sono costruito delle cose che mi gratificano (e gratificano diverse centinaia di autocostruttori nel mondo), queste cose corrispondono al mio "protocollo di priorità tecnico/acustiche", che può essere corretto o sbagliato, come quello di tutti.

Altri fanno lo stesso, con risultati simili o diversi.

Quello che non è ammissibile è lo spacciare dei semplici limiti di sistema con scelte progettuali.
Io sono disponibile a mettere in discussione la soglia di udibilità di una THD, di un certo tipo di rumore di fondo, di compressioni in potenza e degli "harmonics shape" che molti sistemi termoionici hanno, ma solo a fronte di qualcosa di tangibile, non ai gusti soggettivi opposti ai miei.

Per esempio, Il nostro Davide o Piercarlo, alla luce delle loro filosofie, in base a che parametri progetterebbero un loro ampli ?

Che curva di trasferimento si definisce basandosi sul puro "suono percepito" ?

Si fa un harmonyzer, un compressore, o un sistema di traslazione lineare ?

Lo chiedo perchè se uno mi dice che una certa armonica serve, per esempio il passo successivo è stabilire in che termini, in base a quale studio.
Se uno invece mi chiede perchè una certa armonica "non deve esserci", io posso rispondere "perchè essa non è presente nel segnale originale e quindi sarebbe una manipolazione del tutto artificiosa"....

Insomma, facile parlare "in nome del suono", ma un circuito elettronico "non suona" ma "trasla segnali elettrici".
Meglio l' alta efficienza, la bassa, ecc... L' unico "meglio" che esiste è perseguire la massima linearità di un sistema, ma questo sta alla base di qualsiasi progettazione, non esiste "un' approccio alternativo" alla progettazione, esiste solo una diversa valutazione dei parametri definiti come "linearità" (ossia linearità di insieme, di anello, di gruppo ecc...).
Di certo questo complica le cose, ma sono in un sistema chiuso qualcuno può dimostrare che una catena di anelli non lineari può dare luogo ad un sistema lineare (per compensazione), mentre a priori questo non è possibile.
Quindi io scelgo una linea progmatica: anello molto od abbastanza lineare che abbia "un' occhio" di riguardo per il resto del sistema, in modo che in casi positivi le prestazioni possano migliorare ed in casi infelici almeno il mi o anello possa almeno garantire una discreta "neutralità".
Se fai un sistema con vari parametri palesemente degradati, probabilmente non incide per nulla, ma non da garanzie di coerenza in tutte le condizioni.

Naturalmente tutti tendono ad avere ricette migliori degli altri (anche io), ma questo una persona esterna lo deve capire a modo suo. Non tanto in base al famigerato "suono", ma in base alle "regole di progetto" che uno pone.
Ad esempio, io sostengo la grande importanza della linearità di risposta
della impedenza interna di uscita dell ampli di potenza, ed attendo smentite in tale senso in nome "del suono".
Io do grande importanza al valore effettivo di tale resistenza (il Damping factor), valore che in base al quale si ha un vissuto molto diverso del suono di quasi tutti i diffusori, attendo smentite in nome del "suono".
IO do grande importanza alla dinamica di applicazione della NFB globale e locale, attendo smentite in nome del "suono".

Insomma, esiste un solo approccio, empirico o meno che sia, che deve per forza passare attraverso una concretizzazione tecnica della percezione, il resto sono chiacchiere. Invece di parlare di "suono" bisognerebbe parlare di "rapporto tra la percezione e alcuni parametri tecnici". Questo è il mio unico elemento di interesse. Come polarizzare un BJT o un opamp o un tubo non è un problema che mi riguardi, lo so fare e ci sono montagne di documentazioni di persone competenti che indicano i metodi. La progettazione audio è altro....

ciao

Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html

Inviato: 21 nov 2006, 19:37
da plovati
Ad esempio, io sostengo la grande importanza della linearità di risposta della impedenza interna di uscita dell ampli di potenza, ed attendo smentite in tale senso in nome "del suono".
Originariamente inviato da mauropenasa - 21/11/2006 :  11:28:31
Smentita in nome del suono:
MyRef A e C. Io e a quanto ne so anche altri preferiscono nel loro sistema (e si tratta di sistemi molto diversi) la rev.A, quella meno lineare e con DF meno costante in frequenza.

_________
Piergiorgio

Inviato: 21 nov 2006, 20:42
da mauropenasa
quote:
Ad esempio, io sostengo la grande importanza della linearità di risposta della impedenza interna di uscita dell ampli di potenza, ed attendo smentite in tale senso in nome "del suono".
Originariamente inviato da mauropenasa - 21/11/2006 : 11:28:31



Smentita in nome del suono:
MyRef A e C. Io e a quanto ne so anche altri preferiscono nel loro sistema (e si tratta di sistemi molto diversi) la rev.A, quella meno lineare e con DF meno costante in frequenza.
Appunto, quel esempio calza a pennello.

In primo luogo perchè dimostra che se ci si deve regolare con i gusti non si va da nessuna parte, perchè a fronte di appassionati di revA trovi comunque una ampia maggioranza (o minoranza, non è importante) che sostiene il contrario.
Nei miei panni, che filone seguiresti ?
Io non ho dubbi, vado per la mia strada (analitica), in barba agli incidenti di percorso.
Quando tutti saranno d' accordo su un "suono assoluto", me lo fate sapere, e dimostro senza problemi che ve lo faccio con i miei chipsamp. In attesa che vi mettiate d'accordo però, lasciatemi lavorare su l' unico piano che io conosca, quello tecnico.... :oops:

In secondo luogo, a me pare, sotto un profilo puramente analitico, di avere dimostrato che lo stesso circuito può dare sensazioni diverse legate al suono modificando semplicemente non la THD, non il rumore, o la larghezza di banda o altri elementi usati come clava sia dai detrattori che dai sostenitori, ma semplicemente dal diverso andamento di DF versus frequenza, almeno come prevalenza di parametro.

Tu sostieni di prediligere un sistema con una certa curva di DF (a parità di circuito), altri sostengono il contrario, questo diventa il piano soggettivo, ma la piattaforma di analisi resta la medesima, non si va a parlare di aria fritta. Usando IL MIO metro posso plasmare, a partire dal comportamento di DF, un suono che può piacere a te o a altri, cosa che non è possibile fare ragionando su elementi diversi. Questi sono i terreni di ragionamento, non la polarizzazione di un dispositivo o le filosofie.

"linearità" può significare anche che il sistema ampli si accordi perfettamente con la risposta in fase (inversa) del sistema altoparlanti. Con le mie Dynaudio questo accade con una revC, con sistemi a nastro questo accade con la revC, con sistemi Kef questo accade con la revC, con altro non lo so....
Questo dimostra le mie parole citate in relazione alla "mutualità" delle condizioni che ho previsto da progetto. Di certo la revC nella condizione peggiore non genera problematiche tipiche dei sistemi fortemente caratterizzati, ma si comporta come un "normale ampli SS" (un poco freddo, mi dicono).

Ma su questo terreno si può discutere, semplicemente in nome di un mio studio in proposito, e come tutti gli studi e le teorie sono al contempo piattaforma e arma a doppio taglio, ma almeno sono cose tangibili, sia sotto il profilo soggettivo che quello oggettivo.

In attesa.... :D

ciao

Mauro
http://www.webalice.it/mauro.penasa/index.html

Inviato: 21 nov 2006, 21:48
da Davide
Mauro, devo riconoscerti delle doti dialettiche indubbiamente superiori. Hai una capacità notevole di muoverti sulla linea di confine fra due posizioni apparentemente contrastanti, alternando minuziosamente un passo da una parte ed uno dall'altra, senza mai scivolare.....

Il problema è che in questo modo imbastisci una serie di piccole contraddizioni, talmente sottili che per sviscerarle e controbatterle sarebbe necessario spulciarle accuratamente una per una e sviluppare un discorso molto più lungo dei tuoi - già mediamente lunghi - interventi.
Io ovviamente non ho il tempo, la voglia e probabilmente neanche la capacità dialettica necessaria; oltretutto credo che ne verrebbe fuori un discorso assolutamente inutile per la maggior parte degli utenti del forum.
Mi limito pertanto a rispondere puntualmente ad alcune tue questioni:
MI si dice spesso: L' obbiettivo finale è il suono. Vero.
Ma qualcuno degli eruditi interlocutori ha mai individuato "un suono" univoco su cui lavorare ?
A me risulta che moltissime persone convivono con sistemi agli antipodi, tutti molto felici del loro sistema.
Mi fa piacere che tu riconosca nel suono l'obiettivo finale.
Non so come la pensino gli interlocutori eruditi, ma in effetti, secondo me per fortuna, non esiste un suono univoco.
Questo però non deve essere un pretesto per buttare tutto all'aria; se la buttiamo sul "tutto è soggettivo" e magari ci includiamo pure il folklore del soggetto strampalato che ascolta la musica con lo stetoscopio perche "quello è il suo suono", è chiaro che non andiamo da nessuna parte.
Io direi che possono essere individuate un certo numero di categorie, di tipi, di "suono giusto" come lo chiama qualcuno, riconosciuti e condivisi da un numero sufficientemente elevato di soggetti da poter essere considerate "quasi-oggettive".
Quindi, un suono univoco no, ma un certo numero di "suoni di riferimento" si; l'importante è aver capito che alla fine la prova del nove la faccio con un suono e non con una misura....

D'altronde, per fare un paragone, non esiste mica un modo univoco di dirigere un'orchestra, ma - indipendentemente dai gusti personali - ..... nessuno sano di mente può non riconoscere che Toscanini sia un "riferimento".....

Per esempio, Il nostro Davide o Piercarlo, alla luce delle loro filosofie, in base a che parametri progetterebbero un loro ampli ?

Che curva di trasferimento si definisce basandosi sul puro "suono percepito" ?

Si fa un harmonyzer, un compressore, o un sistema di traslazione lineare ?
Ho detto: ....innanzitutto un buon progettista elettrico....

E' chiaro quindi che, per un ampli, un certo grado di linearità, anche grossolanamente definita, è il punto di partenza.
Quanto però spingere su questo parametro, anche in relazione al "come" ed al "dove" viene caratterizzato, tenenuto conto che ogni misura racconta solo una piccola parte della storia, è la questione fondamentale....

Lo chiedo perchè se uno mi dice che una certa armonica serve, per esempio il passo successivo è stabilire in che termini, in base a quale studio.
Se uno invece mi chiede perchè una certa armonica "non deve esserci", io posso rispondere "perchè essa non è presente nel segnale originale e quindi sarebbe una manipolazione del tutto artificiosa"....

Insomma, facile parlare "in nome del suono", ma un circuito elettronico "non suona" ma "trasla segnali elettrici".
Meglio l' alta efficienza, la bassa, ecc... L' unico "meglio" che esiste è perseguire la massima linearità di un sistema, ma questo sta alla base di qualsiasi progettazione, non esiste "un' approccio alternativo" alla progettazione, esiste solo una diversa valutazione dei parametri definiti come "linearità" (ossia linearità di insieme, di anello, di gruppo ecc...).
Di certo questo complica le cose, ma sono in un sistema chiuso qualcuno può dimostrare che una catena di anelli non lineari può dare luogo ad un sistema lineare (per compensazione), mentre a priori questo non è possibile.
Quindi io scelgo una linea progmatica: anello molto od abbastanza lineare che abbia "un' occhio" di riguardo per il resto del sistema, in modo che in casi positivi le prestazioni possano migliorare ed in casi infelici almeno il mi o anello possa almeno garantire una discreta "neutralità".
Se fai un sistema con vari parametri palesemente degradati, probabilmente non incide per nulla, ma non da garanzie di coerenza in tutte le condizioni.
Si, si, tutto corretto, tutto condivisibile se inteso come metodo di sintesi, come strumento di sviluppo.
L'importante è che poi, alla fine, se il "suono" non convince si sia pronti a..... ricominciare tutto da capo.
Perchè sarebbe abbastanza "umano" quanto errato, dopo tutto 'sto lavoro alla ricerca della linearità, di fronte a risultati discutibili, farsi prendere dalla tentazione di dire: "...va be, il sistema è superlineare, c'ho le prove, le misure, se poi la media delle registrazioni.... la media degli ambienti di ascolto.... la media dei tecnici del suono.... gli elementi soggettivi...."

Naturalmente tutti tendono ad avere ricette migliori degli altri (anche io), ma questo una persona esterna lo deve capire a modo suo. Non tanto in base al famigerato "suono", ma in base alle "regole di progetto" che uno pone.
Ad esempio, io sostengo la grande importanza della linearità di risposta
della impedenza interna di uscita dell ampli di potenza, ed attendo smentite in tale senso in nome "del suono".
Io do grande importanza al valore effettivo di tale resistenza (il Damping factor), valore che in base al quale si ha un vissuto molto diverso del suono di quasi tutti i diffusori, attendo smentite in nome del "suono".
IO do grande importanza alla dinamica di applicazione della NFB globale e locale, attendo smentite in nome del "suono".
Perchè dovresti essere smentito? E' probabile ed auspicabile che i parametri da te considerati siano assolutamente comatibili e determinanti per l'ottenimento di un buon suono; è che questo per mia esperienza va sempre verificato, purtroppo caso per caso, con "la prova del nove" dell' ascolto.
Se un sistema che ottimizza tutti questi parametri raggiunge il fine che mi ero preposto, benissimo, non c'è niente da smentire.

Io posso solo riferire, se la cosa può esserti di qualche utilità, di aver ascoltato molti componenti e sistemi messi a punto in maniera da massimizzare all'estremo alcuni dei parametri da te citati, che rispetto alla funzione di (ri)produzione dei suoni e della musica lasciavano abbastanza a desiderare...

Insomma, esiste un solo approccio, empirico o meno che sia, che deve per forza passare attraverso una concretizzazione tecnica della percezione, il resto sono chiacchiere.
Fino ad un certo livello è sicuramente cosi, oltre un certo livello di ottimizzazione (che è poi quello di cui stiamo parlando) "la concretizzazione tecnica della percezione" può non essere più tanto vantaggiosa per il mio scopo. Anzi può essere un intralcio, introducendo delle complicazioni e delle approssimazioni più grandi dei problemi che deve risolvere.
Insomma se lo sviluppo del modello teorico mi deve costare di più, ed essere comunque abbastanza impreciso.. tanto vale che costruisco direttamente il bread-board e lavoro su quello... questo sempre in un ottica pragmatica, di sintesi...

Che poi alla fine la particolarità più "nobile" del lavoro del progettista di un certo tipo di sistemi di (ri)produzione audio (professionista o dilettante che sia) è proprio questa; altrimenti sarebbe come detto, con tutto il rispetto, "elettronica spicciola".

Invece di parlare di "suono" bisognerebbe parlare di "rapporto tra la percezione e alcuni parametri tecnici". Questo è il mio unico elemento di interesse.
E questo è un aspetto sicuramente importantissimo. Però quando trovo affermazioni, come quella che hai fatto tu di recente in altro 3D a proposito di jitter, del tipo: Qualche maligno potrebbe far notare che nella maggior parte dei sistemi di demodulazione analogica usati per il TDA, ma anche nel TDA stesso esistono dinamiche distorsive spesso maggiori anche di un ordine di grandezza rispetto a quelle del jiitter.,
mi viene il sospetto che spesso il problema venga risolto a tavolino sulla base di "presunzioni" di natura teorico/tecnica.....

Come polarizzare un BJT o un opamp o un tubo non è un problema che mi riguardi, lo so fare e ci sono montagne di documentazioni di persone competenti che indicano i metodi. La progettazione audio è altro....

ciao

Mauro
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Originally posted by mauropenasa - 21/11/2006 :  11:28:31
...e su questo, di fatto, sembrerebbe che siamo assolutamente d'accordo....!!!!

Vabbé, mobbasta..... andiamo a lavorare...!!

Ciao

Davide

Inviato: 22 nov 2006, 00:44
da Luc1gnol0
Mauro, non essendo attrezzato alla bisogna, mi limiterò a puntualizzare alcuni aspetti (forse marginali)
Il termoionico ha una serie di limiti di fondo, in parte per i materiali passivi che esso spesso impone (trafo ed accoppiamenti vari) in parte perchè le prestazioni di linearità e di guadagno di trasferimento sono molto limitate (fino a prova contraria, che però deve essere "matematica", non "filosofica", od "estetica" come le affermazioni di Aloia in merito....).
Per quel che mi risulta Aloia non ha dato una spiegazione dell'apodittica affermazione. Però è vero che generalmente non racconta balle.
Per es. posto che una 845 sia lineare, mi insegni, mi fai vedere un dispositivo a ss comparabile che sia più lineare?
Il "fine" è definire una certa forma geometrica (volumetrica). Il mezzo sono i nostri mattoni. Un progettista moderno tenderà ad usare i materiali più "maleabili" per raggiungere un' obbiettivo, anche se nei secoli le case si sono costruite (e bene) anche con materiali molto difficile da gestire.
...
Il problema vero è che sembra che alcuni compromessi obbligati posti da qualche dispositivo vadano incontro ai gusti soggettivi di varie persone.
Da un punto di vista logico, sembrerebbe esserci una contraddizione tra l'esempio delle costruzioni antiche ed i compromessi del tubo da te evidenziati: no?
Io mi sono costruito delle cose che mi gratificano (e gratificano diverse centinaia di autocostruttori nel mondo), queste cose corrispondono al mio "protocollo di priorità tecnico/acustiche", che può essere corretto o sbagliato, come quello di tutti.

Altri fanno lo stesso, con risultati simili o diversi.

Quello che non è ammissibile è lo spacciare dei semplici limiti di sistema con scelte progettuali.
La scelta progettuale potrebbe essere meglio spiegata quali siano i vantaggi di accettare quelle limitazioni, dunque. Nel caso di sistemi il più possibile "aperti" mi pare di capire che tu non ne veda (riferendomi ai tubi termoionici).
Come noti di seguito:
Io sono disponibile a mettere in discussione la soglia di udibilità di una THD, di un certo tipo di rumore di fondo, di compressioni in potenza e degli "harmonics shape" che molti sistemi termoionici hanno, ma solo a fronte di qualcosa di tangibile, non ai gusti soggettivi opposti ai miei.
Pare una prova cd. diabolica.
Riferendomi solo alla soglia di udibilità di una THD: "Provami che esiste qualcosa di tangibile, ma che tu lo senta con le orecchie non lo è, tangibile".
A me sembrerebbe quasi il contrario, che il miglioramento della THD, visto che si parla di correlazioni tra percezione e parametri, non implichi affatto che si sia andati nella direzione giusta (cosa nota come l'acqua calda nella società occidentale, e non riferita ai tuoi oggetti).
Allo stesso modo di come tu (mi è parso) hai liquidato la questione che mi ponevo, della necessità di una efficienza alta o bassa come meramente accessoria o accidentale rispetto alla "linearità": se non è importante in sè che sia alta l'efficienza di un altoparlante, il cattivo suono (dato per presupposto) di ampli con THD bassa quanto basta, indica qualcosa di simile oppure no rispetto alla soglia della THD stessa?
Quindi io scelgo una linea progmatica: anello molto od abbastanza lineare che abbia "un' occhio" di riguardo per il resto del sistema, in modo che in casi positivi le prestazioni possano migliorare ed in casi infelici almeno il mi o anello possa almeno garantire una discreta "neutralità".
Albert Einstein ha sempre sostenuto che è la teoria a stabilire che cosa osservare, e non è un'ovvietà o un truismo.
Detto altrimenti, in un anello il concetto di "neutrale" non può non risentire dell'occhio di riguardo gettato agli altri anelli, ovvero, il cd. anello neutrale mi pare solo un caso particolare del caso più generale di sistema chiuso o "con vari parametri palesemente degradati"
IO do grande importanza alla dinamica di applicazione della NFB globale e locale, attendo smentite in nome del "suono".
Riferimenti da leggere (io)?
Invece di parlare di "suono" bisognerebbe parlare di "rapporto tra la percezione e alcuni parametri tecnici". Questo è il mio unico elemento di interesse
Hai raccolto correlazioni interessanti nel corso del tuo imparare la progettazione audio (oltre ai tre punti di cui prima)?
Grazie

P.S.: non è tardi, ma non ho esposto concetti migliori in modo migliore. Si vede che è solo questione di crassa ignoranza (mia) :)

--- --- ---
Ciao, Luca

Inviato: 22 nov 2006, 03:10
da mauropenasa
inizio OT
A chiosa dell'intervento di Davide, poi lascio libero lo spazio per il circuito....

Mi dispiace che tu debba vedere per forza le cose come uno scontro dialettico. Io ho un mia dialettica particolare, ma non provo astio o particolari moti contro la gente, espongo solo le mie idee.
Di contraddizioni, specie in questo contesto discorsivo, ne espongono un poco tutti, semplicemente perchè non esiste una verità assoluta.

Io non contrappongo la gente con i compattoni agli audiofili intransigenti, io contrappongo audiofili intransigenti ad audiofili intransigenti, almeno che tu non possa dimostrare che il "bel suono" stia solo in qualche piccola nicchia esoterica. Per la precisione, se come dici tu esiste un suono "oggettivamente definibile" per media di orientamento, quel suono verte verso sistemi a bassa distorsione e spesso concepiti con tecnologie recenti, non verso non meglio definiti ampli "costruiti ad orecchio".

Per il resto, credevo di essere stato chiaro:
Per quello che mi riguarda, le misure vertono per un buon 80% al rilevamento di parametri chiave legati alla percezione, come il rumore, il DF e mille altri parametri, non a "dormire" davanti ad un FFT di THD a 1Khz con vanto di certi ambienti. Dati questi presupposti di misura, io posso ragionare su cosa determini un suono più o meno accattivante. La questione di ripartire ecc...., se si ragiona in questo modo, non si pone. Io non sono mai arrivato, e non ho bisogno di ripartire. Io non stabilisco obbiettivi soggettivi a tavolino (al contrario di molti altri, mi pare) mi limito a studiare i fenomeni a mio uso e consumo, peraltro, a detta di molti, con ottimi risultati....
Ovviamente dopo 15anni di test qualche piccolo elemento analitico io nel cassetto ce l'ho.
Quello che non capisco è tutto questo turbinare intorno a "finalità empiriche" , fine ultimo ecc.... Questi ragionamenti vagono per gente che non conosce gli amplificatori, non per esperti sia di elettronica che di audio. Anche io ho l' arroganza di ritenermi audiofilo almeno tanto quanto qualsiasi altro frequentatore di forum, per cui credo che anche i miei, di vissuti, ancor più mediati da analisi precise, abbiano un valore aggiunto.
I miei vissuti mi dicono che il suono migliora al migliorare delle prestazione tecniche (quelle vere e mirate), l' ho confrontato con altre centinia di persone che confermano questo, ho elementi strumentali che confermano a loro volta. Credo che sarebbe il caso che siano altre le persone che sono chiamate a "dimostrare" le loro tesi, specie se fumose e retoriche....

Fine OT

ciao


Mauro
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Inviato: 22 nov 2006, 15:49
da mauropenasa
Finalmente faccio un intervento costruttivo (spero sia vissuto cosi) per il volks, dopo 2 pagine di miei ragionamenti inutili.

Il PCB layout per questo genere (ma per tutti gli ampli di potenza) ha problemi, sicura causa di ronzii e rumore percepito o meno che sia.

Come abbiamo detto, il circuito non gode di elevatissime immunità dai residui di alimentazione, per cui a maggior ragione va curato il PSU ed ogni collegamento ad esso.

Un miglioramento di PCB layout a parità di circuito credo che può migliorare agevolmente le prestazioni di THD e di suono generali.

Il problema più grossolano che io sistemerei immediatamente è quelle delle masse. Le regole del "centro stella" nelle bozze che ho visto non sono rispettate:

Il centro stella virtuale è formato dal meno di C12 (il caps di livellamento) e solo il reoforo di quel componente è il punto di minore impedenza virtuale disponibile. tutto il resto (cablaggi filari, piani o piste di massa) non ha nessuna valenza funzionale. E' determinante che tutti i cablaggi che devono andare a massa si incontrino su quel reoforo e da nessuna altra parte.

Le ragioni sono varie. Vediamo il problema del circuito postato:

abbiamo un centro stella fatto secondo le regole correnti. Solo che esso si connette a C12 attraverso una pista singola (o un filo, stessa cosa).
Vediamo il percorso delle correnti di carica scarica dei caps di bypass di tensione: escono da C12, vanno al caps, escono dal caps vanno al centro stella e tornano a C12 attraverso il cablaggio comune.
Vediamo il segnale di potenza: prende energia dal + si scarica sul uscita e rientra nel centro stella, poi torna a C12 dal cablaggio comune
Vediamo il segnale di ingresso: entra e si va a riferire al centro stella, che a sua volta si riferisce al cablaggio comune

Quale è il comune denominatore potenzialmente critico del sistema ?
Il cablaggio comune .
In quel percorso, breve o lungo che sia, si sommano tutte le correnti, formando il classico "modo comune".
Le conseguenze primarie sono che eventuali modulazioni di corrente generate dai caps di bypass (che fanno il loro lavoro livellando la tensione assorbendo più o meno corrente alternata) generano cadute di tensione sul percorso comune, modulando i riferimenti di ingresso dell' ampli e generando quindi una amplificazione di esse.

Quelle poco note sono delle forme di NFB generato dalla corrente di ritorno del carico che modula sia il segnale di ingresso che i riferimenti di PSU attraverso il percorso comune.
In pratica un centro stella collegato a quel modo è dinamicamente un punto flottante in balia delle correnti che confluiscono forzatamente in un percorso comune....

Quindi rumore di rettificazione amplificato, performance di NFB locale e globale potenzialmente compromesse, oltre a generazione (molto comune in questi casi) di THD aggiunta. Alla THD aggiunta spesso si sommano problemi di induzione tra le piste di potenza di PSU e il circuito di segnale, specie quando hanno un percorso attiguo (perpendicolare), ma questo è difficile definirlo con una osservazione veloce di un disegno di Layout.....

Stesso problema in caso di uso di 2 PCB e un solo trafo. Il percorso comune di cui sopra diventano 2 percorsi comuni, messi in parallelo, volenti o nolenti dai connettori di ingresso. A quel punto si instaurano una caterba di correnti di riflusso che fanno a gara per cercare il percorso migliore per scaricarsi, passando da un PSU all' altro e da un cablaggio di segnale all' altro....

Spero di essere stato utile

ciao



Mauro
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Re: Ricordando il Volks....

Inviato: 19 gen 2018, 15:36
da JJT
Vecchio ma interessante argomento.
Alcune prove fatte con LTSpice sembrano indicare (parlando del Volks originale, fonte singola, uscita condensatore), che semplicemente, con gli stessi transistori, cambiando lo schema di uscita da darlington a CFP, comporti un miglioramento netto di un ordine di grandezza su la THD,
oppure, la stessa THD con metá degli essageratissimi 500mA di bias..
se qualcuno vuole fare la prova e confermare, o smentire, sarebbe grandissima cosa.
In ambedue i casi si mantiene il profilo dell fft, e l'onda quadra, con 1uF attaccato all' uscita, non gli fá un baffo, come l'originale.
Ciao, J.