Mi ero perso la risposta intermedia di Davide ai miei quesiti...
Che dire, non so bene quale possa essere il miglior approccio all'analisi di queste problematiche su un forum, che come dici sono annose e molto dibattute a tutti i livelli.
Capisco la tua descrizione, è comune alle situazioni che si notano anche nelle linee di amplificazione, sia pre che finali. In parte ti posso dare ragione, perchè credo che alcuni risultati (negativi) nell' applicazione di opamp in audio siano sotto gli occhi (orecchie) di tutti gli appassionati.
Già in altri 3D mi è capitato di disquisire riguardo le tecnologie impiegate, come la questione dello stato solido VS vuoto, ma noto che si tende ad arenarsi su posizioni non produttive.
Diciamo che come ovvio anche io ho sondato molte soluzioni, negli anni, compreso "il mito" della seconda armonica. Sembra ormai assodato che parlare in termini di distorsione armonica statica, non possa, da solo, essere un argomento capace di definire i differenti approcci tra le topologie. Credo che anche in questo si sia abbastanza d' accordo.
Io propendo per un approccio pragmatico.
Riguardo le problematiche di amplificazione, sostengo (e dimostro, quando possibile) che il problema non è mai stato il mezzo (i chips) ma l' obbiettivo ed il modo di implementare il mezzo. Se non conosco i problemi, non posso cercare le soluzioni, questa è una regola che sta alla base di qualsiasi progetto.
La mia "punzecchiatura" verte a cercare di capire i punti nodali di quella particolare sezione, anche perchè io ho studiato sistemi a dac ma in altri tempi e con implementazioni abbastanza diverse che quelle in gioco.
Riassumendo:
- la THD, specie se di seconda e di valori accettabili (>0,5%) da sola non da spazio per giustificare tutte le differenze che si notano (si potrebbe ragianare molto anche su questo, ma è una ipotesi "abbastanza" gestibile...) a questo punto possiamo pure considerare l' uso del partitore passivo come convertitore.
- Gli opamp in quella posizione "tendono" a comprimere il suono e sopratutto i particolari, indipendentemente dal modello usato (ma con configurazioni di polarizzazione classiche, mi viene da pensare...)
- Uno stadio di amplificazione a tubo preamplifica al meglio la tensione presente sul partitore resistivo
- In alternativa anche uno stadio a trafo di segnale, specie se in bilanciato, può traslare il segnale di corrente con buone performances.
Togliendo provvisoriamente dal campo la questione della THD statica, generata a partire dal dac fino alla struttura di interfaccia, che sia essa a trafo, fet o tubo, cosa ci rimane, in grado di fare la differenza ?
Poco, direi, anche se magari è pure abbastanza...
Ecco dove è il nodo.
Che il dac diventi più lineare divente difficile stabilirlo, in presenza di una caduta resistiva, al massimo dovrebbe mantenere le sue caratteristiche.
Non resta che la sezione audio che segue, e relativo comportamento nei confronti del segnale, classica diatriba tecnica abbinata al amplificazione audio, ma se la differenza è solo in questo stadio, devo dire che ritengo la cosa già risolta, basta implementare le tecniche di gestione dei segnali audio con le adeguate metodologie.
PS: la cosa che non capisco nei discorsi basati sul vissuto audio è l' idiosincrasia insita nelle affermazioni che si fanno.
Affermare che un suono riprodotto da un lettore CD in forma digitale traslato su un DAC in forma analogica, ma trattato nel "giusto modo" nella fase successiva, indipendentemente da quale sia il "giusto modo" da luogo a prestazioni acustiche di livello assoluto, smentisce automaticamente ed in forma definitiva le teorie che vogliono l' uso di opamp e NFB un danno per il suono stesso.
Il segnale elaborato in fase di incisione passa da qualche decina a qualche centinaio di opamp, nelle consolle di regia oltre ai classici filtri anti-immagine e ADC....
ciao
Mauro
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