gluca ha scritto:in effetti io, per abitudine ormai, faccio ascolti prolungati per settimane prima di decidere se X mi suona meglio di Y. anzi in tempi andati avevo spesso i due canali dell'impianto diversi mentre mi dilungavo in prove di ascolto. mantengo, cioè, i due apparecchi nell'impianto e li alterno per un periodo anche lungo ma alla fine X mi sembra sempre meglio di Y o viceversa. magari in doppio cieco non saprei distinguerli ma su un periodo più lungo mi viene facile maturare una preferenza. che sia questo un modo per mediare le fluttuazioni della nostra percezione?drpaolo ha scritto:
Questo mi ha confermato nell'idea che non è l'impianto a nascondere le prestazioni, ma sono le nostre condizioni percettive non ottimizzate a deluderci per la maggior parte del tempo.
Il nostro corpo è pigro, anzi non è pigro, ma furbo e va in economia senza cercare sforzi inutili ...questo vale per la memoria muscolare diretta , ma vale anche e soprattutto per il nostro cervello che percepisce uno stimolo e si abitua a quel preciso input . Questo accade in diversi ambiti ... ad esempio ( purtroppo ) accade a chi perde un arto e a distanza di anni afferma di percepirne ancora la presenza o di sentire gli stimoli sensoriali ( a me accade con i capelli e non sto scherzando mannaggia !! )
In pratica le nostre percezioni sono spesso memorie di cio che è sempre stato risultando a volte ingannevoli nel momento in cui il nostro cervello trova più semplice pescare il ricordo di una percezione piuttosto che elaborarne una nuova . Nel nostro campo ,ad esempio, spesso accade che dopo una modifica ad un elettronica , nel immediato , non si apprezza tale intervento ritenendo migliore il vecchio setup. L' incidenza del reale miglioramento rispetto al prima e al dopo non possiamo valutarlo in questa sede, ma è possibile affermare che il nostro cervello deve abituarsi e deve rielaborare con i suoi tempi la nuova percezione , occorre quindi rieducarlo nuovamente, altrimenti "va in economia" e ti dice che era meglio prima .