E' vero, ma è un peccato veniale: con il riferimento al Dies irae intendevo proprio una sollecitazione dinamica a frequenze anche molto basse, forse avrei potuto cercare qualche bella "pestata" a pedali d'organo da citare, o una selvaggia esibizione live di una "Paradise City", ma che differenza avrebbe fatto?
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Ciao, Luca
Originally posted by Luc1gnol0 - 14/05/2008 : 20:58:48
Mettiamola così.
io ascolto di tutto. Il problema semmai è il come lo voglio fare.
Domenica mattina eravamo con Baudino ad osservare i tamburi che passavano.
Ci siamo guardati sorridendo, e la considerazione è stata scontata: "a questi qui non gli fai nulla. Non li riproduci". Punto.
Io ho sempre pensato all'impianto ed al suo "rapporto" con la musica riprodotta come se fosse una specie di "correlativo oggettivo".
L'impianto fornisce una serie di input al cervello, ed il cervello riconosce l'evento.
Una volta capito che ogni singolo parametro è irriproducibile in modo reale, il problema è individuare gli input giusti da ricercare e "somministrare" (e che variano anche da persona a persona) che possano scatenare l'effetto "similitudine", nella accezione impressiva del ricordo.
I correlativi oggettivi "giusti", insomma.
Negli anni ho capito che uno degli "input" sbagliati (per me, per la mia sensibilità, si intenda...) è quello della ricerca della pressione sonora.
Ogni singola configurazione ed impianto che ho ascoltato a pressioni sonore sostenute, inevitabilmente si allontanavano dal ricordarmi l'evento sonoro originario, il riconoscimento delle caratteristiche dei singoli strumenti acustici, l'ambienza e tutto il resto.
L'impressione è stata sempre quella di una "bolgia" che non possiede punti in comune con l'evento reale, nel senso che non lo riporta alla memoria affatto.
Al contrario, alcuni rari impianti dai volumi sonori pacati riescono a fornire degli "input" che avvicinano il cervello al ricordo dell'evento.
S'è sempre trattato di scegliere, insomma, tra l'avere un'impressione di "placida" realtà, oppure non avere nulla a che spartire con l'impronta dell'evento reale.
Ad un certo momento mi sono fatto un'idea ben precisa dei perchè (opinabile, per carità, ma di cui sono molto convinto) e ho concluso che la "colpa" della completa innaturalezza dei sistemi "bum bum" è dovuta per un buon 70% dai diffusori ed il restante 30% dagli ampli.
Così ho iniziato a cercare quali caratteristiche (secondo il mio modo di vedere) dei diffusori "bum bum" possano essere responsabili di ciò che ho sopra sommariamente narrato.
In quest'ottica di studio sono nate le "black gate"...
Hanno risolto completamente il problema? Sicuramente no.
Hanno iniziato a svelarmi qualche lato dell'arcano? Credo di si.
Perciò cercherò di andare avanti per quella strada.
Bisogna anche contare che spesso si è di fronte ad un altro strano quanto bizzarro fenomeno:
paradossalmente l'hi-fi (in certa rappresentanza della peggiore accezione audiofila) ha seguito negli anni una strada a se stante, standardizzando terminologie e punti di riferimento arbitrari, ed il tutto è accaduto svincolandosi totalmente da quello che è la musica.
Non a caso si possono incontrare audiofili che non vanno mai ai concerti, "certosini" esperti di hi-fi che nulla hanno a che spartire con la musica...un hi-fi vissuta come parrocchia a se stante insomma...
Ed è abbastanza divertente trovarsi dinanzi ad un impianto, col relativo proprietario in visibilio, catturato da chissà quali "parametri"...emntre l'impressione è di un buffo rumore "specializzato", che vorrebbe assomigliare (come aspirazione!) ai rumori "specializzati" di alcuni impianti costosissimi, che tutto fanno meno che "aleggiare" input naturali al cervello.
E qui mi fermo, perchè non è facile parlare del problema in quattro righe, ed il tutto, per giunta, meriterebbe un bel tavolino con dell'ottimo vino sopra.
Vorrà dire che al prossimo Bottom ci faremo quattro chiacchiere in "santa pace".
salutoni,
Fabio.
Pushpull? No, tnx!
("Tira e molla"? no grazie!)