2A3jj-40 Full monkey

Progetti, domande e idee sparse sull'autocostruzione delle elettroniche
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Salvo Ferrara
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2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da Salvo Ferrara »

Buongiorno, vorrei portare a termine due finali mono con valvole finali 2A3jj-40 utilizzando il circuito Full monkey di Torsten e adattarlo alle mie necessita. Come driver vorrei usare la D3a che gia posseggo e utilizzare come base di partenza un circuito trovato in rete. ( come allegato )
Come ferri li ho gia, TU Universale AFDT, TA e TF fatti su specifiche,
Che dite mi aiutate??
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da UnixMan »

Salvo Ferrara ha scritto: 25 apr 2023, 13:50 Buongiorno, vorrei portare a termine due finali mono con valvole finali 2A3jj-40 utilizzando il circuito Full monkey di Torsten e adattarlo alle mie necessita.
Una stufetta... :lol:

Perché invece non usi invece una configurazione con due alimentatori sovrapposti?
Ampli_SE_DC.png
(...ti ricorda qualcosa? :wink: )
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da Salvo Ferrara »

sembra molto interessante , e mi farebbe risparmiare l'induttanza che al momento non ho. la polarizzazione della driver a led, vedo pile nella polarizzazione della finale o sbaglio... mi piace, accoppiamento diretto.... si puo fare. Paolo supportami e si parte
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da UnixMan »

Salvo Ferrara ha scritto: 26 apr 2023, 07:28 sembra molto interessante , e mi farebbe risparmiare l'induttanza che al momento non ho. la polarizzazione della driver a led, vedo pile nella polarizzazione della finale o sbaglio... mi piace, accoppiamento diretto.... si puo fare. Paolo supportami e si parte
No... per semplicità ho messo il simbolo delle batterie, ma sono due alimentatori da rete. Come al solito, purtroppo niente viene gratis. Ma facciamo un passo indietro, e cominciamo dal principio. :wasntme:

Il problema dell'accoppiamento diretto è che l'anodo della driver si deve trovare necessariamente ad una tensione (relativamente) elevata, quella necessaria al suo corretto funzionamento: nel caso della D3a, diciamo sui 160V. D'altro canto, per poter funzionare, la finale ha bisogno della giusta tensione di polarizzazione tra griglia e catodo: nel caso della 2A3, in un punto di lavoro tipico (250V, 60mA), la tensione di BIAS si aggira sui -45V. Cioè il catodo deve trovarsi ad un potenziale maggiore (di +45V) rispetto a quello della griglia.

Utilizzando la stessa configurazione che tipicamente si impiegherebbe in un ampli con accoppiamento a condensatore (o con trasformatore inter-stadio), cioè con un solo alimentatore e la driver che prende l'alimentazione da quella dello stadio finale, se la griglia è collegata direttamente all'anodo della driver, e quindi si trova diciamo a 160V rispetto a massa, il catodo della finale deve trovarsi a 160+45 = 205V (sempre rispetto a massa).
SE_DC_amp.nonsense.png
Perciò, per "sollevare" adeguatamente il catodo dovresti far cadere 205V ai capi di una resistenza. Sempre ipotizzando una corrente anodica di 60mA, quelle resistenze di catodo dovrebbero quindi dissipare la bellezza di 205*60*10-3=12.3W (per ciascun canale, ovviamente).

Ma non basta. Ovviamente, l'anodo della finale deve trovarsi alla necessaria tensione rispetto al suo catodo. Nel caso della 2A3, diciamo 250V. Perciò, rispetto a massa, dovrebbe trovarsi a 205+250=455V.

Quindi in definitiva servirebbe un alimentatore da quasi 500V, capace di erogare 80mA o giù di lì (corrente anodica della finale più quella della driver) per ciascun canale. Cioè andresti ad assorbire circa 80W solo per le anodiche, più i filamenti vari... per ottenere in uscita i miseri 2.5W o giù di lì che possono fornire le 2A3.

Improponibile... non solo per i consumi energetici, ma anche per i costi. :tmi:

Ci sono soluzioni alternative? :sweat: Fortunatamente, sì. :)

Una possibilità - quella forse più semplice da un punto di vista concettuale - consiste nell'usare due (o più...) alimentatori, di diversa tensione e potenza, grazie ai quali si possono realizzare diverse configurazioni molto più efficienti, evitando di dissipare inutilmente potenza su dei resistori per ottenere le diverse tensioni che sono necessarie.

Sfortunatamente, sebbene ci siano vari vantaggi, così facendo aumenta la complessità ed i costi non si riducono (servono alimentatori meno potenti e con tensioni molto più basse, ma sono pur sempre due o più anziché uno solo...).

Ci sono altre opzioni? Ancora una volta, sì.

Ragionando su quanto esposto sopra, possiamo notare che la tensione presente sul catodo della finale è (e deve essere) maggiore della tensione presente sull'anodo del driver. Possiamo inoltre notare che, normalmente(1), la corrente assorbita dal driver è inferiore alla corrente catodica della finale.

(1) Salvo il caso di scelte a dir poco peculiari per quanto riguarda il driver... :grin:

Cosa significa tutto ciò? Significa che, anziché andare a prendere l'alimentazione del driver direttamente dall'alimentatore dello stadio finale, possiamo andarla a prendere invece dal catodo della finale!

In questo modo la corrente assorbita dal driver non si andrà a sommare a quella assorbita dalla finale, ma sarà sottratta da quella catodica. Così facendo non solo si riduce la corrente assorbita dall'alimentatore (che sarà pari alla sola corrente anodica della finale), ma anche quella che scorre nel resistore catodico della finale (riducendo così la potenza che deve dissipare).

Ovviamente l'efficienza resta comunque minore rispetto a quella ottenibile con due (o più) alimentatori indipendenti, e resta anche la necessità di una alimentazione a tensioni (relativamente) elevate, ma la cosa comincia ad essere molto più ragionevole.

Mi dirai: ma, in pratica, come si fa?

Se non vado errato, il primo circuito di questo tipo fu il famoso “Loftin-White”:
Loftin-White Amplifier Basic.png
del quale puoi trovare ottime disamine in rete, per cui non sto a dilungarmi e mi limito a mettere i link ad alcune di quelle. In particolare ti raccomando l'analisi fatta dall'ottimo John Broskie su TubeCAD (da cui è tratto lo schema qui sopra, che già solo per come è disegnato permette di capire al volo come funzionano le cose): https://tubecad.com/2015/12/blog0335.htm

Ma dai un occhio anche a questo: https://audioxpress.com/article/the-2a3 ... warm-sound

ed a questo (più orientato alle note storiche, ma comunque interessante): https://www.radiomuseum.org/forum/lofti ... ifier.html

Una volta compreso come funziona il “Loftin-White” non dovresti avere difficoltà a capire come funzionano anche i vari “Monkey”, “Free Lunch”, DRD e similari, che sostanzialmente non sono che variazioni sullo stesso tema. Ma magari ne riparleremo più avanti. Nel frattempo, ti segnalo queste due discussioni su DiyAudio (se cerchi in rete se ne trovano un'infinità, sia lì che altrove):

https://www.diyaudio.com/community/thre ... 2a3.63748/

https://www.diyaudio.com/community/thre ... key.78467/

C'è già fin troppa carne al fuoco... per cui per adesso mi fermo qui. Cerca di "digerire" quanto sopra, poi andiamo avanti. :oops:
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Ultima modifica di UnixMan il 30 apr 2023, 15:29, modificato 1 volta in totale.
Motivazione: Aggiunto schema
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da UnixMan »

Andiamo avanti, mettendo a confronto diverse soluzioni possibili.

Come abbiamo visto nel post precedente, la prima è il Loftin-White. Sebbene sia meno inefficiente dello schema "convenzionale" adattato cui accennavo all'inizio, dato che tipicamente la corrente assorbita dal driver è molto minore rispetto a quella assorbita dalla finale, l'efficienza complessiva resta comunque piuttosto bassa. Con tubi finali che assorbono correnti elevate, come ad es. 6080/6AS7, 6C33C, ecc, anche quel circuito (e similari/derivati) sarebbe improponibile. Ma con tubi che assorbono correnti relativamente basse, come la 2A3, la cosa può essere tollerabile.
SE_DC_amp.LW.png
Che altri limiti/svantaggi ha? Nella versione semplificata disegnata da Brosky (e ridisegnata da me nello schema qui sopra, con l'indicazione di possibili tensioni e correnti nel caso in esame) ci sono due problemini... legati entrambi alla caratteristica peculiare di questo circuito, cioè al fatto che la tensione di alimentazione del driver è ricavata dalla tensione di polarizzazione catodica della finale. Cosa che ovviamente implica due cose:

1) la tensione di griglia non può superare quella presente sul catodo. Perciò, nonostante l'accoppiamento diretto, è del tutto impossibile spingere la finale in classe A2;

2) la tensione ai capi della resistenza di carico è pari alla tensione di polarizzazione. Questo pone degli ovvi limiti al valore della resistenza di carico anodico del driver, in funzione della corrente di riposo del driver stesso. Ad es., se i valori di tensione di BIAS (della finale) e corrente di riposo (del driver) fossero quelli indicati (-45V, 20mA), il resistore di carico anodico dovrebbe valere: R=V/I = 45V/20mA = 2.25K Ohm. Decisamente troppo pochi. Utilizzando una ECC83, con appena 1mA di anodica, il resistore di carico anodico dovrebbe essere da 45K Ohm. Appena sufficiente. Si può rimediare? Per fortuna sì (vedremo più avanti come). Una prima possibilità è...
SE_DC_amp.DRD.png
SE_DC_amp.FullMonkey.png
...quella che ti eri proposto fin dall'inizio: il "Monkey" / "DRD" ( finalmente! :lol: ). Come è facile notare, lo schema è praticamente identico al precedente salvo la sostituzione del resistore di carico anodico con un induttore. Differenza che, nonostante le apparenze, in questo circuito risulta tutt'altro che marginale. Per vari motivi.

In primo luogo, perché un induttore presenta una resistenza - e quindi una caduta di tensione in DC - che può essere molto bassa mentre al contempo può presentare una impedenza molto elevata per la AC (segnale). Questo fa sì che ci si può svincolare dai limiti imposti dalla tensione relativamente bassa che è presente tra griglia e catodo, cioè da quanto indicato nel punto 2) qui sopra, e si può avere una impedenza di carico adeguata e tutta la corrente che serve per qualsiasi tubo driver "ragionevole" (cioè, che non assorba una corrente paragonabile o addirittura superiore a quella assorbita dalla finale... :lol:).

In secondo luogo, (in regime dinamico/transiente) il carico induttivo consente all'anodo del driver (cioè alla griglia della finale) di assumere una tensione superiore a quella di alimentazione, cioè a quella presente sul catodo della finale. In altre parole consente -sia pur solo per brevi istanti- di poter arrivare in griglia positiva, cioè di poter "sforare" in classe A2 nei picchi di segnale.

La presenza di Rk1 consente inoltre di limitare i danni in caso di guasto / disconnessione accidentale del tubo driver (è sempre raccomandabile inserire un fusibile in serie all'anodica, a monte del TU, in qualsiasi ampli... ma in modo particolare in questi).

Altro giro altra corsa:
SE_DC_amp.DCMB.png
Questo qui sopra è un'altro dei possibili circuiti realizzabili impiegando due alimentatori. In questo caso si tratte della configurazione nota come “DCMB” (come la chiamò Ari Polisois quando, parecchi anni addietro, la presentò sulle pagine di “Costruire HiFi”). Ne puoi trovare una descrizione approfondita (e molti esempi) sul sito di Andrea Ciuffoli: http://www.audiodesignguide.com/abb/dcmb.html (ovviamente, se hai dubbi o domande, chiedi pure...).

Un'altra possibile variante con due PSU è quella già presentata nella prima risposta (qui con indicate correnti e tensioni):
SE_DC_amp2.png
Nota similitudini e differenze tra i diversi circuiti, e prova a ragionare su quali conseguenze possano comportare.

Per ora, fermiamoci qui. Alla prossima. :hai: Nel frattempo, se hai dubbi... chiedi. :wasntme:
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Ultima modifica di UnixMan il 30 apr 2023, 21:59, modificato 2 volte in totale.
Motivazione: Aggiunto schema ridisegnato del “Full Monkey”
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da nick »

Ciao Paolo,
Sono affascinato da questa tipologia di circuiti, non intuitivi o meglio, inusuali;
Ora volendo utilizzare la 300b e la 6e6p, si può ipotizzare questo?

Ti sarei grato se mi spiegassi nel modo più semplice come “girano” le correnti, come si “chiudono” su un alimentatore o sull’altro. E poi magari come dimensionare l’alimentazione, per iniziare. Chiedo scusa a Salvo, non vorrei dirottare troppo l’argomento iniziale.
Nick
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da UnixMan »

nick ha scritto: 03 mag 2023, 17:16 Ora volendo utilizzare la 300b e la 6e6p, si può ipotizzare questo?
posto che correnti e tensioni che hai indicato siano quelle "giuste" per quei tubi (cioè corrispondano ai punti di lavoro ottimali che vuoi utilizzare), senz'altro. Di per sé stessa la topologia si può applicare a qualsiasi tubo (o altro dispositivo analogo...). Evidentemente, come accennavo in precedenza, l'uso della doppia alimentazione diventa tanto più conveniente quanto più il tubo finale è potente, mentre per ovvi motivi diventa un costo ed una complicazione inutile e ingiustificata se le potenze in gioco sono modeste, come potrebbe essere ad es. il caso di un preamplificatore, o un ampli cuffia.
nick ha scritto: 03 mag 2023, 17:16Ti sarei grato se mi spiegassi nel modo più semplice come “girano” le correnti, come si “chiudono” su un alimentatore o sull’altro. E poi magari come dimensionare l’alimentazione, per iniziare. Chiedo scusa a Salvo, non vorrei dirottare troppo l’argomento iniziale.
trattandosi di questioni generali, che si applicano anche al suo caso... penso (spero) che interessi anche a lui. :wasntme:

Come "girano" le correnti? Secondo i soliti semplici principi di base.

Per prima cosa, come immagino sappiano tutti, assumendo il verso convenzionale (che è opposto al reale flusso degli elettroni, ma tant'è...), la corrente scorre sempre da un punto a potenziale più alto ad uno a potenziale più basso. Se tra due punti non c'è differenza di potenziale (=tensione), non scorre alcuna corrente.

Come l'acqua, che scorre solo se c'è una differenza di livello (cioè anche qui di potenziale, in questo caso gravitazionale...) e lo fa sempre e solo dall'alto in basso (a meno che tu non la spinga in qualche modo, ad es. con una pompa, che è l'analogo di un generatore di tensione, cioè di una batteria, un alimentatore, ecc).

Chiarito questo, fondamentalmente si tratta di tenere a mente la solita legge di Ohm e le due Leggi di Kirchhoff.

Le definizioni fisico/matematiche più precise ed "eleganti" delle leggi di Kirchhoff possono sembrare astruse, ma in realtà si tratta di due concetti banalissimi.

La prima legge, che riguarda le correnti, in parole povere significa che la corrente (cioè, gli elettroni...) non può comparire dal nulla, né sparire nel nulla.

Dato un qualsiasi "dipolo" (cioè, un qualsiasi elemento circuitale che ha due soli terminali: una batteria, un resistore, una lampadina, ecc), la corrente che "entra" in un terminale è sempre uguale a quella che esce dall'altro.

Per lo stesso motivo, la corrente elettrica scorre sempre e solo lungo circuiti chiusi.

In altre parole, se da un terminale di un generico “generatore” (che può essere una batteria, un alimentatore da rete, ecc) "esce" una certa corrente, quella stessa corrente deve "rientrare" all'altro capo dello stesso generatore. Non si scappa. Se c'è una "diramazione" dalla quale non esiste un percorso attraverso il quale la corrente possa richiudersi su sé stessa, la corrente semplicemente non può prendere quella strada.

Analogia idraulica: una pompa collegata a dei tubi, pieni di un liquido incomprimibile, tutto completamente e perfettamente sigillato. Se il tubo collegato all'uscita della pompa non è unito a quello attaccato all'ingresso della pompa stessa, cioè se ad es. sono due diversi tubi, tappati alle estremità, per quanta pressione possa esercitare la pompa, il liquido non può andare da nessuna parte... e quindi non si muove (=circuito aperto: ci può essere tensione, ma non ci sarà mai corrente). Se al contrario il tubo che esce dalla pompa, dopo aver fatto un giro più o meno lungo e complicato, alla fine si ricollega a quella stessa pompa, il liquido circola (pensa ad un impianto di riscaldamento, dove l'acqua spinta da una pompa esce dalla caldaia, si divide su vari tubi che seguono diversi percorsi, attraversa i radiatori, ed infine si riunisce e rientra nella caldaia da dove è uscita...). Evidentemente, se non ci sono perdite, il flusso di liquido che rientra nella pompa è esattamente identico a quello che ne esce. Né una goccia di più né una di meno (nel caso elettrico le perdite semplicemente non possono esserci, è fisicamente impossibile, per cui la corrente che esce è sempre esattamente uguale a quella che entra e viceversa).

Più in generale, la somma algebrica delle correnti che entrano ed escono da un nodo (cioè, un punto dove si uniscono tre o più conduttori) è sempre uguale a zero. Stesso discorso di prima: la corrente non può comparire dal nulla, né scomparire nel nulla.

Ad es., se in un nodo si uniscono tre "fili", che chiameremo A, B e C, e sappiamo che dal filo A "entrano" nel nodo X mA e dal filo B entrano Y mA, dal filo C devono uscire X+Y mA. E viceversa. La somma algebrica (mettendo il segno + o - a seconda che la corrente "entri" o "esca" da quel nodo) fa sempre zero. Ovviamente la cosa vale per qualsiasi numero di conduttori che insistono su un nodo.

La seconda legge riguarda invece ( ma pensa... :lol: ) le tensioni, cioè le differenze di potenziale. Qui cito direttamente Wikipedia: “la somma algebrica delle tensioni lungo una linea chiusa (con il segno appropriato in funzione del verso di percorrenza della maglia stessa) è pari a zero”.

Cioè, dato un qualsiasi "percorso" all'interno di un circuito(1), se sommo (col segno giusto) tutte le differenze di potenziale che incontro lungo quel percorso, che alla fine mi riporta al punto di partenza (cioè se sto considerando, per l'appunto, una "maglia"), la somma è sempre nulla.

(1) in questo caso, dato che stiamo parlando di tensioni, la maglia può anche essere "aperta", cioè non deve necessariamente seguire un circuito chiuso.

Par capirlo, facciamo ancora una volta una analogia.

Se raccolgo un sasso da terra e lo lancio in aria, man mano che questo sale di quota ovviamente acquista (energia) potenziale (gravitazionale), direttamente proporzionale all'altezza raggiunta.

Per comodità prendiamo proprio l'altezza del suolo (che supporremo perfettamente piano...) come riferimento: pertanto, quando il nostro sasso è per terra, il suo potenziale vale zero.

Col nostro lancio, il sasso raggiunge il balcone del primo piano, che si trova ad una certa altezza. Quindi avrà acquisito un certo potenziale, diciamo +X, rispetto a terra. Qualcuno lo raccoglie e lo lancia ancora più in alto, fino al balcone del terzo piano. Che si trova ad una altezza maggiore, e quindi a potenziale maggiore. Diciamo che la differenza di potenziale tra il primo ed il terzo piano sia pari a +Y. Ovviamente, rispetto a terra ora il potenziale del sasso sarà pari a Z=X+Y. A questo punto la signora del terzo piano, indispettita, prende il sasso e lo ributta a terra. :lol: Arrivato di nuovo a terra (alla stessa altezza a cui si trovava all'inizio, quindi al punto di partenza... abbiamo completato la nostra "maglia"), il sasso ha di nuovo potenziale pari a zero. Quindi, nel percorso dal terzo piano a terra la differenza di potenziale incontrata è (ovviamente...) pari a -Z.

Se sommiamo lungo tutto il percorso, abbiamo quindi: +X +Y -Z

ma abbiamo visto che Z=X+Y, e quindi -Z = -(X+Y) = -X -Y,

perciò +X +Y -Z = +X +Y -X -Y = 0

q.e.d. :razz:

Ovviamente: ricordiamo che quando parliamo di "potenziale" (gravitazionale o elettrico che sia) stiamo parlando di energia potenziale. E l'energia si conserva, sempre. Non si crea, né si distrugge. Perciò, essendo il potenziale finale uguale a quello iniziale, la somma delle differenze di potenziale lungo qualsiasi percorso possibile e immaginabile che alla fine torna al punto di partenza non può che essere nulla.

Vediamo ora un esempio pratico, tornando al nostro caso. Esaminiamo ad es. il "DCMB" (che è più semplice):
  • sappiamo che nel tubo finale scorre (deve scorrere...) una certa corrente, quella che abbiamo stabilito per il punto di lavoro scelto.
  • sappiamo che in un triodo la corrente scorre dall'anodo al catodo, e che la corrente di griglia è trascurabile. Che è come dire che sappiamo che la corrente di catodo è (praticamente) uguale a quella anodica.
da dove viene la corrente anodica? Evidentemente, non può che uscire dal positivo del nostro "generatore", V2, attraversare il primario del TU (L1) per giungere infine al nostro anodo. Di qui prosegue verso il catodo, esce da questo, ed incontra un nodo.

Ouch... e mo', che strada prenderà? Legge di Kirchhoff, aiutami tu!

Cosa sappiamo?

Per cominciare, anche se nello schema i nodi paiono due (quello sotto il catodo e quello tra i due alimentatori), dal momento che sono connessi direttamente, senza nient'altro nel mezzo, in realtà si tratta di un unico nodo. Dal quale deve necessariamente uscire una corrente esattamente uguale a quella anodica che torna a V2 (tanta ne esce, tanta ne deve entrare... e viceversa).

Ma possiamo anche fare un passo indietro, e considerare i due nodi separatamente così come disegnati. In tal caso, poiché nell'esempio abbiamo stabilito che nel triodo driver devono scorrere 20mA, e sappiamo che in quel nodo entrano 60mA (dal catodo) e a sinistra escono 20mA verso il driver, a destra devono per forza uscire i restanti 40mA. Che escono di lì per entrare subito dopo nel nodo presente tra i due alimentatori. Poiché da quel nodo devono necessariamente uscire 60mA verso V2, ovviamente gli altri 20mA che mancano devono entrare nel nodo provenendo da V1.

Come sopra... ovviamente, comunque lo si guardi, il risultato non cambia.

Fin qui abbiamo ragionato in termini meramente quantitativi, e in DC.

Dal punto di vista del percorso del segnale, siccome sappiamo (dalla legge di Ohm...) che alla corrente "piace la vita comoda", e quindi segue sempre "la via più breve" (cioè, quella con resistenza/impedenza più bassa), già a questo punto è evidente che la corrente anodica si richiuderà proprio su V2 (verso la quale c'è di fatto un collegamento diretto, cioè impedenza idealmente nulla) e non andrà certo a fare un giro contorto (che presenta una impedenza enormemente più alta) passando attraverso Ra, il triodo driver e V1 per poi tornare finalmente al negativo di V2. ;)

La cosa risulta ancora più chiara ed evidente se ridisegniamo lo schema così:
dcmb1.jpg
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da Salvo Ferrara »

quanta carne sul fuoco......
cmq faccio fatica a seguire bene, pero mi sto impegnando. i circuiti illustrati da Paolo mi garbano tutti, ma credo che alla fine andrò col Full Monkey.
le motivazioni sono, avendo gia i trasformatori e tutte le parti per l'alimentatore 83 compresa, abbozzato già il telaio mi viene più semplice inserire l'induttore da 60h
unico pezzo mancante. l'idea di polarizzare la D3a a led mi garba e il circuito L & W mi pare interessante. Sicuramente gli altri proposti sono validi se non addirittura migliori, ma chissà se non li provo più in la. Partirò dalla base illustrata da Paolo e andrò a calcolare le varie resistenze per adeguare i punti di lavoro
e vediamo cosa viene fuori...
si parte.....
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da mariovalvola »

Mi permetto di ricordarti di stare attento:
dal datasheet RCA: https://frank.pocnet.net/sheets/021/8/83.pdf
83.png
Ricordati di scaldare prima bene il filamento prima che arrivi agli anodi l'alta tensione ( anche 1-2 minuti dopo )
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da nick »

Mario,
Un po’ di tempo fa mi avevi avvisato che la 83 predilige l’induttanza e non il condensatore (anche se Plo’ nel diaccatì la usava con 30uF).
Ed in effetti se ricordo bene anche Vacuum tube rectifiers di Schure suggerisce la stessa cosa. Ma mi avevi accennato anche a una induttanza apposita per questo scopo (schermata?); che caratteristiche deve avere?
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da mariovalvola »

Plo', è pericoloso con gli stress test. :rofl:
La prima induttanza per questo tipo di alimentatori ( quelli senza la capacità dopo la rettificatrice, deve sopportare una tensione pulsante di ampiezza maggiore proprio per l'assenza del condensatore.
Devono essere pensate per questo. Il rischio di saturazione, a parità di corrente circolante, si pone e tendono a essere più rumorose. per questo motivo Tango, impiegava una doppia schermatura. Non è un caso che i costruttori seri, segnalino chiaramente, nei loro cataloghi, quali induttori possano essere impiegati così.
Ripeto ancora per la 83: massima attenzione soprattutto alla prima accensione. Il deposito di mercurio non vaporizzato, può generare effetti pirotecnici.
La 2A3 40 JJ, verrebbe usata come una 2A3?
Mario
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da UnixMan »

Salvo Ferrara ha scritto: 10 mag 2023, 13:57 quanta carne sul fuoco......
cmq faccio fatica a seguire bene, pero mi sto impegnando. i circuiti illustrati da Paolo mi garbano tutti, ma credo che alla fine andrò col Full Monkey.
alla fine, per la 2A3 mi pare un'ottima scelta. Gli schemi con doppia alimentazione cominciano a diventare convenienti (quando non indispensabili) con tubi più potenti.

Volendo, per evitare l'induttore, puoi provare a verificare se con i componenti che hai già puoi realizzare una variante del Loftin-White simile a quella pubblicata su AudioeXpress (link in uno dei primi post):
20170215181430_Sarris-Fig-1Web.jpg
con la D3a al posto della doppia ECC83, la 83 al posto della GZ34, ecc. Fondamentalmente si tratta di verificare se si riesce a far combinare correnti e tensioni con i tubi che vorresti impiegare ed i TA che hai già. Appena ho un attimo vedo di ridisegnare lo schema modificato.
Salvo Ferrara ha scritto: 10 mag 2023, 13:57 l'idea di polarizzare la D3a a led mi garba
volendo si potrebbe impiegare anche nel caso di “Monkey” a affini, però in quel contesto non è detto che sia conveniente.
Salvo Ferrara ha scritto: 10 mag 2023, 13:57Partirò dalla base illustrata da Paolo e andrò a calcolare le varie resistenze per adeguare i punti di lavoro
e vediamo cosa viene fuori...
si parte.....
Bene... in bocca al lupo e buon lavoro! :up:

Ovviamente, se hai dubbi e difficoltà, siamo sempre qui. :hai:
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da UnixMan »

nick ha scritto: 10 mag 2023, 17:45 Un po’ di tempo fa mi avevi avvisato che la 83 predilige l’induttanza e non il condensatore
al limite, per evitare la “swinging choke”, si potrebbe mettere un resistore di valore opportuno tra rettificatrice e primo condensatore di filtro. Ovviamente l'effetto non è esattamente lo stesso, le prestazioni sono inferiori e ti giochi un bel po' di tensione... ma quest'ultima cosa accade anche con il filtro ad ingresso induttivo. In effetti, scegliendo opportunamente il valore del resistore, si può fare in modo che la tensione sul primo condensatore sia proprio la stessa che si avrebbe con l'induttore, in modo da poter eventualmente sostituire il resistore con un induttore adatto anche in un secondo momento. :?:
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da Salvo Ferrara »

x Mario accensione 83, si grazie i consigli sono sempre benvenuti, avevo letto in merito ed ho costruito un circuito ritardante ma avevo pensato di dare 30 secondi.... poi la valvola vede per primo un condensatore carta olio da 8 uf-induttore 10h condensatore 200uf polipropilene. per quanto riguarda la 2A3-40 jj si lavora con tensioni diverse in effetti rispetto alle normali sull'anodo sono previste 440 v e via dicendo. Mi pare di aver capito che sia quasi una 300B travestita..... :lol: ah
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da UnixMan »

Salvo Ferrara ha scritto: 11 mag 2023, 05:23 per quanto riguarda la 2A3-40 jj si lavora con tensioni diverse in effetti rispetto alle normali sull'anodo sono previste 440 v e via dicendo. Mi pare di aver capito che sia quasi una 300B travestita..... :lol: ah
di fatto è una 300B con filamento a 2.5V. :o
Ciao, Paolo.

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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da nick »

Paolo, se ricordo bene, lo schema e le foto della realizzazione dell’ampli di audio express, avevano le resistenze corazzate con valori differenti tra loro.
nick
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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da UnixMan »

nick ha scritto: 11 mag 2023, 20:04 Paolo, se ricordo bene, lo schema e le foto della realizzazione dell’ampli di audio express, avevano le resistenze corazzate con valori differenti tra loro.
Non l'ho guardato troppo in dettaglio, visto che è comunque interamente da riprogettare. La cosa interessante è la topologia della rete resistiva per gestire l'alimentazione della driver e la polarizzazione della finale, che aggira i limiti del Loftin-White semplificato che abbiamo visto in un post precedente. Una bella stufetta, in verità... :sweat: da verificare le dissipazioni, specie con la D3a e la... 300B sotto mentite spoglie. :grin:
Ciao, Paolo.

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Re: 2A3jj-40 Full monkey

Messaggio da UnixMan »

UnixMan ha scritto: 11 mag 2023, 20:52 Non l'ho guardato troppo in dettaglio, visto che è comunque interamente da riprogettare. La cosa interessante è la topologia della rete resistiva per gestire l'alimentazione della driver e la polarizzazione della finale [...]
Ritiro quel che ho detto. :wasntme: Decisamente non l'avevo guardato bene... :o :oops:
Immagine
...riguardandolo con un minimo di attenzione, più che interessante, quello schema appare insensato. E, soprattutto, non è neanche un Loftin-White! :o :tmi:

Notate nulla di "strano"? Qualcuno mi sa spiegare che senso ha R4?! :?

Ecco lo stesso identico schema, ridisegnato in modo più chiaro:
SE_DC_amp.AX.png
Rinfreschiamo la memoria:
Immagine
UnixMan ha scritto: 26 apr 2023, 23:58 [...] Utilizzando la stessa configurazione che tipicamente si impiegherebbe in un ampli con accoppiamento a condensatore [...]
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Ciao, Paolo.

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