SSOPT e affini: adesso spuntano come funghi?

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UnixMan
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SSOPT e affini: adesso spuntano come funghi?

Messaggio da UnixMan »

Ciao a tutti,

chi segue il forum da tempo probabilmente ricorderà che, molti anni addietro, mi divertii a fare alcuni piccoli esperimenti con lo stato solido, cercando di "emulare" con questo alcune delle caratteristiche peculiari degli ampli a tubi, al fine di tentare di "emularne" anche il suono. Raccontai e discussi alcuni di questi miei giochetti nei topic della serie "sand games".

Ispirato dagli scritti e dai lavori di Mauro Penasa (in particolare quello sul suo buffer "Stasis") arrivai a maturare l'idea di utilizzare una tecnica simile per "sostituire" il trasformatore di uscita di un ampli valvolare, ottenendo un ampli ibrido di tipo diverso dal solito.

Quello che volevo ottenere era un circuito in cui la maggior parte della potenza di uscita fosse sì fornita da dispositivi a stato solido ma nel quale ad "avere il controllo" (anche e soprattutto dei diffusori) e quindi a determinare "il suono" dell'ampli fosse uno o più tubi anziché i dispositivi a SS (e/o un loop di NFB) come invece accade negli amplificatori "ibridi" di tipo convenzionale.

In altre parole volevo un circuito che funzionasse un po' come il servosterzo di una autovettura: è il servomeccanismo a fornire la maggior parte della "forza" necessaria a sterzare le ruote, ma a guidare è il conducente.

Così, dopo qualche ricerca, arrivai a quello che (ri)battezzai "trasformatore di uscita a stato solido" o, più brevemente, "SSOPT" (acronimo di "Solid State Output Transformer"):
Immagine

In sostanza si tratta di un "moltiplicatore" di corrente/impedenza/potenza. Il circuito lavora "in parallelo" ad una sorgente ("driver" o "front-end"): "sente" la corrente che il driver stesso eroga sul carico (attraverso la caduta di tensione che questa produce su R1) ed a sua volta eroga sul carico stesso (in parallelo) una corrente pari a R1/R2 volte la corrente erogata dal driver. Questo produce tre effetti:

1) moltiplica (per un fattore ~=R1/R2) la corrente erogata dal driver;
2) moltiplica di un pari fattore la potenza erogata sul carico dal driver;
3) produce una sorta di effetto "bootstrap" che "moltiplica" (sempre per il medesimo fattore costante) l'impedenza del carico "vista" dal driver.

In altre parole si comporta come una sorta di "trasformatore" che agisce solo sulla corrente mentre mantiene invariata la tensione (e quindi "moltiplica" impedenza e potenza).

Questo fa sì che sia possibile ottenere correnti e potenze di uscita elevate (e pilotare impedenze basse) anche con tubi di piccola potenza. Ma, diversamente da quanto avverrebbe con un amplificatore ibrido "convenzionale", in questo caso è il driver ad avere il controllo totale sia della tensione che della corrente, interagendo "direttamente" con il carico. Il SSOPT si limita a "fare da servosterzo". :)

Questo è uno dei primi abbozzi per una possibile applicazione del SSOPT in veste ibrida (una delle infinite applicazioni possibili) che pubblicai all'epoca:
Immagine

Questo invece è l'ampli basato sul SSOPT realizzato nel 2010 da Vincenzo "vince":
Immagine

Ecc.

Perché questo "revival"? Perché applicazioni di soluzioni analoghe basate sullo stesso principio (che sembrava ormai dimenticato dai tempi del "Current Dumping" di Quad e dello "Stasis" di Pass) ultimamente sembrano spuntare come funghi. :lol:

Ad es., di recente girando per la rete mi è capitato di vedere l'annuncio dell'ultima creazione dell'Ing. Chiappetta di "S.I. Audio", l'amplificatore "ALIEN SI LTD 250". Così come molti altri, sulle prime rimasi stupito e perplesso dalla descrizione delle mirabolanti (quanto impossibili) caratteristiche e prestazioni dichiarate. Non molto tempo dopo però è stato pubblicato lo schema di principio... ed il "mistero" si è risolto:
si_audio_alien_250.png
Vi ricorda qualcosa? Esatto, è proprio lui, il "SSOPT"! :o

Ovviamente, con ogni probabilità la realizzazione pratica è sensibilmente diversa da quella del mio "SSOPT" (verosimilmente almeno lo stadio di uscita è a discreti, posto che non sia addirittura in "Classe D"), ma il principio di funzionamento è proprio quello (e, in questo caso, anche il contesto e lo scopo per cui è impiegato sono esattamente gli stessi).

Altra sorprendente quanto notevole applicazione del medesimo principio (in un contesto sensibilmente diverso) è questa:
ADH.png
si tratta degli interessantissimi (almeno dal punto di vista tecnologico: purtroppo non ho avuto modo di verificare se a cotanta tecnologia corrisponda un suono altrettanto valido) prodotti della "Devialet":
Freed from having to deliver power, the analog amplifier is made even more linear and delivers the best measured performance ever.

The output impedance of the analog amplifier is for instance divided by 100 thanks to this hybrid architecture.
Within the ADH® core, the two amplifiers operate in parallel: the analog amplifier sets the output voltage while the digital amplifiers provide most of the current. The ADH offers the best of both worlds: the power and compactness of digital and the quality of analog.
How does ADH® work?
ADH® operates through the following enslavement principle:

|| A genuine class A amplifier directly connected to the speaker drives the output voltage: as the master, it sets the sound of the whole ADH® core. That’s why what we hear is pure analog sound.

|| Several class D amplifiers are added in parallel to provide the speaker with the current it requires to sustain the output voltage. They act as slaves to the master class A amplifier, minimizing its workload.

An illustration of this principle is the power steering of a car: the driver is setting the car direction, assisted by a powerful engine to help turn the wheels , making the driver’s job effortless and hence more precise.
Fonti:

http://en.devialet.com/technology/devialet-adh-en

http://files.computeraudiophile.com/201 ... logies.pdf

http://images.computeraudiophile.com/gr ... 0Paper.pdf

A quanto pare, avevo precorso i tempi di quasi una decina di anni... :wasntme: :grin:
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Ciao, Paolo.

«Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un'idea, ed io ho un'idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.»
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